Corsa agli Stati, l’annullamento è ora un’ipotesi

Per l’avvocato Gianluca Padlina nell’invio del materiale elettorale ai ticinesi all’estero con diritto di voto, qualcosa non ha funzionato. Il ritardo nella spedizione avrebbe impedito a un numero imprecisato degli 11.700 potenziali elettori di trasmettere in tempo utile la scheda compilata.
Padlina, che è anche presidente dell’Ordine degli avvocati e consigliere comunale per il PPD a Mendrisio, ha presentato ricorso al Tribunale cantonale amministrativo (TRAM), un primo passo, riservandosi sin d’ora di andare fino al Tribunale federale. Sarà a quella istanza che, se del caso, Padlina potrà chiedere «l’annullamento del risultato dell’elezione». Nel mirino è finito il turno di ballottaggio per l’elezione dei due rappresentanti ticinesi al Consiglio degli Stati, che aveva visto eletti Marco Chiesa (UDC-Lega) e Marina Carobbio (PS-Verdi). Con quest’ultima che ha staccato di soli 46 voti il popolare democratico Filippo Lombardi, che era agli Stati da 20 anni. Al quarto posto era finito Giovanni Merlini (PLR).
Un passo alla volta
Nel mirino del ricorrente ci sono gli atti preparatori della tornata elettorale e alcuni Comuni che non avrebbero rispettato i termini per l’invio delle schede di voto. In prima battuta Padlina si era appellato al Consiglio di Stato presentando un’istanza con la quale ha chiesto a tutti i Comuni di «conservare tutte le buste di trasmissione del voto ricevuto dopo il termine». Un appello che è stato immediatamente accolto dall’Esecutivo che ha intimato la decisione a tutte le cancellerie. Lo stesso giorno, ed era mercoledì 20 novembre, è partito il ricorso al TRAM, che Padlina, raggiunto all’estero dal CdT dove si trova per lavoro, definisce «un atto cautelativo volto principalmente ad accertare i fatti e la portata dei problemi riscontrati. Il ricorso contro l’esito dell’elezione dovrà, se del caso, essere inoltrato al Tribunale federale».
La tempistica
La macchina della giustizia si è avviata immediatamente, dal giorno in cui è stato inoltrato riscorso al TRAM. Domani, venerdì 29 novembre, scadrà il termine che è stato concesso al Cantone per presentare le sue osservazioni, sulla scorta di quanto raccolto dai Comuni. Su questo fronte la discrezione è assoluta, nessuno vuole parlare, il timore è che possa emergere qualche problema e scatti una sorta di caccia al responsabile. Poi, verosimilmente, verrà interpellato il ricorrente che avrà il diritto di esprimersi, anche potendo accedere agli atti in virtù del suo stato. Entro la prossima settimana il TRAM disporrà degli elementi per decidere. Una sentenza che, vista la delicatezza della questione dal profilo giuridico e sul piano politico, sarà molto attesa. Solo a quel momento si saprà se i tempi si allungheranno con un ricorso all’Alta corte di Losanna.
Il ricorso datato 20 novembre, che Padlina ci ha dichiarato di non voler rendere pubblico per «una questione di correttezza e non dare l’impressione di volermi fare pubblicità» è diventato di dominio pubblico proprio perché è stato avviato il processo che permette a chi è in causa di esprimersi. E, tra gli altri, sono stati avvisati dalla cancelleria federale anche i due eletti.
L’entrata in carica
Marco Chiesa e Marina Carobbio (vedi reazioni) nel pomeriggio di lunedì 2 dicembre entreranno in carica al Consiglio degli Stati: sarà, quello, il giorno dell’insediamento con il giuramento per tutti gli eletti (compresi quelli al Consiglio nazionale) e sarà il giorno in cui entrerà in carica l’intera nuova Assemblea federale. Da questo punto di vista il ricorso al TRAM non cambia nulla, poiché non ha effetto sospensivo.
«Ero in Svizzera interna»
«Il sottoscritto che non sapeva (né poteva sapere) - si legge nel ricorso di Padlina - quando il materiale di voto è stato concretamente spedito agli elettori, si trovava in Svizzera interna sin da giovedì 14 novembre e ha appreso casualmente la mattina di domenica 17 novembre che il materiale di voto è pervenuto con grande ritardo ad un numero importante di cittadini ticinesi all’estero aventi diritto di voto». Padlina scrive poi che «in alcuni casi in Europa, il materiale di voto è pervenuto solo il 15 novembre. È verosimile ritenere - puntualizza l’avvocato - che in altre nazioni il materiale di voto sia pervenuto ancora più tardi». Fatti che lo portano a dire che «in tutta evidenza da parte dei Municipi non sembrano essere stati adottati tutti gli accorgimenti necessari per garantire un corretto svolgimento dello scrutinio». Infine chiede che a essere verificati siano tutti i Comuni, in ogni caso «per lo meno quelli di Bellinzona, Lugano, Locarno e Mendrisio».