Dal Luganese un fuoco di fila contro la riforma della Polizia

Fuoco di fila. Levata di scudi. Chiamatela come volete, ma la presa di posizione sottoscritta dalle polizie strutturate del Luganese e dai Comuni che usufruiscono dei loro servizi (non solo quelli polo, dunque) è una presa di posizione di peso. Non solo per il contenuto, ma anche perché arriva dalla regione più popolosa del Ticino e che ha in servizio circa la metà degli agenti di polizia comunale del Ticino. Il «bersaglio», lo avrete intuito, è il progetto «Polizia ticinese» elaborato dal gruppo di lavoro promosso dal Dipartimento delle istituzioni, e presentato a settembre ai Comuni, che si basa essenzialmente sul concetto di ridistribuzione dei compiti tra Polizia cantonale e Polizie comunali. Una sorta di alternativa alla Polizia unica, un tema che solo a pronunciarlo, in Ticino, fa sobbalzare sulla sedia la politica.
Costi e benefici
Ebbene, martedì sera si è svolto un incontro (allargato) della Conferenza Consultiva sulla sicurezza della Regione III al quale hanno partecipato oltre 40 rappresentanti, tra sindaci e capidicastero sicurezza, della quasi totalità dei 44 Comuni che usufruiscono dei servizi dei corpi strutturati. Da esso è scaturita una presa di posizione unanime, che possiamo riassumere con: il progetto del Cantone non va bene. Ad essere emersa è una sostanziale «contrarietà riguardo alla radicale modifica dell’organizzazione e della governance delle polizie comunali proposte dal Cantone». Insomma, una bocciatura senza se e senza ma. D’altronde – si legge in una nota stampa – sia la nuova governance sia «altri aspetti centrali del progetto» sono stati «sostanzialmente ritenuti inappropriati dai Comuni luganesi». Critiche sono piovute «sulla mancanza fondamentale di un’analisi dettagliata dei costi e dei benefici e sulla mancata presentazione di una migliore e concreta suddivisione dei compiti e di una migliorata possibilità di sinergie». In particolare, i Comuni ritengono «che l’attuale impostazione organizzativa e di governance delle PolCom funziona sostanzialmente bene e non ravvedono, né d’altronde sono stati presentati dal Cantone, elementi concreti, seri e diffusi, che possano giustificare un cambiamento così radicale nella struttura delle polizie comunali».
«Non si capisce perché si voglia mandare all’aria un sistema che funziona per creare un ibrido cantonale-comunale, tornando indietro di vent’anni», rilancia al CdT la presidente della Conferenza della Regione III, Karin Valenzano Rossi. Il progetto di revisione del Cantone non piace «perché sullo sfondo c’è lo spauracchio di una ulteriore ridotta autonomia dei Comuni». Ma non solo – prosegue la municipale luganese –: tra i Comuni c’è il timore di una «strisciante tendenza alla cantonalizzazione, e questo tramite un cambiamento radicale di governance».
Più burocrazia?
Già, l’autonomia comunale. Nel comunicato stampa diffuso il giorno dopo l’incontro, viene inoltre posto l’accento anche sulle «preoccupazioni unanimi» espresse «riguardo al rischio di una maggiore burocratizzazione», oltre appunto «ad una ulteriore grave diminuzione delle autonomie operative dei Comuni». E questo a causa di «un indesiderato approccio centralizzato e dirigista da parte del Cantone, che comporterebbe un peggioramento dell’efficacia della gestione locale della sicurezza con comunque elevati costi a carico dei Comuni». «Molti Comuni hanno investito nella propria polizia, nella formazione e nelle sedi e a fronte di questo impegno finanziario vedrebbero ridotti in un sol colpo compiti e autonomia decisionale, per ritrovarsi invece con più burocrazia e, naturalmente, costi importanti», afferma Valenzano Rossi. Le preoccupazioni, prosegue la municipale e capodicastero Sicurezza di Lugano, sono state dapprima espresse in seno alla Commissione consultiva regionale, l’8 ottobre scorso, e poi confermate nel corso dell’incontro allargato a tutti i Comuni della Regione. «C’è sicuramente margine per una migliore suddivisione dei compiti e delle sinergie, che sono benvenute. Per contro, se ci sono delle problematiche con alcune PolCom o Comuni, si ritiene che si debba intervenire puntualmente invece di mettere mano a tutto il sistema. Si può per esempio lasciare l’autonomia ai Comuni che lo desiderano di far capo al Cantone».
«Vogliamo discuterne»
In conclusione, i partecipanti all’incontro di martedì hanno ribadito con chiarezza di non voler entrare in merito a ipotesi di riorganizzazione e nuova governance e restano «in attesa delle risultanze su una migliore suddivisione operativa dei compiti delle Polizie comunali e della Polizia cantonale, di quelli condivisi e delle possibili migliori sinergie». In ogni caso, i Comuni hanno confermato la loro «disponibilità e apertura per collaborare attivamente per migliorare l’attuale sistema, senza tuttavia stravolgimenti organizzativi o strutturali, mantenendo così un approccio che salvaguardi l’autonomia locale e che garantisca un servizio di polizia efficace, costantemente rivolto ai bisogni dei cittadini, invece che alla sola contabilità delle prestazioni di polizia comunali e al relativo pagamento». «Come Comuni della Regio III siamo volentieri a disposizione per una discussione con il Cantone e le altre regioni ticinesi e con i deputati in Gran Consiglio in previsione dell’eventuale dibattito politico», conferma Valenzano Rossi.
Il caso di Soletta
Due settimane fa, l’assemblea comunale della Città di Soletta ha votato con un’affluenza record di oltre 900 persone (591 no e 309 sì) contro l’integrazione della PolCom nella Cantonale, sulla scorta di quanto già deciso da Olten e Grenchen. Il progetto era stato approvato dal Consiglio comunale per 28 sì contro 2 no. Sullo sfondo, una misura di risparmio di 2 milioni. Per la Città, l’indennità di 1 milione versata dal Cantone non è sufficiente a coprire i costi di gestione del corpo di polizia.
Questione di politica estera
Non è la prima volta che la regione, e in particolare Lugano, si scontra con il Cantone: «Il 44 percento delle uscite della Città sono spese di trasferimento. Lugano paga, la burocrazia aumenta ma l’autonomia decisionale diminuisce…», rileva Valenzano Rossi.