Bellinzona

Dieci anni fa l’addio a don Colombo

La Fondazione Madonna di Re ricorda il suo fondatore e sottolinea l’eredità del sacerdote in ambito religioso, sociale e intellettuale - Pionieristico il suo apporto a favore delle persone portatrici di andicap
Red. Bellinzona
15.03.2021 14:54

Esattamente 10 anni fa se ne andava don Giovanni Maria Colombo. Era infatti il 15 marzo del 2011 quando il sacerdote scompariva dopo una vita di intensa attività pastorale ma anche intellettuale, «lasciando alla nostra società stimoli incisivi per un pensiero etico ed estetico oltre a benefiche provocazioni per un’operatività densa di schietta carità cristiana», come ricorda in un comunicato la sua Fondazione Madonna di Re. Quella fondazione che il prete ha creato sviluppato e curato a Bellinzona, ad Ambrì-Piotta e a Claro, con tre diverse realtà per la promozione lavorativa e culturale di persone adulte portatrici di disabilità mentali, fisiche, sensoriali o multiple. «Comunità necessariamente diverse, ma unite da un’unica opzione di base: il rispetto della spiritualità di ciascuna persona, spiritualità che dà valore e significato al suo essere corporeo e psichico più o meno abile», si sottolinea.

Un ricco percorso
Nato nel 1919, don Colombo fu teologo, filosofo, educatore e scrittore. Ordinato sacerdote nel 1943, fu parroco di Prato Leventina (1943-56) e di Daro (1959-72), docente di filosofia e latino al Papio di Ascona e assistente spirituale al S. Eugenio di Locarno, catechista alla Scuola di Commercio e al Liceo economico-sociale di Bellinzona, consulente matrimoniale all’istituto La Casa di Milano, giudice e poi presidente (dal 1994) del Tribunale Diocesano di Lugano, e fu anche attivo all’Università di Friburgo. Negli anni Settanta la «lungimirante risposta ai bisogni del territorio» con la pionieristica creazione del primo laboratorio protetto completato da una dignitosa offerta abitativa, la sua Fondazione Madonna di Re, appunto, oggi sempre attiva. Anche in questo ambito, si sottolinea nel decennale della scomparsa, don Colombo «ha invitato tutti noi cittadini ed in particolare i collaboratori della sua fondazione ad impegnarsi in un attento ascolto interlocutorio della persona fragile». Tra le altre cose, don Colombo ha dato pure «un valido contributo alla messa a punto della Legge cantonale sull’integrazione socioprofessionale degli invalidi e si è costantemente impegnato per il riconoscimento dei più sacrosanti diritti della persona disabile».

Sguardo al futuro
Tramite questa eredità spirituale, «fiduciosa negli indispensabili sostegni economici, nel solco etico tracciato dal fondatore e grazie a competenze sempre aggiornate», la Fondazione Madonna di Re vuole «continuare ad onorare la memoria di don Colombo e a dare adeguata risposta ai nuovi bisogni emergenti, assumendo le nuove sfide e continuando a svolgere, con coraggio, umiltà e determinazione, un ruolo da co-protagonista nella comunità sociale e culturale del territorio».