Il punto

Dal dramma di Stabio una riflessione sulle donne in cerca di aiuto

Ospitiamo una precisazione, con alcune ulteriori osservazioni rispetto a quanto riportato tra virgolette in un servizio pubblicato su La Domenica di luglio – Il testo è redatto congiuntamente dall’avvocato Ramona Gallo, da R.V., ferita a Stabio, e dalla signora Debora Fontana, direttrice delle Terme
©Gabriele Putzu
Red. Online
03.10.2023 12:00

Il 25 luglio 2022 l’intero Cantone è stato scosso dal terribile fatto di sangue avvenuto presso le terme di Stabio: l’amore tossico di un uomo, sfociato nel tentativo di assassinare l’ex compagna.

Ad un anno dai fatti, sulle pagine di questo settimanale si è voluto ripercorrere l’evento dal punto di vista della vittima (R.V.), della sua legale (avv. Ramona Gallo) e del giornale. Le loro dichiarazioni, e più in generale l’articolo in questione, hanno tuttavia fornito un’immagine della struttura e della sua direttrice - Debora Fontana - che non rispecchia i concetti che esse volevano esprimere. Di comune accordo, tutte le parti coinvolte desiderano quindi formulare le seguenti precisazioni.

In primo luogo, R.V. ci tiene a precisare che la direzione delle terme non poteva sapere, né prevedere, che l’ex compagno - poi rivelatosi un assassino - sarebbe arrivato a tanto. Oltre a non aver presentato una denuncia per le minacce ricevute, per paura e perché sperava si calmasse con il tempo, la vittima non ha chiesto che venissero adottate particolari misure di protezione, né di poter beneficiare di un congedo dal lavoro.

Sul punto è d’accordo anche l’avv. Gallo, la quale conferma pure che nulla può essere rimproverato a Debora Fontana in merito alla sicurezza all’interno della struttura, in quanto non vi sono norme che impongono altre misure da quelle già in essere: è su questo aspetto che a suo avviso le istituzioni devono riflettere. A tale riguardo, le dichiarazioni riportate nel precedente articolo meritano di essere contestualizzate ed inserite in un discorso più generale, volto a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni circa l’importanza di offrire tutela alle persone che chiedono aiuto, a maggior ragione sul posto di lavoro con accesso pubblico.

Tutte le parti coinvolte confermano in secondo luogo che la prosecuzione del rapporto di lavoro con R.V. non era oggettivamente più possibile e che la stessa non è affatto stata «scartata come merce difettosa». Il trauma sofferto non le avrebbe mai permesso di riprendere serenamente il lavoro presso la struttura di Stabio, né è stato possibile individuare soluzioni alternative.

Anche Debora Fontana, come donna e persona che ha vissuto la tragedia nella propria struttura, è ancor oggi scossa da quanto successo. Muovere infondati rimproveri sul suo operato, dopo essersi prodigata in ogni modo per aiutare R.V., sarebbe quindi profondamente ingiusto.