L’intervista

«Dentro le competenze e fuori la politica dagli Enti autonomi»

Dopo i contrasti emersi nel Consiglio comunale di Bellinzona sulle nomine, il capo della Sezione degli enti locali Marzio Della Santa esprime una posizione netta: «Controllore e controllato non possono essere la stessa persona: eticamente si genera un potenziale conflitto d’interessi» - Il problema si pone anche a livello cantonale, soluzioni allo studio
Marzio Della Santa. ©CdT/Chiara Zocchetti
Simone Berti
25.05.2021 06:00

«Negli Enti autonomi i politici non dovrebbero esserci: il controllore non può essere il controllato. Ed è giusto che i delegati siano persone con le necessarie competenze, anziché scelte sulla base dell’appartenenza partitica». Dopo i contrasti emersi in Consiglio comunale a Bellinzona sulla nomina negli Enti autonomi, tra accuse di lottizzazione e critiche alla procedura di nomina, il capo della Sezione degli Enti locali del Cantone Marzio Della Santa fornisce la propria chiave di lettura sul tema a cui avevamo già dedicato un approfondimento negli scorsi mesi. L’alto funzionario ritiene che, contrariamente a quanto avviene oggi, municipali e consiglieri comunali non dovrebbero sedere nei Consigli direttivi.

Marzio Della Santa, una suddivisione di carattere partitico nei Consigli direttivi degli Enti autonomi di diritto comunale è giustificata oppure andrebbe a suo avviso favorita una scelta basata principalmente sulle competenze?
«In precedenza, nell’ambito della Legge organica comunale, esisteva una regola secondo cui per nominare i rappresentanti comunali nelle varie entità o organizzazioni ‘esterne’ occorreva rispettare i rapporti di forza in seno ai Legislativi, ma nel 2014 il Gran Consiglio ha abrogato questo criterio. Questo è avvenuto anche perché quando si trattava di enti intercomunali, accadeva che un Comune potesse ‘inviare’ un solo delegato, andando così a favorire ogni volta solo le forze di maggioranza anziché persone competenti e idonee all’attività gestita dallo specifico ente. Competenze che quindi sì, a mio modo di vedere andrebbero favorite, come avviene a livello di conduzione aziendale».

La presenza di municipali è sempre consigliata?
«Va premesso che per un Comune istituire un Ente autonomo significa conferirgli una amplissima autonomia esecutiva (e non politica) che non potrebbe essere garantita se quel settore d’attività fosse gestito dall’amministrazione comunale. Se dunque il Comune vuole fornire autonomia all’unità che deve erogare una determinata prestazione, deve metterla nella condizione di concentrarsi su aspetti legati alla qualità, all’efficacia e all’efficienza del servizio, compiti dunque di carattere operativo. I compiti di carattere politico dovrebbero invece rimanere di competenza degli organi comunali i quali, tramite i mandati di prestazione, definiscono cosa si aspettano da questi enti. Per rispondere alla domanda, dunque, la presenza di municipali ma anche di consiglieri comunali nei CD degli Enti autonomi non solo non dovrebbe essere consigliata, ma a mio parere andrebbe proprio esclusa».

Per quale motivo?
«Perché se il mandante è anche l’esecutore, evidentemente non può essere sufficientemente imparziale per valutare l’operato. Mandante ed esecutore, insomma, non possono essere la stessa persona, perché quando il mandante dovrà rendere conto dell’operato di se stesso difficilmente dirà che le cose non vanno bene, che il servizio erogato non è efficace o ancora che ci sono dei superamenti di spesa. Del resto, se mandante ed esecutore sono la stessa persona, allora cade il motivo alla base stessa dell’istituzione di questa forma di gestione della cosa pubblica ovvero, appunto, quella autonomia che permette di sgravare i Municipi. Al contempo, c’è il rischio che il delegato faccia politica anche laddove non sarebbe deputato a farlo (i CD), esautorando in questo modi i colleghi dell’Esecutivo».

Siamo dunque di fronte a potenziali conflitti d’interessi?
«Legalmente no, perché questa forma di rappresentanza è permessa dagli statuti e non collide con la Legge organica comunale. Eticamente invece direi proprio di sì, anche perché in definitiva questa situazione crea le premesse affinché i Municipi, potenzialmente, vengano meno al loro compito di vigilanza. È infatti il Municipio ad essere responsabile del controllo, e non il suo delegato. Detto in altre parole ancora, il controllore ed il controllato non possono essere la stessa persona. Questo, attenzione, non vale per altre forme di governance come ad esempio quelle di tipo sovracomunale, si pensi alle Commissioni regionali dei trasporti: lì evidentemente i vari capidicastero in ambito di mobilità devono starci, perché sono loro che determinano le politiche locali da poi implementare a livello regionale, e non sono lì per acquistare dei bus, facendo un esempio banale ma emblematico: quello è un compito che spetta alla ditta di trasporti che ha assunto il mandato».

Il problema esiste solo a livello comunale?
Dal mio punto di vista lo stesso problema si pone con il Cantone, quando i consiglieri di Stato siedono in Consigli di amministrazione di Enti autonomi cantonali. Il problema dunque esiste anche lì, ma alla fine la questione è liquidata sempre con lo stesso argomento utilizzato dai municipali quando viene loro mossa questa critica, ovvero che si tratta del miglior controllo possibile. È però evidente che anche qui si pongono dei potenziali conflitti d’interessi».

Da parte del Cantone, sugli Enti autonomi vi sono quindi delle riforme in cammino?
«Certo, ci stiamo ragionando anche perché vi sono delle situazioni che iniziano ad attirare la nostra attenzione. Non è tanto il proliferare degli Enti autonomi che ci interroga, perché gli stessi possono essere una forma di esecuzione ottimale di fronte ad entità complesse e potrebbero esserlo in futuro in ambito sovracomunale. Il problema si pone invece quando, anziché erogare dei servizi, gli Enti autonomi vengono usati per fare politica. Il problema è anche proprio di cultura politica: spesso negli organi rappresentativi di un Comune non si fa politica, bensì si tende a scegliere come amministrare al meglio la cosa pubblica. Nel mondo anglosassone accade il contrario: Esecutivi e Legislativi fanno politica per davvero, ovvero stabiliscono cosa vogliono, mentre l’operatività spetta a funzionari competenti».

Quando le poltrone sono in conflitto. ©CdT/Archivio
Quando le poltrone sono in conflitto. ©CdT/Archivio