Controffensiva sulla scuola
A metà ottobre, su queste colonne, avevamo definito il tema dei sussidi di casse malati il «piatto caldo» delle discussioni sulle misure di risparmio contenute nel Preventivo 2025. Ora, a qualche settimana di distanza, a questo importante dossier se n’è sicuramente aggiunto un secondo: la scuola. Da una parte, come vedremo, la società civile si è attivata per contrastare i tagli previsti per il prossimo anno. Dall’altra (come scriviamo più in basso), anche la politica – leggasi: il fronte progressista – si sta muovendo per cercare di contrastare alcune misure di risparmio. Insomma, in Ticino è partita una controffensiva sul tema dell’istruzione e dell’insegnamento.
Il punto di partenza
L’ultima novità su questo fronte riguarda il lancio di una petizione, che a 24 ore dal lancio ha raccolto quasi 4.000 adesioni. Il punto di partenza è il seguente: con il Preventivo 2024 è stato deciso di non sostituire nell’amministrazione cantonale il personale partente nella misura del 20% (compresi i docenti) e di chiudere due giorni le scuole a cavallo delle vacanze natalizie quale parziale compensazione del rincaro; nel Preventivo 2025 sono state inserite diverse misure di risparmio sulla scuola per circa 8 milioni di franchi (tra le quali citiamo lo stralcio di 4,4 milioni di franchi di contributi ai Comuni per l’insegnamento dell’educazione fisica e musicale); oltre a ciò la Commissione gestione e finanze proprio questa settimana ha proposto di contenere l’aumento della spesa per la pedagogia speciale per un importo di 2 milioni di franchi. Quest’ultima misura, per i promotori della petizione, è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Motivo per cui, come si legge nel testo della petizione, «la misura è colma» ed «è il momento di dire basta e difendere l’intera scuola ticinese».
Sui binari sbagliati
Tra i promotori della petizione, troviamo la Conferenza cantonale dei genitori (CCG), il cui presidente, Pierfranco Longo, è netto: «Tra le famiglie e tra i genitori c’è un crescente nervosismo per i risparmi proposti dalla politica sulla scuola. Proprio la scorsa settimana c’è stata la nostra assemblea e abbiamo percepito una palpabile insofferenza tra i genitori. Si sta mettendo la scuola sui binari sbagliati ed è il momento di fermarsi e tornare sui propri passi». Ad aver contrariato i promotori della petizione ci sono pure le motivazioni con cui la maggioranza della Gestione ha giustificato il taglio alla pedagogia speciale: «Dicono che è l’offerta a determinare la domanda. Ma è un’affermazione che non corrisponde al vero. In realtà, le famiglie si avvicinano a questo tipo di sostegno dopo un percorso lungo e non facile, che coinvolge diverse figure, dagli insegnanti ai pediatri, arrivando, appunto, alla pedagogia speciale. E sappiamo pure che ci sono diverse famiglie in lista d’attesa, poiché l’assegnazione di questo genere di prestazioni non è immediata». Solo in quest’anno scolastico, viene precisato a tal proposito nella petizione, «sono stati segnalati 79 alunni in più con un orientamento verso la scuola speciale, che richiedono maggiori risorse».
Ma, oltre a ciò, secondo Longo si tratta «anche di un’affermazione inappropriata: quale genitore può augurarsi che il proprio figlio abbia bisogno di rivolgersi a questo tipo di sostegno?». Al contrario, come scritto nella petizione, «qualsiasi genitore vorrebbe che il proprio figlio non avesse bisogno di queste prestazioni».
Una misura che, viene precisato, toccherebbe «circa 900 allieve e allievi che frequentano le scuole speciali e gli istituti specializzati», e in totale circa «3.000 bambine e bambini con le rispettive famiglie che frequentano scuole comunali e cantonali».
L’obiettivo della petizione, prosegue Longo, è duplice: «In primis informare le famiglie e i cittadini su quanto sta accadendo». In secondo luogo, «sensibilizzare la politica sull’insofferenza delle famiglie riguardo a questi tagli».
Tagli che, viene spiegato nella petizione in merito al risparmio di 2 milioni sulla pedagogia speciale, avrebbero conseguenze importanti a più livelli. I bisogni degli allievi che ottengono questo genere di aiuti, sono infatti eterogenei: «Si va da bambine e bambini con diagnosi di autismo, Sindrome di Down, o paralisi cerebrali che necessitano un adeguato accompagnamento, sino a bambine e bambini con problemi di dislessia e discalculia o con caratteristiche di neuro diversità con bisogni di piccoli supporti puntuali per affrontare l’apprendimento».
Questa misura di risparmio, spiega infine il presidente della Conferenza, è però l’ultima di una lunga serie. Si pensi alla chiusura straordinaria delle scuole per due giorni a cavallo delle vacanze natalizie, quale parziale compensazione del mancato riconoscimento del rincaro. «Durante l’assemblea cantonale del 21 novembre abbiamo incontrato i genitori rappresentanti di trenta istituti scolastici, tra cantonali e comunali, un campione molto rappresentativo e competente. Erano tutti contrariati per la chiusura, perché è un precedente molto grave che creerà disagi e costi a oltre 10 mila famiglie. Ma erano ancor più contrariati per lo stralcio di due giorni del diritto allo studio per 55.000 allievi. Per i genitori la scuola non si sarebbe dovuta chiudere, e non dovrebbe essere oggetto di misure di risparmio. Con la petizione vogliamo dare visibilità a questa posizione netta presente tra le famiglie. Speriamo di essere ascoltati».
La politica si attiva, tra emendamenti e referendum
La società civile si è dunque attivata contro i tagli nel settore dell’istruzione. Ma, si diceva, anche la politica in queste ore non ha mancato di far sentire la sua voce. In particolare, proprio oggi il PS ha fatto sapere che, oltre ovviamente a sostenere la petizione citata qui sopra, presenterà in Gran Consiglio un emendamento per tentare di cancellare il taglio di due milioni di franchi nel settore della pedagogia speciale. E, oltre a ciò, sta pure valutando la possibilità di lanciare un referendum se la misura dovesse essere confermata.
Il PS nel comunicato diramato si dice «molto preoccupato da questo attacco alla pedagogia speciale e più in generale all’intero sistema scolastico ticinese». Come ci spiega il vice-presidente del PS, Danilo Forini, «il taglio alla pedagogia speciale andrà sì a toccare le scuole speciali e gli istituti che si occupano di bambini con disabilità, ma indirettamente diminuirà anche i supporti ai docenti di scuola ‘regolare’, che si ritroverebbero soli a gestire bambini in difficoltà». Insomma, «i bisogni particolari rimarranno ma docenti regolari, allievi, allieve e genitori rimarranno più soli ad affrontarli». Ora dunque, prosegue Forini, il PS farà di tutto «per cercare di fermare questo taglio, confidando nella ragionevolezza del Gran Consiglio. Ma, se così non dovesse essere, allora ragioneremo con il Comitato Stop ai tagli (che riunisce diversi partiti e sindacati) e con le associazioni che hanno lanciato questa petizione sull’eventualità di lanciare un referendum».
Al centro di un emendamento, questa volta però del Movimento per il socialismo (MPS), ci sarà sicuramente perlomeno un’altra misura riguardante la scuola: la riduzione del contributo cantonale ai Comuni per i cosiddetti «docenti specialisti non obbligatori», ossia gli insegnanti di educazione fisica e musicale. L’MPS ha infatti fatto sapere che inoltrerà un emendamento per eliminare dal preventivo quel risparmio – definito «inaccettabile» – che è stato criticato da più parti nel settore della scuola. Su questo fronte, ad esempio, vale la pena citare la recente presa di posizione della Conferenza cantonale dei direttori e delle direttrici degli istituti scolastici comunali, secondo cui tale misura costringerà «i Comuni a decidere in autonomia se mantenere tali figure, limitando le opportunità educative per gli allievi e le allieve» e creando «di fatto un sistema scolastico a più velocità»: per la Conferenza, il rischio concreto è infatti quello di «compromettere il principio di equità», creando «un sistema educativo eterogeneo, dove il luogo di residenza determinerebbe la qualità dell’istruzione ricevuta».
Infine, sempre in tema di petizioni, vale la pena pure citare la l’iniziativa promossa dal Movimento per la scuola, che consegnerà al Consiglio di Stato, il 20 dicembre, una lettera aperta (sottoscritta da molti istituti scolastici, ma anche molti docenti e genitori) con la quale si esprime contrarietà alla decisione di chiudere le scuole due giorni (il 20 dicembre e il 7 gennaio) per compensare in parte il mancato riconoscimento del carovita agli insegnanti.
Una misura con cui, si legge nella lettera aperta, si stabilisce «un insano rapporto fra ragioni di risparmio e mancato impegno dello Stato nell’offerta di formazione», poiché «cancellare per decreto due giornate di scuola è eticamente e istituzionalmente preoccupante», ma anche perché «la responsabilità educativa affidata agli insegnanti e alla scuola non può venir meno per ragioni contabili».