Società

Donne, lavoro e famiglia: duemila firme per cambiare

Presentato l’esito della campagna promossa dalla FAFTPlus a gennaio - Il sondaggio online di Pro Familia rivela un Paese in cui si le coppie rinunciano ai figli a causa di risorse finanziarie troppo scarse - Il Ticino sotto pressione
Aiutare le famiglie significa soprattutto fornire loro servizi a costi accessibili. ©Chiara Zocchetti
Dario Campione
25.04.2024 19:30

Oltre duemila firme e una limpida consapevolezza: rompere il soffitto di cristallo che tuttora impedisce a moltissime donne nel nostro cantone di conciliare vita e lavoro non sarà facile. Né scontato.

La Federazione delle associazioni femminili in Ticino (FAFTPlus) ha presentato oggi alla stampa l’esito della campagna lanciata a gennaio per la sottoscrizione di un appello rivolto ai Comuni per accrescere le misure di conciliabilità lavoro-famiglia. Le tre richieste avanzate erano molto precise: asili nido accessibili a tutti e con un costo non superiore al 5% del reddito familiare; pre e doposcuola in ogni sede delle scuole primarie; mense scolastiche a prezzi moderati e senza limiti di accesso in tutti gli istituti.

«Abbiamo raccolto 2.212 firme e il sostegno trasversale di associazioni e partiti, ma anche di singoli - ha detto la copresidente di FAFTPlus, Gina La Mantia - abbiamo anche tastato il polso ai cittadini e compreso come la questione sia un tema determinante per il futuro del cantone. Si parla tanto della fuga dei cervelli e dell’invecchiamento della popolazione, ma una rete di strutture per la conciliabilità aiuterebbe l’attrattività del Ticino come luogo per vivere, lavorare e avere una famiglia».

Quanto le firme si tradurranno in atti concreti è difficile dirlo. La stessa La Mantia, a margine della conferenza stampa, ha confermato ad esempio al CdT che l’Associazione dei Comuni ticinesi ha preferito non ricevere i moduli con le sottoscrizioni giudicando l’iniziativa troppo politica, soprattutto a ridosso delle elezioni. Certo è, ha ribadito Davina Fitas, presidente della Commissione cantonale consultiva per le pari opportunità, che «allo stato attuale, il cammino verso una vera ed effettiva conciliabilità tra lavoro e famiglia sembra ancora lungo. In Ticino, 6 donne su 10 lavorano a tempo parziale, a fronte di meno di 2 uomini su 10». Un part-time che può sembrare un’opportunità ma è, molto più spesso, un limite.

Premi di cassa malati nel ciclone

Alla conferenza stampa di questa mattina ha preso parte anche Philippe Gnaegi, direttore di Pro Familia Svizzera, il quale ha presentato i risultati del secondo «Barometro» delle famiglie elvetiche. Quanto emerso dal sondaggio condotto intervistando online 2.123 famiglie, di fatto, si collega in modo stringente ai temi sollevati dalla FAFTPlus.

Una situazione più incerta sul piano economico e i maggiori costi della vita sono infatti tra le ragioni principali che spingono le famiglie svizzere a rinunciare a un allargamento dei propri nuclei. «Nel complesso - sostiene Pro Familia - oltre il 40% delle famiglie ritiene che la decisione di avere altri figli sia influenzata da motivi finanziari».

Risorse più scarse o precarie derivano da redditi minori, conseguenza diretta della necessità per molte donne di accettare il part-time per conciliare il proprio ruolo di madre a quello di lavoratrice. «È una questione di reddito, di salari - ha detto Gnaegi al CdT - se è vero che la situazione nella Svizzera tedesca appare migliore di quella della Romandia o del Ticino, dove si riscontrano i problemi più pesanti».

Il punto è, secondo Pro Familia, che «l’inasprimento del contesto economico non colpisce soltanto i redditi più bassi, ma anche il ceto medio». I temi che più preoccupano le famiglie sono infatti «i costi dell’assicurazione malattie e l’aumento dei prezzi».

E la rilevanza di questi temi è aumentata sensibilmente rispetto allo scorso anno. «Le questioni finanziarie sono particolarmente prevalenti in Ticino, così come nelle famiglie monoparentali e in quelle con un reddito sino a 120.000 franchi. Ciò dimostra che l’aumento dei prezzi sta mettendo a dura prova anche il ceto medio».

Oltre la metà delle famiglie elvetiche (il 52%) giudica il proprio reddito «insufficiente o scarso» e ritiene che «la situazione finanziaria sia peggiorata rispetto all’anno scorso. La percentuale di famiglie il cui reddito è insufficiente o scarso - scrive Pro Familia - è particolarmente elevata nella Svizzera italiana, nei nuclei monoparentali e in quelli con un reddito sino a 100.000 franchi». Anche per questo, «la riduzione dei costi dei premi dell’assicurazione malattia» è considerata prioritaria «in tutte le regioni linguistiche, e fortemente sentita soprattutto dalle famiglie ticinesi e romande e dalle famiglie con figli di età superiore ai 13 anni».