Processo

Condannati i due carrozzieri truffatori

Entrambi locarnesi, tra il 2009 e il 2015 inventarono incidenti e riparazioni fittizie di danni per circa 360 mila franchi
Il Pretorio di Mendrisio ha ospitato oggi il processo contro i due carrozzieri truffatori locarnesi. ©CdT/Chiara Zocchetti

Sono stati condannati rispettivamente a 30 e 24 mesi i due carrozzieri truffatori del Locarnese che nell’arco di sei anni, dal 2009 al 2015, si sono resi protagonisti di una lunga serie di false dichiarazioni di incidenti inventati e riparazioni d’auto fittizie per ottenere, in correità tra loro e con alcuni proprietari di diverse vetture, i rimborsi dei danni dalle assicurazioni. Entrambi locarnesi, un 47.enne titolare di una carrozzeria a Quartino e un 36.enne con analoga attività a Taverne e Curio, sono comparsi oggi davanti alle Assise criminali di Locarno in Mendrisio accusati appunto di ripetuta truffa con mestiere, ripetuta falsità di documenti e sviamento della giustizia. Nell’arco di sei anni, con le loro inventate dichiarazioni di incidenti alle assicurazioni, hanno truffato qualcosa come quasi 340 mila franchi, più altri 25 mila per falsità in documenti. Un’ottantina i casi venuti alla luce durante l’inchiesta condotta dalla procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti dopo che diversi casi di false dichiarazioni avevano allarmato il commissariato della Polizia cantonale di Locarno che, considerata la vastità del raggiro, aveva richiesto e ottenuto la collaborazione degli agenti di Lugano e Bellinzona. Fin dal loro arresto, nel novembre del 2015, i due avevano sostanzialmente ammesso le loro responsabilità, restando in carcere preventivo per 183 giorni il 36.enne e 141 giorni il 47.enne.
Ammissione dei fatti

Anche oggi davanti alla Corte delle Criminali di Locarno, riunita al Pretorio di Mendrisio e presieduta dal giudice Siro Quadri (Carlo Luigi Caimi e Giovanna Canepa Meuli a latere) i due imputati hanno sostanzialmente ammesso i fatti, seppur con qualche distinguo e «non ricordo» collegabile più che altro al tempo trascorso dai primi reati commessi.

La Corte, pur ribadendo la gravità di un comportamento truffaldino perseverato per anni, ha comminato al 36.enne, difeso dall’avvocato Marco Cocchi di Gravesano, una pena di 30 mesi di carcere, di cui sei da espiare. Ma considerando il periodo già passato dietro le sbarre, l’imputato resta a piede libero con due anni di sospensione della pena. Per il 47.enne, assistito dall’avvocato Cesare Lepori di Bellinzona, la condanna emessa è di 24 mesi sospesi per due anni, pena che corrisponde alla richiesta del suo difensore. Per entrambi, invece, la procuratrice aveva richiesto tra anni di reclusione.