Traffico

Da Mendrisio a Lugano tra «Inferno» e «Via Crucis»

Diario semiserio di chi ogni giorno tenta di varcare il ponte diga di Melide – Oltre al traffico bisogna fare i conti con i cantieri: da quello autostradale che mira a risanare il viadotto Campaccio a quelli in cantonale
©Gabriele Putzu
Stefano Lippmann
10.03.2023 06:00

«Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate» recitava Dante nel terzo canto dell’Inferno. «Lasciate ogni speranza, voi che entrate... in autostrada» si sente invece nel cammino dell’inferno automobilistico che ogni giorno percorrono gli automobilisti – senza distinzione di targa – da Mendrisio a Lugano. L’avrete capito, in maniera semiseria raccontiamo (per l’ennesima volta) l’interminabile trasferta che – nelle fasce orarie più delicate – tocca chi decide di varcare, verso nord, il ponte diga di Melide. Soltanto che, in questo periodo, bisogna fare anche i conti con i cantieri. Quello lungo la A2 è assodato e, per certi versi, assimilato: da pochi giorni è iniziata una nuova tappa per sistemare il viadotto del Campaccio, situato poche centinaia di metri a nord dello svincolo autostradale di Mendrisio. Un cantiere che ha, tra gli obiettivi, il risanamento e ammodernamento di un tratto autostradale ormai vetusto. Il cronoprogramma dei lavori prevede diversi interventi di posa della pavimentazione fonoassorbente, adeguamenti delle canalizzazioni e degli equipaggiamenti di esercizio e di sicurezza. Inevitabile, dunque, che soprattutto all’alba (in direzione nord) e al tramonto (nel senso di marcia opposto) le code e i tempi di attesa si allunghino, talvolta a dismisura. Sperando che non si verifichi nessuna panne o incidente (come è successo mercoledì).

Proviamo la cantonale

Abbiamo quindi deciso, di buon mattino, di raggiungere Lugano percorrendo la strada Cantonale. E se prima parlavamo di Inferno dantesco, ora non si può che parlare di Via Crucis. Cronometro alla mano, il tempo trascorso in viaggio (rispetto all’autostrada) è stato maggiore.

Pronti via e, in via Vignalunga a Mendrisio, ci si imbatte nel primo cantiere. Il buco nella strada, probabilmente per lavori alle comunque importanti sottostrutture, costringe alla riduzione delle corsie. E costringe anche alle prime, brevi code. Pochi chilometri dopo, all’altezza della stazione ferroviaria di Capolago-Riva San Vitale ci mettiamo nuovamente in coda: un cantiere, in questo caso, obbliga al restringimento a una sola carreggiata, con agenti di sicurezza ai due lati i quali, nel limite del possibile (o impossibile, sopratutto al mattino), cercano di fluidificare il flusso. Ma capita anche di dover attendere dieci, se non quindici minuti, prima di passare.

Prossima fermata: Maroggia. L’incrocio per Arogno, che passa sotto il cavalcavia della ferrovia, è infatti chiuso. La causa? Un cantiere il quale, oltre a creare una deviazione per raggiungere il Comune della Valmara, riduce lo spazio per le auto che viaggiano lungo la cantonale. Anche in quel caso non mancano gli agenti di sicurezza che provano a mantenere il più scorrevole possibile l’andirivieni di automobili. Pure in quest’occasione, però, i minuti d’attesa non mancano. Poco male, verrebbe da dire, soprattutto in periodo elettorale. Grazie ai cartelloni posti a lato strada riusciamo ad accomunare volti, nomi, numeri di lista e di candidato a futuri granconsiglieri o, perché no, consiglieri di Stato. C’è anche il tempo, sempre a Maroggia, di scoprire che il volto noto della tivù italiana, specializzato in televendite di materassi, ha prestato la propria immagine per un ufficio cambi della zona. Un sorriso, tra una sbuffata, l’invocare un Santo, e uno sguardo all’orologio sul cruscotto, e si riparte non senza porsi il quesito: «Ma non potrebbero coordinarsi meglio con i vari cantieri?»

Lugano è ancora lontana. E c’è un altro ostacolo. All’entrata di Bissone, infatti, l’ennesimo cantiere che obbliga, di nuovo, a scaglionare (con la ‘a’) le auto: si viaggia su una corsia sola. Gli agenti di sicurezza provano a fare del loro meglio ma, comprendiamo, non è facile gestire una così grande mole di veicoli, in entrambe le direzioni di marcia, pronte a imboccare una strada larga tre metri. La vista sul lago, però, è impareggiabile. Superata l’ultima tappa liturgico-carrabile si vola alla volta di Lugano, prima di fare i conti con il traffico di chi, come noi, tenta di entrare in città. E, una volta giunti a destinazione, la giustificazione è sempre quella: «Scusi capo (o dottore, o professore), pensavo che un’ora e venti minuti per fare una ventina di chilometri fossero sufficienti».