Luganese

Da speronatore a speronato e cade l’accusa di stalking

Fortemente ridotta in seconda istanza la condanna a carico di un uomo del Luganese: da 30 mesi di carcere a una pena pecuniaria - Una perizia ha sconfessato che fosse stato lui a causare un incidente frontale - Ma restano due minacce alla ex compagna
L’imputato aveva anche inseguito due volte la ex in modo spericolato, ma per una circostanza è stato assolto. ©Shutterstock
Federico Storni
12.10.2020 06:00

Da trenta mesi di carcere (dieci da scontare) a una pena pecuniaria sospesa di 240 aliquote giornaliere. Si è parecchio ridotto in Appello il caso di un uomo oggi 46.enne del Luganese che era accusato di pesanti episodi di stalking ai danni della sua ex ragazza e di aver causato uno scontro frontale. I fatti risalgono ormai al 2013 e il processo di prima istanza si era celebrato ormai quasi due anni fa. In quell’occasione la giudice delle Assise criminali Manuela Frequin Taminelli aveva sposato quasi in pieno la tesi accusatoria della procuratrice pubblica Chiara Borelli e ne era emerso un quadro a tinte scure.

Accendino e acido

Secondo la giudice di prime cure l’uomo - che in seguito all’arresto aveva passato un mese in carcere – si era reso colpevole di aver mandato una decina di mail al giorno alla ex per cercare di costringerla a tornare con lui, nonché di averla minacciata in un’occasione con un accendino e in un’altra dicendole che avrebbe preso una tanica d’acido, che l’avrebbe portata al lago e che l’avrebbe fatta sparire. Oltre a ciò, gli erano imputati due inseguimenti giudicati spericolati della ex in autostrada e sulla cantonale. Infine, era stato riconosciuto colpevole di aver urtato frontalmente l’auto del nuovo compagno della ex a Gordola, ferendo un passeggero dell’auto speronata.

Inseguimento sì e no

Se in prima istanza la versione del 46.enne non era stata ritenuta attendibile, di diverso parere è invece stata la Corte di appello e di revisione penale (CARP), presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will. Corte che ha significativamente ridotto le colpe dell’imputato. In particolare, come spiegatoci da Daniele Timbal, legale dell’uomo, sono cadute le accuse che pesavano di più a livello di commisurazione della pena, e cioè due delle tre gravi infrazioni alle norme della circolazione. Addirittura, per quanto riguarda l’incidente di Gordola, la Corte ha ritenuto che siano stati gli altri ad andare addosso a lui: «Sono state evidenziate varie incongruenze nelle loro testimonianze – ci ha spiegato Timbal. – Invece quanto dichiarato dal mio assistito ha trovato riscontro in una perizia sulla dinamica dell’accaduto». Il 46.enne è dunque passato da aggressore ad aggredito (e conseguentemente è stato prosciolto anche per le ferite causate al passeggero).

Per contro, però, ha resistito l’accusa di aver inseguito la ex sulla cantonale – rischiando a un certo punto di causare uno schianto frontale. E l’uomo è stato anche condannato per la minaccia dell’acido e per quella dell’accendino. Anche se, ha sottolineato Timbal, la gravità dei gesti è stata «molto relativizzata» dalla CARP. Ad esempio, dopo la questione dell’acido, «la sera stessa i due sono andati assieme al bar». Un altro proscioglimento, infine, è arrivato per le numerose e-mail inviate alla ex. Secondo la CARP non si è trattato di stalking perché non è stato ritenuto che le mail (132 in due settimane) fossero state di un’intensità e di una gravità tali da costituire reato.

«È stato un calvario»

La sentenza della CARP risale allo scorso agosto ed è diventata definitiva di recente. Per il 46.enne, che continua a ritenersi innocente anche per gli episodi per cui è stato condannato, si chiudono così oltre sette anni di epopea giudiziaria. Non senza amarezza: «È stato un calvario – ci ha detto – ma finalmente sono stato prosciolto dalle accuse più gravi, in particolare quella di aver volutamente causato uno scontro frontale. Passando così la palla a chi realmente mi ha urtato e scaraventato fuori strada. Questo episodio mi è costato la sospensione per due anni della licenza aeronautica di quella di condurre, con importanti ripercussioni sul mio lavoro che ho potuto riprendere solo con grandi sforzi. Sono inoltre stato obbligato ad assumere psicofarmaci e sottopormi mensilmente a prelievi del sangue a causa di una perizia psichiatrica, poi smentita da una seconda perizia richiesta dal Giudice dei provvedimenti coercitivi. Ma intanto la prima ha pesato parecchio sul giudizio di prima istanza. Se non avessi avuto un sostegno finanziario dai miei genitori non so se avrei potuto ricorrere e mi sarei dovuto portare dietro una colpa che non avevo. Grazie anche al sostegno e all’ottimo lavoro svolto dal mio avvocato, oggi sono contento di questo traguardo. Ho sempre avuto grande fiducia nella nostra giustizia, ma tutto questo si sarebbe potuto liquidare in poco tempo, anziché portare avanti una causa sproporzionata e costosa anche per lo Stato».