La storia

Dalla città alla montagna per realizzare un sogno

Il giovane dottore Matteo Dell’Era da inizio giugno sarà attivo in uno studio di Airolo - Lascia Lugano dove è nato e cresciuto per un’esperienza in una valle come ha sempre desiderato - «Il medico di famiglia in periferia deve fare tutto, diventa un punto di riferimento per la comunità»
Il 33.enne immortalato a fine 2019 quando stava seguendo la formazione all’Ente ospedaliero cantonale. © CdT/Zocchetti
Alan Del Don
11.05.2021 06:00

Una scelta sicuramente controcorrente. Coraggiosa. Lasciare la città per trasferirsi in periferia. Sia a vivere sia, soprattutto, a lavorare. Matteo Dell’Era di anni ne ha 33, ma ha le idee già ben chiare. Fra una ventina di giorni, ad inizio giugno per la precisione, comincerà il suo percorso professionale quale medico di famiglia ad Airolo, nello studio dei colleghi Fabio Fransioli e Paolo Meregalli, due vere «istituzioni» in paese. Il giovane dottore vuole scoprire la scienza per la quale nutre una passione in tutte le sue sfaccettature. Avere una visione a 360 gradi. Farne una missione.

«Prima viene la persona»

Il CdT lo ha interpellato per chiedergli le motivazioni della decisione. Nato e cresciuto a Lugano, laureatosi all’università di Losanna, Matteo Dell’Era ha recentemente terminato la formazione in medicina interna. L’ha svolta in Ticino presso i servizi di medicina e chirurgia dell’Ente ospedaliero cantonale e presso i servizi di Cardiologia e Cardioanestesia dell’istituto Cardiocentro Ticino. Da un mese circa, con la compagna, ha preso domicilio ad Airolo. È pronto a calarsi nella parte. Anzi, non vede l’ora.

«È qualcosa che ho sempre voluto fare. Poter essere attivo professionalmente in un’area discosta per me è un sogno che si realizza. Nel 2018 avevo già svolto sei mesi nello studio Fransioli-Meregalli, avendo l’opportunità di scoprire la realtà altoleventinese e cominciare a conoscere i pazienti non solamente come tali ma come persone», esordisce il nostro interlocutore. Cosa l’ha spinta a compiere questo passo? «Parecchi e indimenticabili anni nello scoutismo mi hanno insegnato l’importanza del servizio al prossimo e il legame con il territorio ticinese. Con gli studi si sono poi sviluppate la voglia di imparare, naturalmente, e la curiosità. Poter praticare in periferia ti permette di avere una visione complessiva perché il medico di famiglia è chiamato a fare un po’ di tutto. Si diventa, in un certo senso, una delle persone di riferimento per la collettività, come lo sono il sindaco e il parroco. Non si è solo il professionista che si occupa del trattamento di una patologia, ma oltre a questo bisogna conoscere il paziente per consigliarlo, accompagnarlo e condividere con lui le piccole e grandi sfide della vita quotidiana. E questo, oltre che importante per il paziente, è arricchente e stimolante per il medico».

Un legame profondo

Sia chiaro, aggiunge il nostro interlocutore, in medicina il rapporto che si dovrebbe instaurare fra dottore e paziente è unico e basato sulla fiducia: «Questo vale sia se si è attivi in una grande città, sia se lo si fa in un’area periferica. Ma, come detto in precedenza, resto convinto che in una valle questo legame sia più facilitato ed importante». Matteo Dell’Era durante la nostra chiacchierata ribadisce più volte l’importanza della collaborazione con i colleghi, nella fattispecie con quelli del Circolo medico Tre Valli e con i differenti enti sociosanitari locali: «Ogni professionista in questo settore diventa un perno per il paese e la valle. L’esperienza sul campo è un altro fattore importante nel nostro lavoro. Per questo ho la fortuna di potermi confrontare direttamente con i miei due colleghi presso lo studio di Airolo.

Durante la mia formazione ho avuto la fortuna di conoscere anche altri medici di famiglia di periferia che hanno fatto la storia della medicina interna e di urgenza in Ticino. Anche a loro mi rivolgo volentieri per uno scambio di opinioni oppure per dei consigli».

Passione a 360 gradi

La medicina d’urgenza invece, ci confida Matteo Dell’Era, è prima di tutto una passione, ma anche un altro tassello importante da padroneggiare in qualità di medico di famiglia in periferia. «Sono quindi felice di poter collaborare con i colleghi e i soccorritori di Tre valli Soccorso. Ciò mi consentirà di conoscere pure questo lato e di accumulare esperienza, di vedere con i miei occhi un’altra realtà e esercitare la professione medica a 360 gradi», conclude il 33.enne. Buona fortuna, dunque. Ma, soprattutto, buon lavoro. Airolo e la Leventina a breve potranno contare su un medico giovane e volenteroso che, ne siamo certi, non tarderà ad innamorarsi della valle.