Curiosità

Da un giardino del Luganese rispunta il portone del castello di Trevano

Fu salvato a ridosso della demolizione del palazzo nel 1961: da alcuni decenni si trova in un terreno privato - Il proprietario ora vorrebbe donarlo, qualora l’Ente pubblico si dimostri interessato
©CdT/Gabriele Putzu
Federico Storni
23.10.2023 06:00

Se una porta serrata che improvvisamente si schiude è letto come un auspicio, cosa si può dire di una porta ritenuta persa per sempre che all’improvviso riappare? Perché questo è quanto stiamo per raccontare: il portone d’ingresso principale dell’ex castello di Trevano è sopravvissuto alla demolizione della struttura nel 1961, ha girato un po’ il Ticino e da un trentennio è accasata in un giardino del Luganese. E ora il suo proprietario vuole capire se vi siano Enti interessati ad averlo in dono.

Un po’ di storia

Il castello (che non era veramente tale) di Trevano fu edificato nel 1871 dal barone russo Paul von Derwies e fu una delle più belle residenze in Svizzera: si pensi ad esempio che aveva una propria centrale a gas (i cui resti sono ancora visibili) per dare luce alle sue 400 lampade, quando nel resto di lugano non ve n’erano che 75. Il periodo d’oro dura fino alla Prima guerra mondiale (al barone alla proprietà era subentrato il musicista e compositore Louis Lombard) poi la proprietà - negli anni Trenta divenuta di proprietà del Cantone - è divenuta sempre più fatiscente fino ad essere definitivamente abbandonata dopo la Seconda guerra mondiale, dopo aver ospitato rifugiati e internati, e infine demolita nel 1961, una scelta probabilmente infelice a posteriori (ma d’altronde erano trent’anni che proposte di rilancio naufragavano). A farlo cadere 230 chili di esplosivo. Poi le ruspe per fare spazio all’odierno comparto scolastico.

Parti della proprietà erano però state risparmiate e si trovano ancora a Trevano: la torre di Vera, parti del giardino «magico», la fontana di Nettuno (restaurata da poco, fra le più grandi del suo genere in Europa), le ex case del personale, un edificio che ricorda una dacia russa, una nevera e la centrale del gas. Altre sono state asportate (colonne, marmi). Diverse, lo aveva rivelato la RSI in servizio del Quotidiano nel 2018, erano state raccolte da una coppia di appassionati nella propria abitazione a Ponte Capriasca, dove tra l’altro sono anche riusciti a ricreare una delle stanze del castello: il salone da pranzo. Altre ancora sono finite chissà dove.

La riscoperta

©CdT/Gabriele Putzu
©CdT/Gabriele Putzu

Una di queste, appunto è riemersa. O, meglio, due: in quanto il nostro interlocutore in giardino ha anche un sopraluce del castello. A salvarle, ci ha spiegato, fu suo padre, su invito del titolare della ditta sopracenerina incaricata della demolizione dell’edificio. Poco prima di tirarlo giù, il portone venne quindi «smontato» e di lì giacque per diversi anni nel magazzino di una ditta del Mendrisiotto, prima appunto di trovare nuova dimora - incastonato in un muro di contenimento nel Luganese.

Che sia con buona probabilità effettivamente il portone dell’ex castello (o uno dei portoni) lo crede possibile anche l’Ufficio patrimonio culturale di Lugano. Da noi contattato in quanto non abbiamo trovato foto che ritraessero il portone d’ingresso, l’Ufficio ci ha infatti segnalato che lo stesso stemma - il biscione di Milano - era presente anche su due camini all’interno dell’edificio. Su chi fra i proprietari della struttura decise di appropriarsi dello stemma visconteo, e soprattutto perché, vi è invece decisamente meno chiarezza.

Si lavora al futuro dell’area

Il sopraluce. ©CdT/Gabriele Putzu
Il sopraluce. ©CdT/Gabriele Putzu

Vi è poi - al di là della notizia notevole di per sé della riscoperta di un pezzo di castello - un’opportunità interessante per l’Ente pubblico, perché il nostro interlocutore ha espresso la volontà di donare il portone, qualora vi fosse interesse al riguardo. Un’offerta che potrebbe solleticare la Città di Lugano ma soprattutto il Cantone, tuttora proprietario dei terreni sulla collina di Trevano. Cantone che proprio sul finire della scorsa settimana (vedi suggeriti) ha presentato i risultati di un mandato di studi in parallelo teso a dare un futuro al comparto, oggi prettamente a vocazione scolastica. Invero, nel presentare i risultati del mandato, dei resti del castello è stato detto poco o nulla, ma ciò non toglie che la salvaguardia e valorizzazione di quel che resta della storica proprietà era fra gli obiettivi dell’esercizio, che ora verrà affinato in un Piano di quartiere che dovrebbe essere pubblicato a breve. E chissà mai che in questo contesto l’ex portone non possa tornare all’ovile.

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