Dal Sud Italia a Lugano Airport per un contratto che non c’è

Trasportare bagagli dall’aeroporto di Milano Malpensa agli alberghi ticinesi, dal lunedì al sabato, per uno stipendio mensile di 2.680 euro netti più gli straordinari. È quanto viene proposto da un sedicente intermediario che si occupa di collocamento nei Paesi europei utilizzando il logo di Lugano Airport, società che viene indicata come datore di lavoro. A cadere nella trappola è Lorenzo, conducente in cerca di lavoro residente nel Comasco. «Ho ricevuto una e-mail - racconta - che mi annunciava di essere stato selezionato per il lavoro e di farmi vivo al telefono». Lorenzo però non aveva partecipato a nessuna selezione. «Vero, però mi hanno detto che avevano preso i miei dati da un’agenzia interinale alla quale effettivamente mi ero iscritto qualche tempo prima, quindi ho pensato che poteva avere un senso».
Allegato anche un CCL
A quella prima e-mail ne fanno seguito altre, con tanto di allegati. Si va dal contratto collettivo negli autotrasporti del Canton Ticino, ad un’autocertificazione italiana di «assenza di condanne penali», passando da un modulo di iscrizione alla Camera di Lavoro Europea per la Svizzera e da un pre-contratto dove compare il nome del datore di lavoro (Lugano Airport, appunto). Non mancano poi le richieste: insieme ai dati personali e alla fotocopia dei documenti di identità, viene chiesto il pagamento dell’assistenza sanitaria per un mese al costo di 121, 60 euro e la stipulazione di un’assistenza giuridica «da fare - si legge - con un sindacato oppure con noi».
Qui Lorenzo ha drizzato le orecchie e chiesto un colloquio prima di firmare o pagare qualsiasi cosa. Il risultato? Non ha mai più ricevuto risposta. «Quando ho telefonato al numero che mi avevano lasciato, dall’altra parte della cornetta mi hanno risposto che lavorano solo con un formulario online perché, dalla loro sede in Repubblica Ceca, gestiscono domande e offerte di lavoro in tutta Europa e quindi non conoscono i casi specifici».
Dall’Ufficio europeo di selezione del personale (EPSO) fanno sapere di essere a conoscenza del fenomeno. Si tratta di offerte di lavoro false attribuite in modo fraudolento all’EPSO: «Raccomandiamo vivamente di sospettare di email, telefonate e messaggi inaspettati nei quali viene chiesto di trasmettere dati personali o finanziari oppure di effettuare pagamenti», si legge sul loro sito. «Non condividere mai i tuoi dati personali non effettuare pagamenti (...). L’EPSO non ti chiederà mai di versare somme di denaro». L’obiettivo dei malintenzionati è di ingannare le vittime convincendole a fornire informazioni personali, dati finanziari e pagamenti in denaro (phishing spam).
C’è chi è arrivato da lontano
E non è la prima volta che l’aeroporto di Lugano viene coinvolto. «Da qualche anno, periodicamente, ci capita di venire contattati da persone in cerca di lavoro che credono di essere stati assunti da noi», ci dice la direttrice Julia Detourbet. Lo scalo mette in guardia possibili vittime anche sul proprio sito. «In alcuni casi persone provenienti addirittura dal Sud Italia e dalle isole della Penisola si sono presentate a Lugano per firmare un contratto che non esisteva. Ci dispiace molto - continua - perché molti di coloro che ci sono cascati hanno versato del denaro e hanno percorso moltissimi chilometri, pagando di tasca loro, per venire qui. Noi non c’entriamo nulla». Lo scalo da tempo ha segnalato la questione alle autorità competenti, «ma è difficile agire perché non si riesce a risalire agli autori della truffa, vengono utilizzate piattaforme internazionali e gli indirizzi IP cambiano sempre».
Raggiri di questo genere, spiega il sindacalista dell’OCST Andrea Puglia, si susseguono da almeno cinque anni e si sono anche evoluti nel tempo: «Ora, ad esempio, vengono copiati i loghi di società esistenti, come in questo caso, oppure viene addirittura creato un finto sito Internet». «In media - prosegue - ci arrivano una decina di segnalazioni all’anno, tutte molto simili tra loro: cambia il nome del datore di lavoro, il conto corrente, ma la dinamica si ripete identica. Ciò che lascia più amareggiati è che si tenta di lucrare sulla disperazione di chi non ha un lavoro. Rubano dei soldi, ma soprattutto illudono persone che sarebbero disposte a tutto pur di trovare un’occupazione».
I campanelli d’allarme
Sono almeno tre i campanelli d’allarme che devono suonare di fronte a un’offerta di lavoro simile. «In primo luogo - spiega Puglia dell’OCST - deve insospettire la richiesta di pagare un’assicurazione giuridica e, se si è frontalieri, di una cassa malati». Inoltre, è bene fare attenzione all’IBAN indicato per il pagamento, non si tratta mai di un conto svizzero, ma molto spesso è un conto corrente dell’Est Europa. Infine, è molto raro che un datore di lavoro assuma senza neppure richiedere un colloquio. «Il mio consiglio? Se cercate lavoro andate sempre a verificare cosa indicano gli organi competenti».