La storia

Dal Ticino la spinta per ridurre il consumo di carburante delle navi

Aldo Cattano ci racconta WindTracX, la start-up che promette di rivoluzionare il trasporto marittimo attraverso l'uso di droni aquilone: «Mi è sempre piaciuto il vento»
© WindtracX
Marcello Pelizzari
11.11.2025 12:45

«Mi è sempre piaciuto il vento». Aldo Cattano, nel parlare di WindTracX, ha gli occhi lucidi. È emozionato, sì. E, in fondo, possiamo capirlo. Una start-up non è soltanto innovazione, spinta verso il domani e tecnologia. È un'idea da coltivare, coccolare e nella quale credere, ma anche un cruccio. Della serie: e se le cose non andassero secondo i piani? 

WindTracX, riassumendo al massimo, si propone di rivoluzionare il trasporto marittimo puntando sulla propulsione eolica «assistita» tramite droni, combinando aerodinamica, automazione e riduzione delle emissioni. La chiave è il cosiddetto Aero Kite Drone: un sistema ad ala rigida in decollo/atterraggio verticale (VTOL) che si aggancia via cavo a una nave o, meglio, ne assiste la propulsione sfruttando il vento ad alta quota. Come un aquilone, già. Il principio, tanto semplice quanto rivoluzionario, promette una riduzione dei consumi di carburante fino al 10% per le navi cargo.

«La mia idea – spiega Cattano – nasce in continuità con un progetto precedente, Skypull, una start-up che produceva energia eolica. Avevamo realizzato un prototipo funzionante, ma il mercato era crollato con la fine degli incentivi statali. Così, ho deciso di guardare altrove». Quell'altrove, beh, è il mare. Anzi, i cieli che sovrastano gli specchi d'acqua. «Il 90% delle merci mondiali viaggia via nave, e queste navi producono circa il 3% delle emissioni globali di CO2. L’Unione Europea ha introdotto nuove regole: chi inquina, banalmente, paga. E gli armatori cercano soluzioni».

Grazie all’aerodinamica dell’ala, il vento genera una trazione orizzontale che aiuta a spingere la nave. A 300 metri d’altezza, fra l'altro, c’è più vento che sul mare. Non solo, il drone non interferisce con le operazioni di carico e scarico una volta che la nave è al porto, perché il sistema si aggancia solo alla prua

Il dispositivo di WindTracX, dicevamo, funge da aquilone. «Grazie all’aerodinamica dell’ala, il vento genera una trazione orizzontale che aiuta a spingere la nave. A 300 metri d’altezza, fra l'altro, c’è più vento che sul mare. Non solo, il drone non interferisce con le operazioni di carico e scarico una volta che la nave è al porto, perché il sistema si aggancia solo alla prua». Rispetto alle vele rigide o gonfiabili già sperimentate da altre aziende, la soluzione ticinese promette maggiore stabilità e minor rischio: «I kite tradizionali, che costano anche milioni di euro, possono cadere in acqua. Il nostro sistema invece consente al drone di decollare e atterrare in modo autonomo, senza problemi o conseguenze spiacevoli».

Dietro al progetto, evidentemente, c’è molta tecnologia e, di riflesso, altrettanto software: «Circa il 60% del nostro lavoro è software, e di questo il 40% è intelligenza artificiale. L’AI analizza i dati dei sensori – vento, quota, direzione, trazione – e ottimizza i parametri di volo in tempo reale. Con il vecchio sistema, sarebbero serviti giorni e giorni di test per un singolo aggiustamento. Ora, al contrario, bastano pochi minuti».

Bene, anzi benissimo. Ma perché sviluppare un progetto marittimo in Ticino, lontano dal mare? La risposta è semplice: «Il Ticino è il luogo perfetto per una start-up. C’è il Politecnico di Milano, c'è quello di Zurigo, ci sono tanti giovani talenti e, allargando il campo, c'è un ecosistema favorevole. A Lodrino, ad esempio, c’è lo Swiss Drone Competence Center: un’eccellenza che ci consente di testare in sicurezza i nostri prototipi». E per quanto riguarda le prove in acqua? «Faremo i primi test reali davanti alle Isole di Brissago, dove il vento pomeridiano è ideale. Quindi, passeremo al mare aperto: voleremo in acque internazionali, oltre le 12 miglia, per evitare i vincoli normativi dei singoli Paesi».

Vogliamo ridurre del 10% i consumi delle navi cargo. È la stessa percentuale già certificata per le vele rigide, ma noi possiamo andare più in alto e sfruttare venti più forti

L’obiettivo, va da sé, è ambizioso. Ma concreto: «Vogliamo ridurre del 10% i consumi delle navi cargo. È la stessa percentuale già certificata per le vele rigide, ma noi possiamo andare più in alto e sfruttare venti più forti». La start-up, a suo tempo già entrata nel circuito Boldbrain, cerca investitori. «Abbiamo già qualche armatore interessato, e un potenziale accordo con una multinazionale del settore. Ma per crescere, è chiaro, servono capitale e visibilità».

Infine, la motivazione personale. Quanto c'è, di Cattano, in questa avventura? E che cosa significa, per un ingegnere, investire tutto in un sogno? «Ho lavorato in ricerca e sviluppo per tutta la vita. Se non c’è sfida, non mi diverto. Ho partecipato a quattro start-up: alcune sono finite, altre hanno lasciato il segno. Certo, non diventi ricco, ma costruisci qualcosa di tuo, e questo dà senso a tutto. Per me, innovare è vivere».

È emozionato, Cattano. Le ali del futuro si dispiegano come origami tecnologici. E il vento del Ticino, questa volta, potrebbe davvero spingere lontano l'idea della navigazione pulita.