COVID, l’importanza di vaccini e richiami

Le persone che si sono ammalate di COVID-19, ospedalizzate o no e con sintomi medio-gravi o lievi, possono manifestare una serie di disturbi di vario tipo ed entità che possono persistere, dal termine dell’infezione - quando il test rileva che il virus non c’è più - per periodi più o meno lunghi: i sintomi più frequenti sono senso di affaticamento fisico e mentale, febbre, mal di testa, affanno, alterazioni del gusto e dell’olfatto, problemi neurologici e psicologici. È la cosiddetta «COVID prolungata» o «Long-COVID», una condizione che è stata inclusa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel suo elenco delle malattie. La causa della Long-COVID non è nota con precisione: si ritiene che il virus provochi una condizione di infiammazione cronica a livello di uno o più organi e forse microscopiche trombosi nei vasi sanguigni più piccoli.
Finora pochi studi
Le conseguenze a medio e lungo termine dell’infezione da virus SARS-CoV-2 sono state poco studiate in soggetti giovani. Le ricerche disponibili si sono finora concentrate su soggetti di una certa età e con malattie croniche cardiovascolari, polmonari, renali e di altro tipo, ricoverati in ospedale: gli studi si sono inoltre occupati di valutare singoli sintomi o le conseguenze per singoli organi. I soggetti giovani, in buone condizioni di salute prima dell’infezione da COVID-19 e non-ospedalizzati, guariscono - nella stragrande maggioranza - dall’infezione lieve e le conseguenze sistemiche sono minori rispetto a persone di qualsiasi età ospedalizzate e in condizioni di media gravità o gravi. Tuttavia, come detto prima, sono pochi gli studi sulle possibili conseguenze del post-COVID nei giovani.
Lo studio LoCoMo
Per questo motivo, è particolarmente interessante uno studio condotto presso il Policlinico universitario di Zurigo, pubblicato nell’agosto scorso nella versione online di una delle più importanti riviste mediche del mondo, «The Lancet». Lo studio è «Long COVID in Military Organizations» (LoCoMo) e rappresenta una novità nel campo degli studi post-COVID poiché studia le condizioni di più organi in un gruppo omogeneo di soggetti giovani, osservati parecchi mesi dopo la guarigione da COVID-19. I medici zurighesi hanno controllato 464 militari maschi e 29 militari femmine, di età compresa tra i 18 e i 30 anni, che hanno prestato servizio tra il 1. marzo 2020 e il 31 dicembre 2020: da notare che in questo periodo non erano ancora disponibili vaccini anti-COVID.
Valutazione globale
Diversamente da altri studi che si limitavano a considerare singoli organi o funzioni, il LoCoMo ha valutato le funzioni respiratorie, cardiovascolari, neurologiche, visive nonché la fertilità maschile, lo stato psichico e i principali parametri generali rilevabili tramite analisi del sangue. La ricerca ha avuto l’approvazione e il sostegno delle Forze armate svizzere.
I risultati
Lo studio ha riscontrato una significativa presenza di sintomi clinici nel gruppo COVID non-recente (guariti da più di 180 giorni): maggiore indice di massa corporea (Body Mass Index, BMI); una concentrazione più elevata di colesterolo totale e di LDL (il cosiddetto colesterolo «cattivo»); una soglia diminuita del lavoro aerobico cioè quello che richiede ossigeno, segno di compromissione della funzione polmonare e della resistenza fisica allo sforzo - il lavoro aerobico è quello che richiede più ossigeno -. Il BMI è un indicatore che permette (insieme ad altri valori) di valutare il rischio di sviluppare malattie metaboliche come il diabete.
Le conseguenze della COVID
Nel LoCoMo si sottolinea che i sintomi rilevati erano presenti anche dieci mesi dopo la COVID, inoltre indica che soggetti giovani e sani prima dell’infezione possono avere un aumentato rischio di sviluppare malattie polmonari, cardiovascolari e metaboliche come il diabete. I ricercatori avvertono che non è stato possibile stabilire se il COVID-19 aumenti, per esempio, il rischio di malattie metaboliche o se una predisposizione già presente prima dell’infezione sia stata successivamente aggravata dalla COVID. Per quanto riguarda il rischio cardiovascolare, numerosi studi hanno suggerito che in giovani adulti anche un lieve-moderato aumento della concentrazione di LDL e colesterolo è associato a un crescente rischio di malattie cardiovascolari con il passare degli anni. Una diminuzione di questi valori in soggetti giovani riduce tale rischio.
Non sottovalutare
Nonostante il campione non sia numeroso e comprenda poche donne - dato che si tratta di militari -, i risultati possono essere estrapolati alla popolazione giovanile e maschile in età da lavoro, e danno una indicazione molto importante: nei giovani adulti anche infezioni lievi da COVID-19 possono avere conseguenze in grado di persistere per parecchi mesi dopo l’infezione, quindi anche le infezioni lievi non devono essere sottovalutate, soprattutto in prospettiva.
Il vaccino è utile
I ricercatori zurighesi sottolineano come sia fondamentale replicare studi come il LoCoMo coinvolgendo più soggetti e anche le donne. Inoltre, dal momento che lo studio è stato condotto quando la variante Omicron del virus non era ancora presente (ora è la variante prevalente), le conseguenze della Long-COVID potrebbero essere diverse: per questo motivo, è fondamentale proseguire le ricerche con criteri simili a quelli alla base del LoCoMo. Per quanto riguarda l’efficacia della vaccinazione anti-COVID, lo studio rileva le positive conseguenze della vaccinazione dopo guarigione dalla COVID: le persone guarite e vaccinate hanno un titolo elevato di anticorpi neutralizzanti il virus, indipendentemente dalla gravità della malattia.
La dose di richiamo
I giovani svizzeri che hanno finora ricevuto almeno una dose di vaccino anti-COVID son circa il 72 percento: è ben noto che una sola dose non è sufficiente per avere una efficace protezione, quindi è necessaria - come suggerisce lo studio LoCoMo - una dose di richiamo. Per quanto riguarda il vaccino, in Svizzera è ora disponibile il vaccino bivalente Spikevax/Bivalent efficace contro la variante Omicron BA.1 che è in grado di proteggere anche contro le varianti BA.4/5. È indicato dai 18 anni e ha un profilo di sicurezza pari a quello degli altri vaccini approvati. La campagna vaccinale partirà il 10 ottobre prossimo, martedì.