Distribuzione del pane «svecchiata»: buona la prima

Volontari sorridenti, un pannello illustrativo che narrava la storia del legato di Domenico Somazzi e una Masseria di Cornaredo affollata di persone: buona la prima per il rilancio della distribuzione del pane del legato, o di sant’Antonio che dir si voglia, a tre anni dall’ultima volta. Una tradizione un po’ stantia che sembra aver ritrovato fragranza: a mezz’ora dalla fine non restava da distribuire che una trentina delle circa duecento pagnotte.
Un percorso di riattivazione
Come annunciato dal Municipio la settimana scorsa, quest’anno la tradizione è stata rinnovata e rinvigorita, tra l’altro spostandola dalla sua storica sede a Palazzo Civico (dove era presente un cartello per «reindirizzare» verso la Masseria). Una delle principali novità è stata coinvolgere le nuove generazioni. Gli allievi delle scuole dell’infanzia di Castausio e delle scuole elementari Lambertenghi hanno affrontato il tema della povertà e della beneficenza ispirandosi alla biografia di Domenico Somazzi – patrizio di Lugano che aveva destinato un lascito per distribuire pane ai meno fortunati in occasione degli anniversari del suo decesso il 14 gennaio 1833 (il legato negli anni si è poi «confuso» con una tradizione legata a sant’Antonio – tanto che c’è chi poi ha portato la pagnotta in chiesa per farla benedire – ma nasce laico). Il personale dell’Ufficio patrimonio culturale di Lugano è partito proprio dalla sua storia e ha indagato sulle sue autentiche motivazioni nel costituire il legato. Il risultato oggi è stato un momento di sensibilizzazione che si è concretizzato nella preparazione di una ventina di pagnotte, realizzate dai bambini e successivamente distribuite personalmente. Le altre pagnotte erano invece opera di professionisti.
«Abbiamo voluto unire cultura e socialità, elementi generatori di consapevolezza - spiega Luigi Di Corato, direttore della divisione cultura della città. - L’obiettivo era quello di avviare un percorso di riattivazione, trasmettendo questa tradizione anche alle nuove generazioni. Sebbene oggi la distribuzione del pane non sia più indispensabile per le persone bisognose, si ritiene importante affrontare il tema della povertà e degli sprechi, promuovendo una riflessione sulla sostenibilità». In quest’ottica, ogni anno si intende spostare la distribuzione in una struttura benefica diversa, valorizzando le associazioni locali come ad esempio l’ospedale del giocattolo, centro solidale attivo nella raccolta di materiale di seconda mano per l’infanzia.
Bambini e maestre entusiaste

Torniamo alla distribuzione: diversi luganesi ci hanno detto di essere contenti che la tradizione sia stata ripristinata, anche a prescindere dalla nuova impostazione. La pausa di tre anni non era piaciuta a tutti: «Tanti luganesi partecipavano, speriamo che si ripeta nei prossimi anni», ha ad esempio detto un signore. «Peccato non l’abbiano fatta in centro - ha detto un altro. – Ma qui alla masseria è bellissimo». Circa un centinaio di persone ha partecipato alla distribuzione del pane; c’è chi ha portato via qualche pagnotta e chi ha preferito gustarla sul posto, accompagnata da una tazza di tè. Un momento di condivisione che ha permesso alle persone di interagire con i bambini e con i collaboratori del centro Bethlehem. Il tutto, ma è una coincidenza, sotto a un affresco dedicato a san Vincenzo intento a distribuire proprio del pane.
Per quanto riguarda l’aspetto scolastico, sia i bambini che le insegnanti coinvolti hanno espresso grande entusiasmo. «È stata un’opportunità per affrontare un argomento importante come la solidarietà e gli sprechi, - ha detto una delle maestre. - È un tema complesso da spiegare, ma alla fine i bambini hanno compreso e hanno condiviso anche le proprie esperienze legate alla beneficenza: è stato arricchente per tutti». Tutto ciò si è tradotto in un opuscolo in cui, attraverso un breve testo accompagnato da alcuni disegni, gli allievi hanno realizzato un progetto che ripercorre la storia di «Un’antica tradizione di Lugano».
Buona la prima, dunque, per la rinnovata tradizione? A giudicare dal numero di persone accorse, dai sorrisi e dall’entusiasmo dei bambini e degli organizzatori, azzardiamo un sì: il santo (o, meglio: il legato) tutto sommato vale la pagnotta.