Dal Planet a Ruby Belge: le palestre e quel ritorno agli attrezzi dopo il virus

Il culto del fitness ha parecchi fedeli. Andare in palestra è un po’ come andare in chiesa. Un rito, sì. Con i dovuti paragoni. Il benessere è fisico, ma anche spirituale. Lo diceva pure quel vecchio volpone di Giovenale: «Mens sana in corpore sano». Già, ma i clienti sono tornati a ripopolare i vari centri dopo due mesi di lockdown? Più o meno. «Rispetto ad un lunedì normale – fa notare Matteo Donataccio, padre del Planet a Grancia – abbiamo notato un calo del 50%. Ma, direi, è stato un buon inizio. Di più, siamo contenti che la gente non sia arrivata tutta assieme. In un colpo solo. Ovviamente, mi auguro che questo timore con il tempo venga superato».
Percorsi come in aeroporto
Il Planet ha un vantaggio non indifferente: è fra le palestre più grandi d’Europa. «Questo, in effetti, ci ha facilitato e non poco le cose» dice Donataccio. «Praticamente, non abbiamo dovuto rinunciare a nulla se non a due o tre attrezzi. Da noi, addirittura, garantiamo non due ma tre metri di distanza. E i clienti, fra l’altro bravissimi nel rispettare le misure, sono e si sentono più sicuri». Fra le novità introdotte, «la misura della temperatura all’entrata, percorsi prestabiliti come se fossimo in aeroporto e ancora una sanificazione generale due volte al giorno».
Lo spazio, dicevamo, c’è. E aiuta. «Nella palestra ‘‘prime’’ potremmo accogliere cento clienti in contemporanea, ma lunedì nel nostro momento di massima frequentazione non abbiamo avuto più di novanta persone in tutto il centro. Non solo, anche gli spogliatoi sono aperti. Abbiamo, questo sì, dimezzato i corsi». Ce n’erano 250 a settimana: yoga, pilates e chi più ne ha più ne metta. «Ora dobbiamo distanziarli l’uno dall’altro. Serve mezz’ora per disinfettare le sale. Anche per questo il Planet continua a offrire corsi online».
Coraggio da ritrovare
Valentino, personal trainer presso il Free Time a Lugano, palestra con quarant’anni di storia alle spalle, conferma le sensazioni di Donataccio: «No, non c’è stata ressa» afferma. «Se penso a un lunedì normale, pre coronavirus, allora dico che tanti sono rimasti a casa. Forse perché intimoriti. Da noi, poi, non si sono visti né gli over 65 né le mamme. Sono le categorie che dominano in mattinata».
Anche il Free Time, al di là dell’apertura, ha mantenuto attiva l’offerta online. «Per un motivo semplice» continua il nostro interlocutore. «Per via delle misure igieniche, non possiamo accogliere più di una decina di persone per ogni corso. Prima arrivavamo ad averne il doppio». A proposito di persone, lunedì in palestra il contatore delle presenze non è mai andato oltre le sessanta unità. «La situazione è gestibile. Piano piano, sono sicuro che i clienti troveranno il coraggio per ritornare».
Certo, a causa degli spazi e delle limitazioni gli spogliatoi al momento sono chiusi. Ma chi ama la fatica si abituerà senza troppi problemi. Bene. E come la mettiamo invece con la forma fisica? Ovvero, chi è tornato subito a lavorare in palestra aveva la «fisicata» dei giorni migliori o, suo malgrado, durante la quarantena ha sviluppato le famigerate maniglie dell’amore? «Qualche pancia a dire il vero l’abbiamo notata» sottolinea, divertito, Valentino. «È normale, c’è chi si è lasciato andare durante il lockdown. Ma c’è anche chi ha continuato, per conto proprio, ad allenarsi. Anche attraverso le nostre offerte online. Se uno voleva, insomma, aveva modo di tenersi in forma».
La boxe? Solo ai sacchi
Se per i grandi centri o quelli medi le difficoltà, grazie agli spazi, sono un po’ più facili da superare, il discorso cambia quando parliamo di palestre piccoline. È il caso di Golden Gloves Gym, il nuovo centro dell’ex pugile Ruby Belge in Corso Elvezia, a Lugano. Offre, oltre alla boxe, corsi di body pump, spinning, trx e corsa. «Le zone per la boxe, il corpo libero, gli attrezzi e i corsi – racconta l’ex campione del mondo IBC – sono separate. Abbiamo in tutto 350 metri quadrati a disposizione, ma le distanze sono garantite e poi è difficile, ora come ora, che si arrivi al pienone. È la stagione calda, uno magari non pensa alla palestra. Prevediamo di recuperare a settembre».
Anche da Ruby spogliatoi e docce non sono accessibili. «Per questo abbiamo deciso di regalare ai clienti il mese di maggio». Sudare, comunque, è possibile. «Oltre alle misure indicateci, offriamo guanti e mascherine. Da parte nostra, sanifichiamo ogni zona dopo l’uso. Poi è chiaro, c’è ancora un po’ di timore e questo fa sì che non tutti siano venuti per ora». E la boxe, uno dei prodotti di punta offerti da Belge? «Visto il periodo, non è possibile il contatto e quindi tutto quello che è sparring e corpo a corpo. Per fortuna abbiamo diversi sacchi, dove uno può sfogarsi in libertà. E tramite la boxe si può fare attività cardio».
Sfogarsi, già. Ruby è attivo anche nel sociale e nella sua palestra offre, grazie a diversi sponsor, dei corsi gratuiti. «Li regaliamo a chi ha subito o ha causato bullismo, ma anche a chi è in assistenza come pure ai richiedenti l’asilo. Lo scopo è quello di spingere le persone a credere in un sogno».
Tanti preferiscono lo schermo
Ma torniamo al ruolo, molto ricercato negli ultimi anni, del personal trainer. Rimettersi a fare sport significa, altresì, affidarsi nuovamente a queste figure a metà fra l’allenatore e il motivatore? Lo chiediamo a una di loro, Simona Bianchi: «Sono tornata in pista dopo il lockdown, fisicamente, ma i se e i ma sono parecchi» spiega. «Molti miei clienti, ad oggi, non hanno tutta questa voglia di tornare ad allenarsi in una palestra. Piuttosto, preferiscono continuare a lavorare con me online. Questa cosa mi ha portato a riflettere. Del tipo: devo rivedere il mio modello di insegnamento, magari con sedute in esterna oppure non appoggiandomi ad un centro fitness per vedere i clienti?».
Simona, anche per gestire le sue bambine, ha ridotto del 30-35% il suo giro. L’offerta online, ad ogni modo, ha avuto successo. Tant’è che a breve, via social, verrà lanciato un progetto di allenamento e alimentazione con Chiara Jasson. Significa che i clienti hanno sgarrato? «Senza l’obbligo della prova costume ci siamo lasciati tutti un po’ andare, ma c’è anche chi è dimagrito».
Le alternative? Le offre la città
Fare sport. Preferibilmente all’aperto. È il messaggio che la città di Lugano, attraverso la Divisione sport, lancia alla sua popolazione. «Il territorio ci offre tantissime possibilità» spiega il direttore Roberto Mazza. «Penso ai percorsi per la mountain bike o a quelli per correre. Di spazi ne abbiamo. Vedo, questi primi giorni, un po’ di timore». Ad esempio, la via che dalla foce porta fino al Maglio costeggiando il fiume Cassarate non è ancora stata presa d’assalto. «Ho idea che molti vorranno attendere il mese di giugno e la fase 3. C’è, insomma, attesa».
Il lavoro, per Mazza e i suoi collaboratori, non manca. Ma gli allentamenti di lunedì non hanno aumentato il carico. «Se penso alle nostre strutture, il solo dubbio è legato alla pista di atletica. Cornaredo, visto che il Football Club Lugano avrebbe dovuto riprendere gli allenamenti, era off limits. In più ci sono dei lavori in corso per sistemare alcune cose. Una riapertura dell’anello, se tutto va bene, potrebbe verificarsi fra un paio di settimane. Ma non c’è tutta questa richiesta: la SAL Lugano ricomincerà in giugno, l’utenza normale per contro preferisce i boschi e i percorsi vita. Va anche detto che, con gli spogliatoi chiusi, non so quanti verrebbero per correre. La pista era usata sul mezzogiorno: molta gente sfruttava la pausa pranzo per allenarsi, poi faceva la doccia e tornava al lavoro».
Quanto agli sport al chiuso, la Città riaprirà la palestra al Chioso per scherma e tennis tavolo, mentre il judo ripartirà più tardi. Le palestre delle scuole comunali, come noto, rimarranno invece chiuse per venire incontro alle esigenze degli istituti, che le usano per l’accudimento dei bambini. Da lunedì, poi, anche la Cornèr Arena sarà a disposizione per l’Hockey Club Lugano.
Tornando all’esterno, cosa ha previsto la Divisione sport per sensibilizzare l’utenza? Non molto, in realtà: «Diciamo che, soprattutto per i percorsi vita o per la pista finlandese a Breganzona, contiamo sulla disciplina dei cittadini. Credo che in questi mesi abbiano avuto modo di imparare. Lo stesso dicasi per i due punti fitness all’aperto».