Davesco-Soragno, quella villa calamita delle rapine

Sfortuna, casualità oppure vera e propria calamita per le rapine? Domande che per ora non trovano ancora risposta. L’unica cosa certa, è che sono oggetto di un’inchiesta di polizia coordinata dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti. Rimane il fatto che quella andata in scena ieri sera a Davesco-Soragno non è la prima rapina avvenuta nei pressi della «megavilla» che si affaccia sulla strada cantonale, vicino a una nota osteria del quartiere. Ebbene sì, l’edificio sembra proprio essere abbonato ai fatti di cronaca giudiziaria: già nel 2015 il proprietario dell’immobile era stato vittima di un furto, avvenuto nella notte tra il 27 e il 28 maggio. A differenza di quello più recente, il colpo di allora era andato a segno. Sette anni fa, quattro malviventi con il volto coperto avevano costretto l’uomo ad aprire la porta di casa per poi aggredirlo, ferendolo leggermente, e rubargli denaro e quadri dal valore di oltre 20 mila franchi e l’automobile, usata per fuggire in Italia attraversando un valico del Mendrisiotto. Qualche ora più tardi, verso le 4.30 di mattina, il veicolo era stato trovato in fiamme a Lomazzo, in provincia di Como.
Nessuna risposta, varie ipotesi
Torniamo ai fatti più recenti. Nella mattinata di oggi, giovedì, sul posto erano ancora presenti agenti della polizia Città di Lugano e ispettori della Cantonale. Attualmente, i due malviventi risultano ancora in fuga e spetterà agli inquirenti far luce sui punti ancora oscuri di questa vicenda. Come ad esempio i motivi che hanno spinto due uomini con il passamontagna, nel tentativo di svaligiare la villa verso le 20 di mercoledì, a rinchiudere il proprietario nel baule della sua vettura per poi darsi alla fuga una volta scattato l’allarme dello stabile. Oppure, bisognerà far luce sulle modalità con cui i due ricercati sono riusciti a far perdere le proprie tracce. È ancora un grande punto interrogativo, infatti, se i due uomini siano fuggiti a piedi oppure in macchina. Le primissime ipotesi, emerse nella serata di mercoledì, facevano pensare a una fuga in automobile. Una congettura corroborata dalla chiusura della dogana di Gandria, ad opera di agenti della polizia cantonale presenti con mitra e giubbotto antiproiettile, per tentare verosimilmente di acciuffare i due malviventi. Lo sbarramento del valico verso l’Italia per oltre un’ora ha poi causato, inevitabilmente, una colonna chilometrica di macchine. Inoltre, sono stati segnalati anche posti di blocco a Pregassona e al capolinea delle TPL al Piano della Stampa.
Come detto, non si esclude neppure la fuga a piedi. Gli ispettori della Cantonale hanno battuto anche lo sterrato di un cantiere sull’altro lato della strada – diviso in due dal riale di Soragno e delimitato più a valle da via Vecchio Tram – presumibilmente alla ricerca di tracce. Impronte di scarpe, forse. È stato infatti delimitato (vedi la foto sotto) una porzione di sterrato con quattro coni arancioni e il classico nastro bianco e rosso. Non è da escludere, quindi, che i due ricercati possano essere fuggiti in quella direzione. Oppure che siano passati da lì per entrare nella proprietà presa di mira e delimitata da un fitto terreno boschivo.
Supposizioni a parte, come già accaduto nel 2015 spetterà agli inquirenti stabilire se si è trattato di una rapina (in questo caso tentata) oppure di un regolamento di conti. Sette anni fa, l’allora procuratore pubblico Nicola Corti si era concentrato anche sulla pista dell’imboscata «mascherata» da furto.

La politica chiedeva lumi
La storia della «megavilla» di Davesco Soragno era finita al centro, nel 2014 e 2015, anche di due interrogazioni del consigliere comunale socialista Raoul Ghisletta. La prima risale al 30 novembre di otto anni fa e verteva sulle autorizzazioni ricevute dal proprietario. La villa era stata costruita fuori zone edificabile e la licenza edilizia era stata concessa dal Municipio , che si era basato sul preavviso favorevole del Dipartimento del territorio. La seconda interrogazione– presentata il 30 giugno 2015 – esprimeva preoccupazione per la rapina («la seconda nell’arco di un anno») e chiedeva al Municipio quali misure intendesse attuare per arginare il fenomeno. «Tenuto conto della reazione “emozionale” della popolazione – aveva risposto l’Esecutivo il 9 luglio successivo –, il Comando (della Polizia, ndr.) ha provveduto a intensificare il controllo di zona con particolare attenzione alla presenza di persone e/o veicoli sospetti, sia durante il giorno che la notte». In ogni caso, secondo il Municipio la situazione nel quartiere non si era aggravata, trattandosi di «un fatto isolato anche se seriale, almeno nei confronti della vittima».