Dalla Vigilanza via libera alla Fondazione Epper

Seppur eredi «non esiste alcuna legittimazione» per inoltrare reclamo. Dunque non si entra nemmeno in materia delle censure avanzate. È la decisione della Vigilanza sulle fondazioni e LPP della Svizzera orientale, con sede a Muralto, in merito appunto al reclamo inoltrato da due eredi di Ignaz e Misha Epper contro la decisione del Consiglio dell’omonima fondazione asconese, che con una modifica del proprio statuto ha voluto legittimare la vendita della storica sede (che è anche museo) di via Albarelle ad Ascona.
Una vicenda complicata
La vicenda legata alla vendita della sede è complicata. Il Consiglio di fondazione, ricordiamo, ha deciso vendere la propria sede, che fu l’abitazione dei due noti artisti, all’albergo Eden Roc per una cifra di oltre 3 milioni di franchi. Per farlo doveva però modificare lo statuto, che prevedeva in modo specifico lo svolgimento dell’attività a Casa Epper. «Un’operazione motivata dall’esigenza di spostare la sede della fondazione in un luogo più confacente alla conservazione del suo patrimonio culturale ed artistico – a garanzia della sua effettiva fruibilità da parte del pubblico – e volta in ultima analisi a salvare la fondazione stessa», si legge nella decisione dell’autorità di vigilanza, che riprende quanto scritto dalla stessa fondazione nelle proprie osservazioni richieste a seguito del reclamo. «Oggi la possibilità di trasferire la propria attività negli spazi della Fondazione Rolf Gérard, secondo l’accordo unanime concluso tra i due Consigli di fondazione, migliorerebbe di gran lunga le condizioni di custodia (un intero piano di 250 mq per l’archivio) e quelle di accessibilità e visibilità del patrimonio artistico (tre sale espositive)», viene ancora aggiunto ricordando che la vecchia sede col passare del tempo comporterebbe crescenti oneri di gestione e manutenzione.
Molti non sono convinti
Queste motivazioni non hanno però convinto molte persone. Ricordiamo a proposito la raccolta di 1.500 firme (tra le quali Edgardo Cattori, Mario Matasci e Michele Cerciello), raccolte nel tentativo di scongiurare la vendita e inviate all’autorità di Vigilanza. Oltre a questo, due eredi hanno appunto inoltrato reclamo chiedendo nello specifico: la sospensione della vendita dell’intero fondo di Casa Epper, la sua reintestazione in capo alla fondazione e la reintroduzione integrale dello scopo originario della fondazione nei documenti della società.
Ma, come detto, l’autorità di Vigilanza non è entrata in materia. «Il reclamo [...] non è un diritto di ricorso popolare, il denunciante deve possedere un interesse legittimo. Un interesse puramente personale non costituisce il diritto a presentare reclamo», si spiega a proposito nella decisione. E si continua: «Il concetto di vicinanza particolare richiesto per essere legittimato a presentare un reclamo può essere identificato nei beneficiari o nelle persone idealmente collegate all’attività della fondazione». Mentre nel reclamo presentato, «i denuncianti si limitano ad affermare di essere gli eredi legali di Ignaz e Misha Epper» e «non viene specificato quale sia la necessaria vicinanza alla fondazione per dimostrare la legittimazione a presentare un reclamo». Per completezza, viene inoltre evidenziato «che la fondazione non ha beneficiari e pertanto non si intravede come possa sussistere il concetto di vicinanza particolare».
Storia chiusa?
Infine, ricordiamo la vicenda aveva raggiunto anche Palazzo Federale, dal quale Cerciello e Matasci hanno ricevuto lumi su come continuare la battaglia. I due hanno così espresso l’intenzione di inoltrare una segnalazione alla Commissione amministrativa della Vigilanza sulle fondazioni delle Svizzera orientale. Insomma, la parola fine potrebbe non essere ancora stata scritta.