Cure sanitarie solo in Italia, da Campione parte un ricorso

Prima il saluto alle targhe ticinesi (che potranno essere utilizzate solo sino a fine anno), poi l’addio alla Posta (decisione del Gigante giallo dovuta soprattutto all’entrata dell’enclave nello spazio doganale europeo). Ora gli abitanti di Campione d’Italia si trovano a fare i conti anche con la delibera di Regione Lombardia che, fatte salve le emergenze, non prevede più che i cittadini possano fare capo al sistema sanitario elvetico in caso di bisogno (vedi CdT del 16 novembre 2021). Insomma, se si avesse bisogno di cure mediche (o di assistenza sociosanitaria) ci si deve rivolgere alle strutture situate nel territorio dell’ATS dell’Insubria, varcando il confine una prima volta a Campione d’Italia e una seconda a Chiasso, a Stabio o in un valico minore. Contro questa decisione, però, qualcuno ha deciso di presentare ricorso anche perché, si sostiene, «non è solo insostenibile per la comunità campionese ma illegittima ed errata».
Danno al diritto alla salute
A rivendicare l’annullamento del provvedimento regionale è Barbara Marchesini, residente ed esercitante la professione di avvocato nell’enclave. Sua la decisione – scrive il portale gioconews.it – di farsi promotrice di un ricorso inoltrato al competente Tribunale Amministrativo Regionale di Milano per ottenere l’annullamento di quanto sancito nella delibera. Secondo la legale – si legge – «La Giunta Regionale ha adottato il provvedimento in aperta violazione dei dettati normativi statali e costituzionali e dell’accordo bilaterale sottoscritto con la Confederazione Elvetica, la cui redazione è stata resa necessaria dall’eccezionale peculiarità territoriale del Comune di Campione d’Italia». Ed è proprio questa peculiarità «che sembra essere stata dimenticata dalla Giunta Regionale». L’avvocata, spera inoltre che l’avvio del procedimento possa portare all’attenzione del Governo italiano quella che viene definita una grave violazione che rischia di «essere perpetrata a danno del diritto alla salute dei cittadini Campionesi». Un’azione che ha trovato l’appoggio di Fratelli d’Italia. Partito che ha annunciato anche una piccola raccolta fondi per sostenere le spese legali.
C’è l’assistenza domiciliare
Altra questione riguarda le prestazioni di assistenza domiciliare, servizio anch’esso sospeso. In tal senso, però, il Comune ha scritto ai propri cittadini comunicando che una cooperativa – «Noi assistenza domiciliare» – ha dato la propria disponibilità. Sorprende, a tal proposito, che proprio in merito all’assistenza a domicilio – citiamo – non v’è stata alcuna disponibilità dalle cooperative segnalate dall’Ats-Insubria.
Gioielli di famiglia: asta deserta
Niente da fare. La vendita di immobili di proprietà del Comune – gioielli di famiglia per un valore di 23 milioni e mezzo di franchi – pare non trovare interessati. I soldi, una volta incassati, serviranno a saldare i debiti. Ieri era infatti in programma l’asta pubblica per la cessione del comparto immobiliare – dal valore di 13,3 milioni di franchi – che si sviluppa sulle rive del Ceresio comprendente la Fornace, i fabbricati del Bocciodromo, l’autosilo comunale e la Casaccia (ex stazione di partenza della funivia mai realizzata). Un’asta che, però, è andata deserta. Nessuno, attualmente, ha manifestato interesse e non è da escludere che eventuali compratori attendano una nuova «chiamata» con prezzi evidentemente più bassi.
Lo stesso discorso pare profilarsi anche per l’asta che è in programma martedì prossimo, il 25 gennaio. In quel caso, pronti ad essere venduti sono Villa Franchini ( a suo tempo donata dal defunto sindaco Franchini), nonché l’ex sede della polizia locale. Stando a quanto si è potuto appurare, anche in quest’occasione non si presenterà nessuno: scadeva l’altro ieri il termine per la presentazione delle offerte, e non ne sono pervenute. Nell’elenco degli immobili di pregio pronti ad avere un nuovo proprietario c’è anche Villa Mimosa, che era già stata posta in vendita una decina di anni fa, senza trovare acquirenti. Allora la stima era di una decina di milioni di franchi, scesa adesso a 4,5 milioni. Ma, come detto, tutto lascia pensare che le stime dovranno essere riviste ulteriormente al ribasso.