Condannato Mister Leasing: ha fatto sparire almeno 45 auto

Era così bravo in quel che faceva che quando la Polizia ha saputo che era stato arrestato si è congratulata. Era così bravo che degli imputati gli affibbiavano anche reati per cui non centrava niente. Così bravo che una volta arrestato i «suoi» reati in Ticino sembrano sensibilmente diminuiti (ma è aneddotica, non disponiamo di cifre precise).
Era troppo bravo, forse. Perché alla fine il suo nome era sulla bocca di tutti, ma non solo di chi cercava i suoi servizi. E così è finito in manette. In cosa era bravo? Nell’imbastire truffe ai danni delle società di leasing e nel far sparire le auto, per sé e per altri. Grazie a un esercito di società vuote con amministratori di paglia, o correi, o addirittura ignari, otteneva vetture a prestito e poi le piazzava in giro per l’Europa, ovviamente smettendo di pagare il leasing. Con la particolarità che - se si trovava alle strette - sapeva far riapparire questo o quel veicolo e guadagnare altro tempo. Una testa la fina, la sua, benché usata per scopi illeciti. Apparentemente sapeva esattamente dove fosse ogni veicolo da lui sottratto.
Sono almeno 45 - ma probabilmente molte di più - le auto che ha fatto sparire fra il 2018 e l’arresto nel 2021. Alcune in realtà le ha usate lui stesso. Appassionato di motori, ha detto di essere in grado di distinguere marca e modello solo dal rombo del motore. Ora però non guiderà per un po’. Dovrà scontare 31 mesi di carcere (di cui 19 sospesi) e poi sarà espulso dalla Svizzera per cinque anni. Il processo si è svolto nella forma del rito abbreviato. Presidente delle Assise criminali era Amos Pagnamenta. Giudici a latere Aurelio Facchi e Bruno Bozzini.
Per anni sottotraccia
Il protagonista di questa vicenda è un quarantenne serbo residente in Italia, difeso d’ufficio dall’avvocato StefanoGenetelli. Per anni è rimasto in gran parte un enigma per le autorità inquirenti - o è tutto sommato riuscito a passare sottotraccia - malgrado nel 2017 avesse già ricevuto un decreto d’accusa per fatti del tutto simili a quelli che l’hanno portato in aula oggi. Una condanna che non l’ha però ravveduto nemmeno per un breve periodo, in quanto già nel 2018 il suo nome aveva ripreso a circolare, fino a diventare in poco tempo un punto di riferimento per chi volesse lanciarsi in queste attività illegali.
Molteplici piccoli rivoli
Quanto a come abbia fatto a sfuggire alla giustizia malgrado abbia fatto volatilizzare un gran numero di auto (principalmente nel Mendrisiotto, ma vi erano incarti aperti anche in Svizzera interna), vi sono una serie di fattori da considerare. Innanzitutto il ricorrere a società vuote e a prestanome: il suo nome sui fogli - seppur falsificati - non appariva. Lo faceva semmai quello di chi veniva beccato. E non sempre a ragione. Le società vuote, quando non servivano più, in alcuni casi sono state vendute a prezzi contenuti a persone ignare o sprovvedute. Che si sono poi trovate invischiate nella vicenda.
C’è poi il fatto che abitava all’estero. In Ticino faceva toccata e fuga. Tant’è che il suo arresto è avvenuto su mandato di cattura internazionale ordinato dalla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo. In Austria. Perché il quarantenne era ricettatore completo e curava tutta la filiera: le auto era poi lui stesso a farle sparire. Ogni tanto per sé (il reato è quello di appropriazione indebita per quasi 1,3 milioni di franchi), ogni tanto per conto di terzi (truffa, con vari correi da giudicarsi separatamente, per quasi 700.000 franchi). In tutto questo si sarebbe messo in tasca («a suo dire», si legge sull’atto d’accusa), fra i 50 e i 70.000 franchi.
C’è, infine, il fattore dispersione. Si tratta di inganni compiuti su diverso tempo e con diverse persone. Ognuno all’inizio faceva storia (giudiziaria) a sé. Anche perché il suo era il nome che non appariva su nessuna carta. Ci è dunque voluto un po’ per tirare le fila (l’atto d’accusa raggruppa quasi una ventina d’incarti). Si può dire che l’uomo sia rimasto vittima della sua stessa fama. Spunta qui, fai capolino là, alla fine società di leasing e magistratura l’hanno acciuffato.