Riva San Vitale

Contro i cianobatteri si spera nella fortuna

La stagione estiva è alle porte e non sono ancora state adottate misure per cercare di limitare le fioriture tossiche che l’anno scorso hanno tinto di verde il Ceresio – Il capodicastero: «È competenza del Cantone, i Comuni possono solamente sensibilizzare»
La situazione lo scorso 22 agosto. © CdT/Chiara Zocchetti
Giuliano Gasperi
25.05.2024 06:00

Riva San Vitale aspetta i cianobatteri. Proprio così: aspetta. Non sembrano esserci soluzioni in vista per risolvere o perlomeno alleviare il problema delle fioriture tossiche che la scorsa estate avevano tinto di verde ampie porzioni del Ceresio. Riva San Vitale era stato fra i Comuni più toccati: le foto aeree scattate a suo tempo erano diventate virali e, nonostante lo stupore suscitato per l’effetto cromatico del fenomeno, non erano state una bella pubblicità per il nostro lago.

Forse sarà diverso

Questioni d’immagine a parte, concretamente i cianobatteri possono causare problemi di salute come reazioni allergiche cutanee, sintomi gastrointestinali ed effetti epatossici. Bisogna quindi starne alla larga, tutelando in particolare i bambini e i cani. Bisogna però, a detta di molti, anche studiare delle contromisure. Cosa si è fatto a Riva San Vitale in questo senso?

«Le condizioni meteo e le temperature basse di questi mesi, se confrontati con quelle dello scorso anno, tendono a far pensare a una stagione balneare preservata dalla fioritura di cianobatteri, che potrebbe avvenire solo a settembre» premette Noris Guarisco, municipale responsabile del lido comunale e del demanio pubblico. «Il condizionale, tuttavia, è d’obbligo» aggiunge, conscio che scommettere contro la natura non sia mai una buona idea. Avere una strategia, quindi, sembra imprescindibile. «Siamo nell’imminenza della stagione estiva e dalle autorità preposte – cioè il Cantone, proprietario del lago – non è giunto nulla di concreto al fine di arginare questa problematica. Da qui la necessità, per i Comuni toccati da importanti perdite d’immagine e d’indotto finanziario e turistico, di unirsi per trovare le giuste soluzioni a breve e medio termine». Sul medio ci sono ancora speranze, mentre per il breve, cioè per l’estate in arrivo, sembra tardi. «I Comuni lacustri come Riva San Vitale – dice Guarisco – non dispongono dell’autonomia per poter agire sulle acque del lago, che sono di mera competenza cantonale: essi possono unicamente sensibilizzare ed impedire ai bagnanti di fruire del lago chiudendo i relativi spazi di accesso pubblici».

Idee diverse

Ma davvero le amministrazioni locali hanno le mani legate? Lo scorso gennaio, quando avevamo chiesto agli uffici cantonali competenti quali soluzioni sarebbero state adottate, ci era stato risposto che ai Comuni era stato raccomandato di puntare più su protezioni fisiche galleggianti, simili a quelle usate per arginare gli inquinamenti, piuttosto che su interventi ritenuti troppo invasivi come le boe a ultrasuono: una soluzione che il Comune di Agno, ad esempio, aveva chiesto al Cantone di approfondire, insieme, tramite un progetto pilota.

Bellinzona parlava comunque di raccomandazioni: un certo margine di manovra per i Comuni dovrebbe esserci. «Un’autorizzazione da Bellinzona è necessaria – conferma Guarisco – altrimenti non possiamo intervenire su qualcosa che non è nostro». Al di là delle questioni demaniali, resta il disaccordo fra autorità su quale strumento sia meglio adottare. Riva San Vitale sarebbe stata più propensa a provare le boe ad ultrasuono, anziché posare protezioni fisiche, seguendo l’approccio proposto da Agno. «I cianobatteri risalgono da sott’acqua, quindi una barriera in superficie rischia di essere inutile» osserva Guarisco. Gli esperti del Cantone avevano comunque fatto notare come, a livello internazionale, le ricerche per individuare il metodo migliore fossero ancora in corso, e che nessuno strumento sembrava essere efficace al cento per cento.

La (con)causa e l’effetto

La misura principale, secondo il Cantone, è di tipo preventivo: ridurre l’apporto di sostanze nutrienti nel lago (fosforo e azoto) realizzando le necessarie opere per la separazione delle acque luride da quelle meteoriche. In altre parole, curare la causa (o meglio una delle concause) più che l’effetto. E questo è di competenza dei Comuni. Tocca invece di sicuro al Cantone, più precisamente al Laboratorio cantonale, decidere se vietare la balneazione nel Ceresio. Una cosa appare certa: lo sforzo condiviso auspicato da più parti al termine della scorsa stagione per provare ad arginare le fioriture, è mancato.

In questo articolo: