Da caserma a rifugio alpino: vent’anni di onorato servizio

È probabilmente l’unico riparo che gli occhi degli escursionisti possono scorgere in circa cinque ore di cammino durante la traversata Tamaro-Lema. A oltre 1.500 metri di altezza, nel 1944 la Confederazione costruì una piccola casermetta di cinquantasei metri quadrati per il controllo della frontiera con l’Italia. Monteviasco di là, il vecchio comune di Vezio di qua. Niente acqua corrente, niente elettricità, solo una piccola camera, una cucina altrettanto piccola e un prezioso rifornimento di bibite e snack.
Dopo oltre vent’anni che dà ristoro a oltre ottomila escursionisti l’anno, la casermetta Agario ha bisogno di parecchi lavori di sistemazione, sia interni che esterni, nell’ordine di 50.000 franchi. L’importanza locale del rifugio ha portato l’Ente regionale per lo sviluppo del Luganese (ERSL) a coprire parte degli interventi. Del restante se ne occuperà la Fondazione Malcantone, proprietaria dal 2003. I lavori inizieranno a settembre.
Piccolo, ma prezioso
Come detto, durante gli anni della guerra la Confederazione, più precisamente l’allora Amministrazione federale delle dogane (oggi Ufficio federale delle dogane e della sicurezza dei confini, ndr) decise di costruire una casermetta sul crinale tra Svizzera e Italia per controllare il confine. Nel 2002, l’Ente turistico del Malcantone la acquistò e l’anno successivo venne ceduta alla Fondazione Malcantone. La gestione è stata affidata al sindaco di Alto Malcantone, Giovanni Berardi, che settimanalmente si prende cura del rifugio Agario e lo rifornisce di bibite e snack. Non essendo presente alcuna fonte d’acqua lungo tutto il percorso della traversata Tamaro-Lema (circa cinque ore di cammino), il servizio offerto è molto apprezzato dagli oltre ottomila escursionisti (con punte anche di diecimila) che annualmente decidono di percorrere quel tratto. Vista l’importanza del rifugio, il potenziale locale e regionale e i visibili segni del tempo sulla struttura, l’ERSL ha deciso di finanziare con 20.000 franchi parte dei lavori di ristrutturazione tramite il Fondo di promozione regionale. L’unico intervento iniziale, risalente al 2004, è stato il consolidamento del recinto esterno per evitare l’accesso agli animali. Nel 2013, il patriziato di Vezio fece allestire un progetto per realizzare addirittura un «ostello». Ben presto, però, venne abbandonato.