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Dall'esperienza di vivere in Cina alla predisposizione al sorriso

Oggi, dopo aver bruciato le tappe politiche, Alessandra Gianella è capogruppo del PLR in Parlamento e mantiene viva la voglia di mettersi in gioco – Ha vissuto dall’altra parte del mondo ma poi è tornata nella sua Lugano – Ama la buona cucina e ai fornelli si diletta con la parmigiana di melanzane
© CdT/Chiara Zocchetti
Gianni Righinetti
16.03.2023 06:00

Il ritrovo con Alessandra Gianella, capogruppo del PLR in Gran Consiglio e candidata al Governo è alla caffetteria dell’USI dove immediatamente la riconoscono. Dagli studi a Lugano, solo una delle tappe del suo percorso, sono passati alcuni anni, ma «questo luogo per me riveste una certa importanza perché dal 2012 al 2015 ho fatto un Master in public management and policy dopo il diploma in lingua e cultura cinese, scienze politiche e storia moderna conseguito a Zurigo.

Sono nata e cresciuta nel Locarnese, ma Lugano oggi è la mia città». Nel suo percorso, e questo è senz’altro un tratto caratterizzante di Gianella, «sono stata in Cina a studiare. Lugano per me, dopo Zurigo, l’esperienza in Cina e a Berna, è stata una sorta di rientro a casa, alle origini. L’USI è stata importante per me, ma è soprattutto un’istituzione che conta per il nostro Cantone». E il fatto di tornare a casa «mi ha dato l’opportunità di attivarmi politicamente. Fin da subito, nel 2012, ho iniziato a darmi da fare con i Giovani liberali».

Una bambina curiosa

Con Gianella facciamo un passo indietro, andiamo alle sue origini: «Sono nata e cresciuta nel Locarnese, classe 1986, papà di Lugano-Castagnola, dove la famiglia, originaria di Leontica, si era trasferita e ha risieduto per oltre 200 anni. La mamma arriva invece dal Bellinzonese, Valle Morobbia. Ho trascorso i miei primi anni di vita a Cugnasco».

Quella che oggi è una donna professionalmente e politicamente sulla breccia era «una bambina curiosa, per molti anni figlia unica, prima che dal secondo matrimonio della mamma arrivasse un fratello. Sono sempre stata allegra e divoratrice di libri, passione che ho preso da papà, insieme alla politica che faceva sempre capolino in casa».

Poi si descrive «sportivissima (ai tempi) e attiva in diverse attività. Per 11 anni ho fatto pattinaggio artistico, già a 3 anni muovevo i primi passi sul ghiaccio, dove mi recavo quasi tutti i giorni. Poi alle medie mi sono riorientata, buttandomi nella pallavolo». Da uno sport individuale a uno di squadra a Gordola, «con la soddisfazione di vincere i campionati svizzeri con la selezione Ticino ed essere chiamata per partecipare alla selezione della Nazionale, prima di giocare a Bellinzona». Poi la metamorfosi sportiva è proseguita «alla fine del liceo, quando sono passata al karate. Poi con gli studi è subentrata un po’ di pigrizia sportiva».

L’ottimismo in politica

Alessandra sorride ogni volta che racconta qualcosa del suo vissuto e lascia trasparire un carattere gioviale: «Sì, sono una persona positiva. Ovviamente ho anche io i miei momenti di riflessione e delusione, ma questo fa parte della vita». Ma in politica si può manifestare ottimismo? «Si deve! Io affronto ogni discussione e ogni difficoltà con determinazione, convinta di trovare soluzioni. Del resto, come capogruppo, questo è uno dei miei compiti. Un altro compito consiste nell’intrattenere buoni rapporti con i colleghi degli altri partiti e riuscire a trovare delle maggioranze per una politica che decide».

Papà, pane e politica

Quando Alessandra parla di politica e di papà, si riferisce a Giampiero Gianella, per 23 anni cancelliere del Governo, in sostanza il sesto consigliere di Stato, una figura che vede tutto, conosce tutto e tutti. «Mio padre non ha mai avuto un ruolo attivo nella mia attività politica, per lui la discrezione è sacra: è sempre stato un diplomatico, e questo modo di essere l’ho fatto mio». Tornando alla politica «sono sempre rimasta affascinata, grazie allo stretto contatto con papà, da tutto il lavoro dietro le quinte, tutto ciò che i cittadini non vedono ma che alla fine conta. Anche se al giorno d’oggi non fa notizia».

Al liceo, ragionando sul futuro, sentivo il desiderio di distinguermi facendo qualcosa di diverso, fuori dal comune. Dato che sono sempre stata amante delle lingue e le imparo con facilità, ho pensato alla Cina

I genitori allibiti

Ad incuriosirmi è l’esperienza in Cina: Alessandra scrive e parla in cinese. «Certo, ma penso e ragiono in italiano» dice con un sorriso. Da cosa è nato tutto ciò? «Al liceo, ragionando sul futuro, sentivo il desiderio di distinguermi facendo qualcosa di diverso, fuori dal comune. Dato che sono sempre stata amante delle lingue e le imparo con facilità, ho pensato alla Cina, una cultura radicalmente diversa dalla nostra: ho iniziato a prendere lezioni. Mi è piaciuto talmente tanto che mi sono decisa ad approfondire, finché all’Università di Zurigo ho scelto come materia principale lingua e cultura cinese. I miei genitori sono rimasti allibiti. Va detto che eravamo nel 2005, un’altra epoca… Di sicuro li ho sorpresi».

Le arance della nonna

La Cina, un Paese lontano e una lingua impossibile… «Vero, ma mi sono davvero innamorata e ho avuto il coraggio di lanciarmi, iniziando a imparare il cinese a partire dal tedesco. Dopo un anno a Zurigo, poi, a 19 anni sono partita per la Cina». Pronti, via, per andare dall’altra parte del mondo. E di certo non c’era la fila di europei per andarci. Molti optavano per Pechino e Shanghai. Ma Gianella ha voluto distinguersi anche in questo: «Per imparare davvero il cinese mi sembrava inutile andare dove tutti capiscono anche l’inglese. Da qui la decisione di andare ad Hangzhou, città splendida nella provincia dello Zhejiang, con un bel lago e gemellata con Lugano dal 2006. Quando l’università mi ha ammessa ho deciso di non andare a vivere in un campus, ma di prendere un appartamento in mezzo ai cinesi — doveva essere una full immersion. Dopo alcuni mesi di corso di cinese, mi sono resa conto che ancora non riuscivo a farmi capire come volevo. La vita quotidiana in Cina è complicata! Perciò, ho esteso il soggiorno di un altro anno. Poi è arrivato un problema di riconoscimento dei diplomi: se avessi fatto tutto il mio percorso universitario in Cina non sarebbe stato considerato valido in Svizzera. Così, a malincuore, dopo due anni sono rientrata per concludere il percorso universitario in Svizzera». Tra i ricordi della Cina «ci sono anche le moltissime persone che ho avuto la fortuna di conoscere, con cui ho condiviso i due anni di soggiorno. Studenti provenienti da ogni angolo del mondo che mi hanno invitata a casa loro, per esempio in Indonesia, Corea, Giappone e Thailandia. Ma anche moltissimi cinesi, figli di immigrati in Europa, che sono andati in Cina per imparare al meglio la loro lingua, il mandarino, visto che a casa loro spesso si parla il dialetto della propria regione». Questi incontri, prosegue Gianella nel racconto con grande entusiasmo, «mi hanno arricchita moltissimo dal lato umano, poiché ho avuto la possibilità di conoscere molte culture diverse dalla nostra. Persone con cui sono ancora oggi sono in contatto, nonostante nel frattempo siano trascorsi oltre 16 anni da questa bellissima esperienza e ci troviamo a migliaia di chilometri di distanza sparsi in varie zone del mondo». Ma c’è anche un aneddoto sulla visita della nonna, con quest’ultima che «voleva a tutti i costi portarmi delle arance, perché secondo lei non mangiavo abbastanza e bene». Arance che, ovviamente, sono rimaste all’aeroporto. «La cosa l’ha mandata in crisi, anche se poi le ho dimostrato che avevo da mangiare a sufficienza» ricorda come aneddoto gustoso colei che oggi è alla guida del gruppo PLR in Gran Consiglio.

Ero la mascotte del condominio

Ma come sono questi cinesi? «Persone molto cordiali, disponibili, di animo buono. Nel palazzo in cui vivevo non c’era un europeo e all’inizio ero guardata con curiosità, un po’ da lontano, ma quando i cinesi capiscono che ti sei impegnato per padroneggiare la loro lingua superano ogni timidezza. Sono diventata una specie di portafortuna del condominio, cosa che mi ha aiutata molto». L’esperienza è stata positiva anche per aver incontrato studenti di tutto il mondo. «Mi ha sorpreso capire fino a che punto arriva la competizione accademica, che è davvero molto pronunciata. Riuscire ad affermarsi non è scontato. Ho anche avuto modo di insegnare nelle loro scuole un po’ d’inglese. Parlavo della Svizzera e del mio paese, cose che affascinavano le persone. In Cina c’è l’abitudine, sin dall’infanzia, a vivere giornate piene e strutturate — il tempo libero non lo conoscono». Poi, immaginate un’europea, bionda, alta, richiesta per selfie dai cinesi. «Situazioni strane, che però aiutano a uscire dalla nostra prospettiva occidentale e a capire quanto vasto e vario è il mondo».

Per prima cosa ho lavorato a Berna come responsabile per una ditta nelle relazioni con la Cina, facendo la spola fra i due paesi. È durata solo per un anno, perché nel 2015 sono stata eletta in Gran Consiglio e sono rientrata in Ticino

Passione diventata professione

Da quell’esperienza Alessandra ne ha fatto una professione. «Per prima cosa ho lavorato a Berna come responsabile per una ditta nelle relazioni con la Cina, facendo la spola fra i due paesi. È durata solo per un anno, perché nel 2015 sono stata eletta in Gran Consiglio e sono rientrata in Ticino. Poi sono diventata responsabile per la Svizzera italiana di economiesuisse dove ho lavorato per oltre quattro anni, e in seguito, due anni fa mi sono messa in proprio aprendo una mia ditta di consulenza, che si chiama Sinocom e mette in relazione Svizzera e Cina, oltre ad occuparsi di promozione del territorio e public affairs. Peccato che mentre iniziavo questa avventura sia arrivato il COVID... La pandemia ha reso tutto difficile, ma rimango fiduciosa — anche se in Cina per il momento non ho ancora avuto occasione di tornare».

In politica si corre troppo

E siamo alla politica: «Mi sono candidata al Gran Consiglio nel 2015, ottenendo un successo che mi ha sorpresa per la sua portata. Ho vissuto la mia prima Legislatura con Alex Farinelli come capogruppo, poi nel 2019 dopo la sua elezione a Berna il gruppo mi ha scelta come suo successore. Nel frattempo sono diventata anche vicepresidente del PLR svizzero, avvicinandomi alla politica federale». Quindi la corsa al Governo è finalizzata a una scalata verso Berna alle federali? «Calma! I calcoli in politica è meglio evitarli. Faccio sempre una cosa alla volta».

E come va oggi in politica? «Si corre un po’ troppo, non c’è tempo per approfondire, tutti pretendono prese di posizione e reazioni immediate. Io sono abituata ad approfondire, prima di parlare. Sono riflessiva, non impulsiva e i miei toni difficilmente si accendono. E soprattutto, mi piacciono i rapporti interpersonali, che danno molto anche dal profilo politico e vanno coltivati».

Il gusto per la compagnia

Sono ormai le ultime battute e gli ultimi passi di una passeggiata che ci ha portato dall’USI al LAC, aperitivo in centro e pranzetto in un ristorante in zona Cattedrale. Ai fornelli come se la cava Gianella? «Di certo non sono uno chef. Se devo citare una pietanza che mi riesce bene, dico parmigiana di melanzane. Ma non chiedetemi piatti sofisticati. Mangiare e stare in compagnia mi piace moltissimo: gusto sempre quello che mi trovo sul piatto, specialmente se accompagnato da un buon bicchiere di vino». E allora salute e l’augurio di una vita di successo, professionale e politico.

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