Il caso

Crollano le vendite di benzina: «Al confine perdite del 90%»

Il taglio delle accise sui carburanti deciso in Italia del Governo Draghi sta mettendo in ginocchio il comparto ticinese - Alcune stazioni sono già corse ai ripari riducendo gli orari di apertura e chiudendo gli shop - Matteo Centonze: «Abbiamo scritto al Consiglio federale»
Francesco Pellegrinelli
29.04.2022 06:00

Chi lavora nel settore non esita a definire la situazione «preoccupante». Per alcuni il momento è addirittura «drammatico». La vendita di carburante nelle stazioni di benzina tra Lugano e Chiasso è crollata. In alcuni casi, in prossimità del confine, anche del 90%.

«A livello svizzero, il Ticino è il cantone più colpito dalle politiche europee di riduzione del prezzo dei carburanti», osserva Matteo Centonze, presidente dell’ATSS, l’associazione ticinese stazioni di servizio, e membro del comitato direttivo di Avenergy Suisse: «Per due anni, dal 2020 al 2021, il comparto ticinese ha subito perdite nella vendita di carburante del 30% circa, a causa del crollo della mobilità internazionale e lavorativa. Ora, dopo una timida ripresa, la storia si ripete con esiti anche peggiori. Il taglio delle accise sul carburante deciso dal Governo Draghi ha rispedito il settore ticinese alla casella di partenza».

Una lettura condivisa anche da Pietro Lurati, portavoce e responsabile marketing del gruppo Euro Service: «La situazione nelle stazioni di confine si sta rivelando quasi tragica». Una buona parte di questi distributori, spiega Lurati, basa infatti la propria attività sul traffico transfrontaliero e sui pendolari del pieno. «Oggi questi automobilisti preferiscono tuttavia rifornirsi in Italia, dove il carburante costa dai 25 ai 30 centesimi in meno». Per un litro di benzina in Italia bisogna sborsare all’incirca 1,68 euro. In Ticino, abbiamo invece una forchetta che varia da 1,98 a 2,06 centesimi di franco al litro, aggiunge Lurati.

Tagli al personale?

Gli effetti sulle vendite non si sono fatti attendere. «Si va da un meno 20% nel Luganese, a flessioni tra il 70% e il 90% in prossimità del confine», aggiunge Centonze. Una situazione «preoccupante» tanto che alcune aziende sono già corse ai ripari. Alcuni Gruppi hanno ridotto gli orari di apertura. Altri hanno introdotto il turno unico. In certi casi i punti vendita sono stati momentaneamente chiusi: «L’orario prolungato classico oggi non ha più senso», osserva Lurati: «Le stazioni spesso sono deserte.  Alcune società hanno scelto di tenere chiuso gli shop e di vendere la benzina unicamente con il sistema automatico». Meno pesanti, invece, le ripercussioni nel Sopraceneri, dove la flessione si è fatta comunque sentire. Mediamente a Locarno i volumi di vendita sono diminuiti del 15%. Simile la situazione nel Bellinzonese.

«Se Berna non si decide a mettere mano al prezzo della benzina, non vedo come non si possa arrivare, presto o tardi, anche alla riduzione del personale», ammette Lurati, secondo il quale il Governo dovrebbe intervenire «con misure straordinarie temporanee», sulla falsariga di quanto fatto «durante la pandemia».

«Serve tempismo»

Il Consiglio federale è stato informato, spiega ancora Centonze. «Le associazioni di categoria hanno inviato ai ministri Ueli Maurer e Guy Parmelin un rapporto dettagliato sulla situazione. Essendo tuttavia una problematica prevalentemente regionale, che riguarda le zone di confine, difficilmente la Confederazione vorrà intervenire».  Intanto, però, la discussione a livello federale prosegue, anche dopo i  primi confronti politici.

«Molti Stati europei sono intervenuti riducendo le tasse sui carburanti. Buona parte del costo finale della benzina è infatti costituito da tasse e imposte», osserva Fabio Regazzi, consigliere nazionale PPD e presidente dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM).  «Come associazione, ieri, abbiamo inviato una lettera al Consiglio federale nella quale abbiamo chiesto di poter partecipare al gruppo di lavoro che sta per essere costituito (a livello federale) proprio sul tema del caro carburante». La speranza che si arrivi in tempi brevi a una soluzione praticabile, tuttavia, secondo Regazzi, è remota: «Ciò che mi preoccupa maggiormente sono le tempistiche. I gruppi di lavoro vanno bene. Occorre però intervenire il prima possibile. La situazione rischia infatti di perdurare». Il presidente dell’USAM guarda al Belpaese: «L’Italia, che spesso critichiamo per essere un Paese lento e burocratico, si è mossa celermente. In Svizzera, invece, anziché ridurre di qualche punto percentuale il carico fiscale, preferiamo attendere. I margini di manovra per calmierare il prezzo della benzina, avvicinandoci ai livelli dei Paesi limitrofi, però ci sarebbero». 

In questa direzione si sono mossi 14 dei 27 Stati membri dell’UE. Come detto, il Governo italiano dal 18 marzo ha introdotto una riduzione del prezzo della benzina e del gasolio di 25 centesimi di euro al litro per un periodo di 30 giorni, con l’intenzione di prolungare la misura fino al 30 giugno. La Francia ha pianificato un taglio di 15 centesimi al litro per la durata di quattro mesi, pari a una spesa di 3 miliardi di euro. Le riduzioni variano sia nella grandezza (dai 5,4 centesimi al litro in Ungheria ai 25 centesimi in Italia) sia nella durata. Si stima, però, che il costo complessivo sarà di 8,6 miliardi di euro, dato che potrebbe aumentare se le misure dovessero essere prolungate o se altri Paesi decideranno di applicare strategie analoghe.

«Buoni benzina»

«Come associazione presto informeremo il Consiglio di Stato sulla situazione che il settore sta vivendo a livello cantonale. Siamo tuttavia coscienti che i margini di manovra sono esigui», osserva Centonze. «Sulla falsariga di quanto fatto per la ristorazione e il turismo, l’unica soluzione praticabile sarebbe di regalare buoni benzina da spendere in Ticino, ma è chiaro che una misura del genere implica una spesa pubblica di un certo rilievo che difficilmente troverebbe un consenso allargato». La questione, per quanto divisiva, merita comunque una riflessione attenta, prosegue Centonze: «La Confederazione dovrebbe infatti capire se è più conveniente intervenire con una misura compensatoria, piuttosto che perdere tutte le accise sui carburanti».  Sul litro di benzina, infatti, oltre il 60% va in tasse, imposte e IVA. Il 28% è il costo della materia prima. Mentre il 19% circa è il margine commerciale lordo.  «A questa percentuale occorre però togliere le spese operative, il costo del personale, i costi assicurativi, l’affitto, il trasporto e il marketing», conclude Centonze.