Dal mal di schiena alla fibromialgia, un «mostro» quasi invisibile

Artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico, sclerodermia, spondiloartropatie, fibromialgia e sindrome di Sjögren. Sono solo alcune delle oltre 100 malattie reumatiche, più o meno rare, conosciute. Alcune sono gravi e invalidanti, altre, come il mal di schiena, talmente diffuse che praticamente ognuno di noi ha dovuto farci i conti almeno una volta. In occasione del 12 ottobre, Giornata mondiale delle malattie reumatiche, affrontiamo l’argomento con il dottor Numa Masina, presidente della Lega ticinese contro il reumatismo.

Un quadro generale in Ticino
Il dottor Numa Masina ci aiuta a capire com’è la situazione in Ticino: «Per quanto riguarda le malattie reumatiche infiammatorie, in cui l’organismo produce anticorpi contro sé stesso, abbiamo fatto degli ottimi progressi. I problemi legati ai dolori per il mal di schiena sono sempre molti, permangono i casi di artrosi, per i quali al momento grosse novità non ci sono. Patologie come la fibromialgia o sindromi somatoformi, sono probabilmente in aumento, in quanto dovute allo stress della vita quotidiana e dalle insicurezze generate dalla pandemia o dal mercato del lavoro». Ma quanto sono diffuse queste patologie? Il reumatologo spiega: «Per quelle infiammatorie, come la poliartrite, si va da una persona ogni cento. Poi vi sono malattie più rare, che possono colpire una persona ogni 10 mila o una ogni 100 mila. Molto dipende dalle patologie. Malattie come la fibromialgia, con dolori diffusi, colpiscono intorno all’1-2% della popolazione». E poi c’è un disturbo con cui tutti abbiamo avuto a che fare: il mal di schiena, che, sottolinea l’esperto, «colpisce praticamente tutti: chiunque entro i 60 anni un po’ di mal di schiena lo ha avuto, ma fortunatamente non sempre diventa cronico». Le malattie reumatiche inoltre possono colpire ad ogni età, anche se sono più diffuse in determinate fasce. Masina evidenzia che: «Le malattie infiammatorie, tipo la poliartrite, tipicamente colpiscono nella fascia tra i 30 e 50 anni, mentre la fibromialgia subentra generalmente un po’ dopo, è più raro trovarla nei giovani». E poi c’è un trend da non sottovalutare, spiega Masina: «Il mal di schiena sta aumentando tra i giovani, perché oggi tendono a fare meno attività sportiva, stanno attaccati allo smartphone, sui social, e inoltre si registra un aumento generale di peso della popolazione: anche questo influisce»
La fibromialgia, un «mostro» quasi invisibile
Tra le patologie più insidiose, c’è sicuramente la fibromiaglia, in quanto difficile da diagnosticare, senza una cura e causa di dolori diffusi. Una malattia quasi invisibile, come conferma il dottor Masina: «La fibromialgia può causare dolori diffusi e vari disturbi, ma non ha la particolarità di ‘marcare’. Vale a dire: dagli esami di laboratorio, che sono normali, o dalle radiografie non si vede niente. Non abbiamo un test per fare la diagnosi definitiva. Per la diagnosi in sé, ci sono criteri internazionali abbastanza chiari, perciò si tratta più che altro di escludere altre malattie che possano causare gli stessi sintomi». Il presidente della Lega ticinese contro il reumatismo sottolinea: «In reumatologia il sintomo cardine è sempre il dolore: da lì poi si parte per capire da cosa è provocato». Patologie come questa, possono far sprofondare nel buco nero della depressione. «Il dolore consuma. Bisogna fare distinzione tra malattie infiammatorie, come la poliartrite, che può causare gravi danni articolari, i quali possono essere evitati con nuovi medicamenti, e poi ci sono le malattie del tessuto connettivo, anch’esse infiammatorie, che però non sono ancora ben controllabili e possono dare molti problemi di salute», spiega il medico, aggiungendo: «Il grande problema della fibromialgia è la cura, perché ad oggi non c’è. Per questo motivo è una patologia molto correlata con la depressione, che può esserne sia un sintomo come la causa. Il paziente ha continui dolori diffusi, ma si sente dire dagli esperti che non ha niente o che non c’è una terapia. Non è facile neanche per chi sta accanto a questi pazienti: deve convivere con una persona che spesso ha dolori 24 ore al giorno. È dunque consigliato un aiuto psicologico».
La pandemia, come al solito
Con la pandemia, inutile dirlo, la situazione non è migliorata. Anzi. Il dottor Numa Masina fa un bilancio, specialmente per quanto riguarda le fasi più difficili dell’emergenza sanitaria: «C’è stato timore per il coronavirus, soprattutto per i pazienti con malattie autoimmuni a cui diamo medicamenti immunosopressori importanti. Fortunatamente in Ticino i reumatologi sul campo si sono prodigati tenendo aperti i loro studi il più possibile, così da riuscire a vedere i pazienti critici in modo mirato. Il nostro cantone è riuscito molto bene a tenere ‘puliti’ gli ospedali, destinandone solo alcuni ai malati COVID. Chiaramente molte persone hanno avuto paura, si sono rinchiuse in casa. Per alcuni sono venuti a mancare i corsi di ginnastica o le varie attività sportive all’aria aperta. Senza contare il telelavoro. Questo sicuramente ha influito sull’aumento dei casi di mal di schiena, per fare solo un esempio».
«Il movimento è salute»
Uno stile di vita sano è sicuramente l’arma migliore per prevenire le malattie reumatiche. L’esperto evidenzia: «Una postura corretta è molto importante, e bisognerebbe evitare di stare ore e ore davanti a un computer. Ma soprattutto: il movimento è salute (che è lo slogan della Lega ticinese contro il reumatismo, ndr). Bisogna riprendere a muoversi e fare sport». Inoltre, è opportuno ricordarsi che il dolore è un campanello d’allarme. Il dottor Masina raccomanda: «Quando si ha un dolore è importante rivolgersi al medico di famiglia, che poi ci manderà da uno specialista. Per la prevenzione resta fondamentale riprendere con l’attività sportiva e fare movimento: ricordiamoci che l’uomo è nato come cacciatore o agricoltore, non per stare 8 ore davanti a una scrivania. Anche l’alimentazione ha un ruolo importante e con la dieta mediterranea si va abbastanza sul sicuro. Infine, teniamo sempre presente che il fumo è un elemento che può, in pazienti predisposti, far iniziare una malattia infiammatoria», conclude l’esperto.