Gusto

Dalle favelas alle stelle Michelin: «Insegno ai ragazzi che la cucina può cambiare la vita»

Alberto Landgraf, tra i più noti protagonisti della cucina brasiliana, ha portato a SaporiTicino la sua filosofia di riscatto e condivisione accanto a Marco Campanella e Loris Meot
Foto SaporiTicino/Giorgia Ghezzi Panzera
Mattia Sacchi
21.10.2025 17:13

Non viene dalle favelas, ma lì ha deciso di restituire qualcosa. Alberto Landgraf, due stelle Michelin con il ristorante Oteque di Rio de Janeiro, è uno degli chef più raffinati e consapevoli della scena sudamericana: una carriera costruita tra Cornélio Procópio, nel sud del Brasile, e Londra, dove ha imparato il mestiere lavorando accanto a Tom Aikens e Gordon Ramsay. Oggi la sua cucina, fatta di precisione giapponese e sensibilità europea, guarda al Brasile con occhi diversi: un Paese dove, dice, «la cucina può ancora cambiare le persone».

«Nel mio ristorante lavorano molti ragazzi che arrivano dalle comunità di Rio, spesso da contesti difficili – racconta –. A loro insegniamo non solo a cucinare, ma a credere in una professione. È più un gesto umano che gastronomico. Le stelle sono importanti, ma non quanto vedere qualcuno conquistare fiducia in sé stesso».

Con questo spirito Landgraf è arrivato in Ticino per due serate di S.Pellegrino Sapori Ticino, in collaborazione con Marco Campanella e Loris Meot. Due città, due incontri, un unico filo conduttore: lo scambio.

Il primo, il 28 settembre all’Hotel Eden Roc di Ascona, lo ha visto accanto a Campanella, due stelle Michelin e 18 punti GaultMillau. «Con Alberto è stato bellissimo – racconta lo chef bistellato de La Brezza –. È arrivato con i suoi ragazzi, curiosi e rispettosi, e noi lo eravamo altrettanto verso di loro. È questo il bello di Sapori Ticino: imparare, contaminarsi, restare curiosi».

Foto SaporiTicino/Giorgia Ghezzi Panzera
Foto SaporiTicino/Giorgia Ghezzi Panzera

Sul menu, due poetiche parallele che si toccano: la purezza tecnica di Landgraf, che costruisce armonie su consistenza, acidità e temperatura, e l’energia mediterranea di Campanella, abituato a giocare tra lago e mare. «Non abbiamo voluto semplicemente riprodurre i piatti di Oteque – spiega Landgraf – ma mostrare una filosofia, fatta di precisione e rispetto per l’ingrediente. L’obiettivo è far capire cosa significa oggi cucinare in Brasile, tra biodiversità e responsabilità».

Due giorni dopo, la scena si è spostata al Ristorante Ciani di Lugano, dove Loris Meot ha ospitato lo chef brasiliano in una serata intensa e partecipata. «È stato un grande onore – afferma Meot –. Due cucine apparentemente lontane, ma unite da valori simili: rispetto, lavoro di squadra, attenzione al cliente. Ho apprezzato molto la calma e la concentrazione di Alberto: insegna senza imporsi, guida con l’esempio».

Foto SaporiTicino/Giorgia Ghezzi Panzera
Foto SaporiTicino/Giorgia Ghezzi Panzera

L’energia delle serate è stata quella tipica del festival ideato da Dany Stauffacher, che da diciannove edizioni trasforma il Ticino in un crocevia gastronomico internazionale. «Ancora una volta – ha ricordato Stauffacher – la tavola è diventata una piattaforma per raccontare storie di persone, territori e idee. E la cucina brasiliana, con la sua forza sociale, incarna perfettamente questo spirito».

Per Landgraf, Sapori Ticino è stata anche un’occasione per costruire legami: «Oggi la crescita passa dallo scambio. Imparo da Marco e Loris, dai loro team; e loro da noi. I nostri assistenti si parlano, si scambiano numeri, diventano amici. Così nascono i ponti tra mondi diversi». Campanella, reduce dal riconoscimento di «Miglior chef svizzero 2025» per GaultMillau, ha ricordato che «il successo ha senso solo se condiviso». E Meot, che oggi prosegue l’eredità di Dario Ranza al Ciani, ha sottolineato «l’importanza di restare aggiornati, confrontarsi, mantenere viva la curiosità».

Due serate sold out, dense di dialogo e calore, in cui la cucina è tornata linguaggio di relazione. Dai ragazzi che imparano un mestiere nelle periferie di Rio alle brigate ticinesi che accolgono nuove idee ai fornelli, il messaggio di Alberto Landgraf è arrivato limpido: la gastronomia può essere un mestiere, un’arte, ma soprattutto un modo di cambiare la vita degli altri. E, quando le luci della sala si abbassano e i piatti tornano in cucina, resta l’eco più sincera di Sapori Ticino: quella di un incontro che lascia un segno — tra il gusto e la gratitudine.

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