Denatalità e assegni famigliari dividono in due la politica

Il tanto discusso tema della denatalità in Ticino tornerà presto ad animare la politica cantonale. E lo farà, in particolare, con il «poker» d’iniziative parlamentari del Centro – presentate a gennaio dello scorso anno dai promotori Claudio Isabella e Alessandro Corti – che giungerà nell’aula del Gran Consiglio nella sessione di giugno con due posizioni distinte: la maggioranza (composta da PLR, UDC e Lega con riserva) che accoglie solo una delle tante richieste presenti nelle quattro iniziative, bocciando sostanzialmente tutto il resto; la minoranza (con Centro, PS, Verdi e Più Donne) che accoglie, al contrario, quasi tutte le principali proposte.
Le proposte
Il cosiddetto «poker» d’iniziative, in sintesi, proponeva quattro cambiamenti, articolari in diverse richieste. Primo: un cambio culturale (ad esempio assegnando il tema demografico a un solo dipartimento; includendo in ogni provvedimento governativo una valutazione sull’impatto demografico; promuovendo il valore della famiglia a scuola). Due: un sostegno finanziario alle famiglie (aumentando gli assegni familiari a 300 franchi e quelli per la formazione a 350; rendendo gli assegni familiari progressivi in base al numero di figli; estendendo il numero di beneficiari dell’assegno parentale a tutto il ceto medio). Tre: promuovere la conciliabilità lavoro famiglia (con misure specifiche nel pubblico e para-pubblico; incentivando le aziende private; rendendo gli asili nido e i centri extrascolastici gratuiti per tutto il ceto medio). Quattro: promuovere l’acquisto della casa primaria per i giovani (ad esempio promuovendo strutture a “misura di famiglia” e abbassando le tasse per l’acquisto agli under 40).
Le due visioni
Ora, come si diceva all’inizio, la maggioranza composta da PLR, UDC e Lega, (relatore il liberale radicale Patrick Rusconi) boccia sostanzialmente tutte le proposte, tranne una. La prima richiesta (relativa al cambio culturale e che propone di affidare la tematica a un solo dipartimento e di promuovere la famiglia a scuola) viene infatti accolta sia dalla maggioranza che dalla minoranza. Per il resto, appunto, è arrivato un «no» a tutte le altre misure. E questo perché, riassumiamo in estrema sintesi, secondo la maggioranza la denatalità ha radici più profonde ed è un tema molto complesso e dunque – citiamo dal rapporto – «l’approccio puramente economico e finanziario, sebbene importante, non può risolvere tutte le problematiche alla radice, poiché i motivi alla base della denatalità sono molteplici e legati anche a fattori sociali, culturali e biologici». Tutto ciò, senza dimenticare che «in Ticino si sta già facendo molto», che le iniziative avrebbero un impatto finanziario molto rilevante e che «investire ulteriore risorse non porterebbe ai risultati sperati».
Diametralmente opposto, va da sé, il parere della minoranza (relatori Tamara Merlo e Maurizio Canetta), che approvano tutte le richieste, fatta eccezione per la progressività degli assegni famigliari e le misure fiscali riguardanti la promozione dell’acquisto della prima casa. Per il resto, appunto, da Centro, PS, Verdi e Più Donne è arrivato un sì generale al «poker» d’iniziative. La minoranza ritiene infatti gli attuali sostegni economici troppo esigui (e chiede anch’essa di aumentare gli assegni famigliari) e sottolinea la necessità di nuove strutture e di un vero e proprio cambio di mentalità per «un impulso maggiore verso le politiche demografiche».
In aula a giugno
Ora, va infine detto che i rapporti di forza potrebbero anche cambiare in Parlamento. E con l’aggiunta dei partiti «minori» la minoranza potrebbe diventare maggioranza. I numeri, insomma, parlano di una votazione molto «tirata» e tutto fuorché scontata. In questo senso, il deputato Claudio Isabella, contattato dal Corriere del Ticino si appella «a quei partiti che regolarmente si definiscono paladini del ceto medio e che appoggiando le iniziative hanno la possibilità di aiutare questa fascia di popolazione». E a chi parla di soldi, di proposte troppo costose, Isabella risponde che «si tratta di veri investimenti per il futuro: la natalità in Ticino è ai minimi storici e se non facciamo qualcosa la deriva demografica arriverebbe prima di quanto pensiamo». Come dire: meglio prevenire che curare.