Donne in carcere: «Ora però si intervenga»

Da destra a sinistra, l’opinione sulle condizioni di detenzione delle donne in Ticino è unanime: «Così non va». Il tema è stato nuovamente sollevato durante la seduta parlamentare di oggi, in occasione della discussione sul rapporto di attività della Commissione di sorveglianza delle condizioni di detenzione. A preoccupare i deputati, «non è solo l’aumento delle donne in carcere, ma anche delle donne incinte o con figli al seguito», ha esordito la relatrice del rapporto Lara Filippini (UDC) rievocando il caso di una detenuta che ha partorito in carcere, all’improvviso, la scorsa estate. «Il protocollo attivato è stato commisurato all’eccezionalità dell’evento, e sia gli agenti di custodia che gli infermieri sono intervenuti subito. Ma cosa sarebbe accaduto se non ci fossero stati gli infermieri, visto che il servizio è garantito solo dalle 7 alle 20?», si è chiesta Filippini. Un punto ribadito anche da Giorgio Galusero (PLR), che ha chiamato in causa la Magistratura: «Quella donna era sotto inchiesta. Addirittura, era già stata prevista la scarcerazione. Allora perché non farla uscire?». L’auspicio del liberale radicale è dunque che, con la nuova sezione femminile, «si possa arrivare a decidere che durante il travaglio una donna non deve restare in carcere». Dello stesso avviso anche Luca Pagani (Il Centro), il quale ha ricordato che «da anni segnaliamo modalità inaccettabili che discriminano donne». Malgrado gli sforzi della direzione delle strutture carcerarie per alleggerire la situazione, «è chiaro che si tratta di palliativi: la discriminazione con gli uomini rimane evidente». Una situazione che, ha sostenuto Pagani, per le donne incinte e con figli si fa ancora più dura: «La carcerazione di una donna incinta deve rimanere davvero l’ultima ratio». E a proposito della nuova sezione femminile, il deputato del Centro si è detto preoccupato per le tempistiche (23 i mesi di attesa prospettati): «È necessario che tempi attuativi siano ridotti. Nel frattempo, occorre adottare alcune modifiche per attenuare la situazione, valutando ad esempio la possibilità di tenere aperte le celle».
La speranza che si arrivi a una concretizzazione, dopo i molti appelli della Commissione degli ultimi anni è stata ribadita anche da Carlo Lepori (PS): «Se ne parla dal 2008, ora pare che la nuova sezione sarà pronta nel 2025. Ci auguriamo davvero che questa soluzione possa concretizzarsi in tempi brevi». Secondo Maruska Ortelli (Lega), «il progetto andrà in porto. E dopo tutte le discussioni sul tema, penso che siamo riusciti a raggiungere un mezzo obiettivo». Parlando del parto in carcere, invece, la leghista ha evidenziato che «sarebbe potuto capitare a tutti di partorire in dieci minuti». Sull’eccezionalità dell’avvenimento ha insistito anche il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. «I bambini non nascono in carcere d’abitudine, rimarrà una circostanza inusuale. Dobbiamo anche ricordare che poche ore prima il ginecologo l’aveva visitata e aveva ritenuto di poter rinviare la donna in carcere». Per quanto riguarda la nuova sezione, il consigliere di Stato ha ribadito che si tratta di «un progetto in grado di rispondere a una necessità concreta, e con un costo (3 milioni, ndr) contenuto». A breve termine, ha comunque precisato il direttore del DI, si dovrà affrontare il tema degli edifici carcerari: «La Stampa risale al 1968 e il suo ciclo di vita è giunto a conclusione. Investire in una sua ristrutturazione non è più convenente, quindi sono in corso riflessioni per una nuova struttura». Una proposta potrebbe arrivare già alla fine dell’anno.