Lavena

Divieto di pesca sulla sponda italiana della Tresa

Il provvedimento, entrato in vigore in questi giorni, comprende l’area dal lago alle paratie mobili
(Foto Archivio CdT)
Red. Online
10.01.2019 06:00

È entrato in vigore proprio in questi giorni il divieto di pesca sulla sponda italiana del fiume Tresa in prossimità del ponte della dogana così come deciso dalla Commissione italo-svizzera per la pesca. La misura, auspicata da tempo, dovrebbe mettere fine alle polemiche nate per il fatto che in Italia l’esercizio della pesca in quel particolare punto del lago era consentita, contrariamente a quanto accade da diversi anni sulla sponda elvetica dov’è vietato.

«Il problema era sul tavolo delle discussioni da parecchio tempo - ci spiega Tiziano Putelli dell’Ufficio cantonale caccia e pesca - e nel 2018 l’introduzione di un divieto anche in Italia era stata sollecitata a più riprese dalla Società pescatori La Ceresiana in occasione della sua assemblea. Di conseguenza ne avevo discusso con i nostri dirigenti e la questione è oggi stata risolta a livello di Commissione italo svizzera sulla pesca».

Dunque, secondo quanto stabilito dal provvedimento firmato dal commissario italiano Marco Zacchera, a livello generale viene vietato l’esercizio della pesca con canne e reti nelle immediate vicinanze del ponte della dogana in territorio di Lavena Ponte Tresa, cosa che ovviamente comprende il fiume unitamente al fronte lago dove non è nemmeno più possibile ancorare le barche per pescare a una distanza inferiore ai dieci metri di distanza dal manufatto. Ma non è tutto. Il provvedimento viene infatti esteso a tempo indeterminato anche oltre il ponte, ossia per il tratto di fiume che dal lungo tresa raggiunge piazza Europa e piazza Mercato.

Questa ulteriore novità legislativa è legata al fatto che nella zona indicata si trova lo speciale by-pass inaugurato alcuni anni or sono per consentire il libero passaggio dei pesci dal lago al fiume e viceversa. Come noto l'opera permette alla fauna ittica di superare le paratie di regolazione del livello del Ceresio, situate appunto all’altezza di piazza Mercato, era stata costruita interamente in territorio italiano nell'ambito del Progetto Interreg III per la conservazione della trota marmorata nel bacino idrografico del fiume Ticino, ed era stata sostenuta da un investimento di 220 mila euro di cui 40 mila sostenuti dal Cantone e 180 mila dalla Provincia di Varese. Parallelamente il Ticino si era accollato 45 mila dei 65 mila euro spesi per la realizzazione, in corrispondenza del fondale, di una camera di monitoraggio dotata di un'ampia finestra e di una telecamera automatica per il controllo della fauna ittica comandata da uno speciale software messo a disposizione da una ditta di Lucerna. Una soluzione quest'ultima inedita alle nostre latitudini, che fornisce dati e immagini regolarmente utilizzata da ricercatori e nel contempo messi a disposizione a scopi didattici. Da qui la necessità di una maggior tutela della fauna ittica che transita quotidianamente all’imbocco e sbocco della scala di monta.

Il divieto, come accennato all’inizio, dovrebbe quindi mettere la parola fine alle annose polemiche tra pescatori italiani e svizzeri. Come noto infatti in Ticino, per il periodo compreso tra il 2013 e il 2018 era stato confermata l’introduzione di una zona di protezione sul Ceresio in prossimità dell’imbocco del fiume Tresa, dove la pesca era stata vietata dal ponte della dogana sia verso il lago che verso valle, come pure nell’area lacustre fino al debarcadero. Una norma che era stata contemporaneamente inserita dell'articolo 6 della Convenzione tra la Confederazione Svizzera e la Repubblica Italiana per la pesca nelle acque italo-svizzere, confermata anche per i prossimi anni e che si amplia ora anche alle sponde fluviali del Comune di Lavena Ponte Tresa fino alle paratie mobili.