In aula

Condannato in passato, assolto stavolta

Un avvocato che ha già scontato una pena per reati finanziari è stato prosciolto dall’accusa di aver partecipato a un «business dei permessi falsi» - A fare il suo nome era stata una persona pure già condannata per reati finanziari
©CdT/Archivio
Federico Storni
03.09.2025 19:30

Truffatore una volta non vuol dire truffatore sempre. Soprattutto se a chiamare in causa è stato un altro truffatore ancora. Si è conclusa con un’assoluzione e un indennizzo di oltre undicimila franchi il nuovo processo a carico di un sessantenne avvocato italiano condannato negli scorsi anni in via definitiva a cinque anni e cinque mesi di carcere per svariati reati finanziari. A questo giro era accusato di inganno aggravato nei confronti delle Autorità in quanto, secondo il procuratore pubblico Daniele Galliano, aveva avuto un ruolo nel permettere a sei persone di ottenere un permesso di dimora B a cui non avevano diritto, adoperandosi per trovargli contratti di lavoro e appartamenti fittizi. A fare il suo nome era stato un 52.enne italiano pure condannato negli scorsi mesi a tre anni di carcere per svariati reati finanziari. Ma ciò non è bastato per arrivare a una condanna. Come riassunto dal presidente delle Assise correzionali Amos Pagnamenta, da un lato vi erano abbastanza dubbi per giustificare un rinvio a giudizio e portare la questione di fronte a un giudice, dall’altro non vi erano abbastanza indizi per confermare oltre ogni ragionevole dubbio il coinvolgimento dell’imputato nell’operazione. Da cui l’assoluzione.

«Fantasie, non fatti»

Il «business dei permessi falsi», come lo ha definito il procuratore pubblico Daniele Galliano, prevedeva l’utilizzo di una società zurighese vuota riconducibile al truffatore condannato a tre anni. Società presso cui «assumere» chi voleva un permesso. Un’altra persona, che verrà giudicata separatamente, provvedeva invece ai falsi contratti di locazione. Una sistema per cui, peraltro, l’avvocato italiano era già stato condannato nel suo processo, seppure in correità con altre persone e coinvolgendo altre società. Stavolta ha invece sempre negato il proprio coinvolgimento. A fare per primo il suo nome era stato proprio il 52.enne, la cui credibilità, agli occhi di Pagnamenta, è però «compromessa», al pari di quella dell’avvocato. E agli atti non vi erano appunto indizi sufficientemente forti per dimostrare il coinvolgimento del sessantenne. Nessuno dei beneficiari dei permessi B ha mai fatto il suo nome e una serie di messaggi tra i due truffatori non erano abbastanza rivelatori: «È chiaro che avevano degli affari insieme, forse illegali - ha detto Pagnamenta - ma le chat non permettono di concludere che stessero parlando proprio di permessi falsi».

E così il sessantenne è stato assolto come richiesto dal suo legale, l’avvocato Costantino Castelli. «È evidente che il 52.enne ha mentito e che i suoi non erano fatti ma fantasie - ha argomentato. - D’altronde non c’è prova che il mio assistito abbia firmato o chiesto di allestire i contratti. Il 52.enne cerca sempre di scaricare le colpe sugli altri, e anche con un certo successo: così facendo ha patteggiato tre anni per un danno patrimoniale milionario mentre il mio assistito ne ha rimediati quasi cinque e mezzo per 600.000 franchi...». In tutto questo, l’avvocato sessantenne è nel frattempo stato scarcerato ed espulso dalla Svizzera, e non ha presenziato al processo che si è svolto in forma contumaciale. Federico Storni

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