Dalla costruzione al virus: 23 anni di casa anziani

Il direttore della casa anziani di Claro, Silvano Barelli, lascerà l’incarico a inizio 2021, poco dopo aver compiuto 63 anni. Era il 1. gennaio 1997 quando ne assumeva la conduzione, e la nuova struttura era ancora in costruzione. A novembre dello stesso anno le prime ammissioni. Sono passati 23 anni. È l’occasione per un bilancio. L’abbiamo fatto incontrandolo una mattina alle 9 in punto, proprio mentre cominciavano le visite dei parenti dei residenti. Visite programmate, a tempo, con mascherina, e solo dopo la misurazione della temperatura corporea all’ingresso. Regole che valgono per tutte le persone che entrano, direttore compreso. Inevitabilmente, anche se l’obiettivo dell’incontro non era quello, la chiacchierata parte dunque dal tormentone: il coronavirus. Il direttore in oltre due decenni di attività ne ha viste tante. Ha accolto nella struttura oltre 600 ospiti, per cominciare. Ha dovuto affrontare il tragico incidente accaduto ad una ospite, nel 2018. E poi, appunto, la pandemia. Il racconto parte da lì. Il direttore appare ancora turbato. La casa anziani di Claro è tra quelle che in Ticino hanno pagato il tributo più alto. Una decina di decessi per coronavirus, su 80 ospiti. Un periodo estremamente stressante. Ma Silvano Barelli utilizza un altro aggettivo: triste. E non solo per le cifre. Stop ai contatti fisici, personale bardato, animazioni azzerate, isolamento, la paura di contagiare e di essere contagiati. È stata una parentesi triste per tutti. Anzitutto per i parenti degli ospiti che di punto in bianco non hanno più potuto frequentare i propri cari. E, quando era l’ora, hanno potuto dargli l’estremo saluto in maniera innaturale, asettica, tra mille precauzioni. Poi arrivavano le onoranze funebri, e le salme venivano portate via senza la minima cerimonia. Così voleva il rigido protocollo. È stato un periodo triste anche per il personale, ovviamente. 130 i collaboratori della Residenza Visagno, dal nome della montagna che sovrasta il paese. Alcuni hanno visto gli ospiti andarsene nel giro di 24 ore. Sconfitti dal nemico invisibile. Per alcuni di loro è stato organizzato un sostegno psicologico. Diversi collaboratori, inoltre, si sono ammalati. E ora? Da tempo nella casa non si registrano più contagi, ma la guardia rimane alta, e ai primi sintomi la procedura è chiara: si resta a casa in attesa del risultato del tampone. Una guardia che rimarrà alta ancora per un bel po’ di tempo. Il direttore ne è cosciente.
Un lavoro fatto di relazioni
Ma non di solo virus abbiamo parlato. Nel bilancio vi sono ovviamente anche note più liete. Silvano Barelli parte dalla maniera in cui ha potuto dirigere la casa anziani: in piena autonomia. Merito, dice, della fiducia che gli ha sempre dato la Delegazione consortile presieduta da Marisio Gallera. Nessuna interferenza, solo tanto entusiasmo. Con un direttore quindi libero di decidere e di portare avanti molti progetti, tra cui l’ampliamento realizzato dieci anni fa. E poi il personale che ha saputo lavorare come una squadra, sottolinea Silvano Barelli. Lo si è visto anche durante l’emergenza coronavirus. Ma torniamo al 1997, l’anno dell’apertura della casa anziani fondata dagli allora comuni di Claro, Lodrino, Iragna, Osogna e Cresciano. Barelli ricorda col sorriso la lotta che c’era stata per ospitare la struttura. E poi le prime assunzioni fatte per accontentare un po’ tutti. Ma senza partitismi, garantisce. Alla direzione venne nominato appena 40.enne. Figlio del compianto sindaco di Lodrino Waldo, Silvano Barelli era allora un giovane padre, oggi nonno di tre nipoti. Precedentemente era stato attivo nell’Amministrazione cantonale come assistente sociale: una preparazione dunque umanistica che, dice, gli è stata utile nella conduzione della casa. La sua, riconosce oggi, si è infatti rivelata una funzione ampiamente incentrata sulle relazioni umane, molto più che sulle mansioni di carattere amministrativo. Tutto si è basato e continuerà a basarsi anche nei prossimi mesi sulla capacità di relazionarsi con gli anziani ospiti, i parenti, i collaboratori e il mondo politico che ben conosce anche per essere stato vicesindaco di Lodrino. Le relazioni, appunto, sono l’aspetto che il direttore definisce più gratificante ma anche più impegnativo. Totalizzante. Sono state rare le sere in cui, tornando a casa, Silvano Barelli ha potuto come si suol dire spegnere il cervello. Ecco perché, pur non essendo logoro ma sempre felice del proprio lavoro, si dice contento di lasciare l’incarico. Il concorso per la successione è aperto. Quale il profilo adatto? L’attuale direttore, che quella casa la sente anche un po’ sua, con fare paterno si aspetta che chi prenderà il suo posto avrà la stessa attitudine all’ascolto. Non solo un tecnico, dunque, ma un uomo o una donna capace di essere, come lui si auto-definisce, un promotore-animatore.
Dopo il pensionamento
Lasciare l’incarico, dicevamo. Il momento giungerà il 31 gennaio 2021. Certo quelle mura gli mancheranno, dopo aver costituito la sua seconda casa. Mancheranno le gratificazioni che la funzione offre. Ma Silvano Barelli non si annoierà. Probabilmente rimarrà in qualche modo vicino alla casa. E senza sbilanciarsi lascia trapelare che intende restare attivo nella socialità, magari fornendo consulenze. E poi ci sono gli hobby. La montagna, il rustico sui monti di Iragna, gli acquarelli. E la famiglia. Moglie, tre figli ed altrettanti nipoti, uno appena arrivato. Le attività non gli mancheranno. La fine sarà un nuovo inizio. Sperando che l’autunno 2020, l’ultimo come direttore della casa anziani di Claro, sia più dolce rispetto all’amara primavera superata tra mille difficoltà.
