Da Novara rubinetti più soft

In arrivo a Lodrino la domanda di costruzione per l’insediamento di un grosso gruppo italiano - I promotori promettono di ridurre ulteriomente il carico ambientale, i patrizi visiteranno la casa madre in Piemonte
Rubinetteria
Simone Berti
21.04.2016 06:00

BELLINZONA - Non è finita nel dimenticatoio l'iniziativa per la realizzazione di una sede industriale su un terreno del Patriziato di Lodrino da parte di un importante gruppo piemontese attivo nella produzione di componenti per la rubinetteria. Nelle prossime settimane dovrebbe giungere al Comune la domanda di costruzione che prevede la realizzazione di un capannone nella zona artigianale inserita tra l'autostrada e le abitazioni nei pressi del centro sportivo, area che i patrizi nel 2014 hanno concesso in diritto di superficie per 40 anni.

A dimostrazione del fatto che il progetto è più vivo che mai c'è anche la visita alla casa madre di Borgomanero, nella provincia di Novara, che l'Amministrazione patriziale ha organizzato per il prossimo 26 maggio. Sarà la stessa società piemontese che impiega 450 collaboratori - la Carlo Nobili Rubinetterie SpA - a offrire la trasferta in torpedone.

L'invito, spiega contattato dal CdT il presidente del Patriziato lodrinese Elvio Bernardi, è stato esteso anche ai confinanti che potranno così rendersi conto di persona in cosa consiste l'attività. Alcuni di essi a suo tempo avevano espresso preoccupazione per l'impatto che la prevista attività industriale potrebbe avere sulla qualità di vita del quartiere formato soprattutto di abitazioni di recente costruzione. Ma il progetto è stato nel frattempo ottimizzato e presentato nuovamente al vicinato, sottolinea Elvio Bernardi. Secondo quanto promettono i vertici dell'azienda italiana, non vi sarà nessun impatto particolare sul territorio circostante. Hanno spiegato agli interlocutori locali che sono state eliminate tutte le aperture e gli accessi verso le abitazioni, concentrandoli lungo l'autostrada, e che anche a livello visivo è stato fatto il massimo per evitare un impatto fastidioso.

E a livello di rumori e odori? «Ci hanno garantito che non è un'attività rumorosa né inquinante», risponde il presidente del Patriziato. Buona parte della produzione avverrà tramite robot. Gli impieghi creati dovrebbero essere intorno alle cinque unità, con precedenza alla manodopera locale. Ma come si spiega questa delocalizzazione? I promotori hanno evidenziato che si tratta di fornire un'impronta Swiss Made al loro prodotto, oltre evidentemente a una questione di carattere fiscale che non nascondono. Da parte sua il Comune, era stato detto due anni fa, dovrebbe poter incassare imposte per circa 100.000 franchi annui.