Dovrà lasciare la Svizzera perché guidava ubriaco

LUGANO - Un 42.enne italiano residente in Ticino dal 2001 dovrà lasciare la Svizzera perché troppo spesso è stato pizzicato ubriaco al volante. Lo ha sancito il Tribunale federale (TF), respingendo un suo ricorso contro la decisione della Sezione della popolazione, confermata dal Consiglio di Stato.
L’uomo, sposato a una donna svizzera e attivo professionalmente nel Luganese, ha interessato per cinque volte le autorità penali per guida in stato d’ebbrezza o d’inattitudine, con tassi d’alcol nel sangue che variavano di volta in volta da 1,39 grammi per mille a 2.59. In due occasioni aveva perso la padronanza del mezzo (causando una volta un tamponamento in autostrada e finendo contro un palo una seconda) e in altre due aveva provato a eludere i provvedimenti per determinare la sua inattitudine alla guida, rifiutandosi di sottoporsi ad esempio all’esame del sangue. Anche in Italia aveva ricevuto nel 2013 una condanna a due anni e venti giorni sospesi (commutata in 20.000 euro d’ammenda e l’obbligo di prestare lavori sociali). «Il tasso di alcolemia riscontrato ogni volta era (molto) elevato», scrive il TF.
Per questi comportamenti la Sezione della popolazione lo aveva formalmente ammonito in quattro occasioni e gli aveva negato il rilascio di un permesso di domicilio in due. La decisione di intimargli di lasciare la Svizzera risale al 2015.
L’uomo al TF contestava innanzitutto che sussistessero i presupposti per revocargli il permesso di dimora. Di diverso avviso i giudici di Mon Repos: «Se è vero che le pene comminate al ricorrente sono piuttosto modeste, occorre rilevare che esse sanzionano atti potenzialmente molto pericolosi, che hanno per altro già dato luogo al coinvolgimento di un altro utente della strada, e che non vanno pertanto minimizzati. Decisivo, ai fini del riconoscimento del motivo di revoca è inoltre il fatto che quanto rimproverato all’insorgente non costituisce un comportamento isolato, compiuto magari in giovane età come in diversi dei casi citati a torto nell’impugnativa a titolo di paragone, ma insistentemente ripetuto da una persona adulta e senza mai ravvedersi. Ogni volta, l’insorgente è di nuovo caduto nell’illecito, tentando per altro pure di eludere rispettivamente di sottrarsi alla prova del sangue che gli era stata ordinata, ed è in sostanza soltanto un caso, se il suo comportamento non ha avuto delle conseguenze ben peggiori di quelle che già sono state indicate».
Il 42.enne considerava anche violato il principio della proporzionalità: «È vero che vive in Svizzera dal 2001 - Scrive il TF. - Ma a tale rilevante aspetto va tuttavia contrapposta la sistematica indifferenza dimostrata in età oramai adulta nei confronti dell’ordinamento giuridico svizzero, quindi il chiaro interesse pubblico alla sua partenza dal nostro Paese. Nonostante i numerosi ammonimenti, ha dimostrato di non volere o di non essere in grado di dare il giusto peso alla pericolosità del proprio comportamento e di correggerlo».
Quanto ai disagi di dover lasciare il Ticino dopo tutti questi anni: «L’esperienza lavorativa accumulata in questi anni potrà comunque essere messa a frutto anche in Italia. Un trasferimento nella fascia di frontiera, nella regione in cui è nato ed a pochi chilometri dall’attuale domicilio, gli permetterebbe di mantenere sia il rapporto con la moglie sia le altre relazioni instaurate durante il soggiorno nel nostro Paese». E a proposito della coniuge, va per altro anche rilevato che quest’ultima ha sposato il ricorrente quando oramai già gli erano stati indirizzati ben quattro ammonimenti e non poteva quindi ignorare il rischio, vista anche la persistenza del marito nel compiere atti illeciti alla guida, che la loro vita matrimoniale dovesse essere vissuta altrove. Nel contempo, che sussistendo motivi di ordine e di sicurezza pubblici atti a giustificare la revoca/il mancato rinnovo del permesso di dimora all’insorgente, non appare nemmeno eccessivo pretendere che, qualora volesse continuare a vivere insieme al coniuge, sposti anche lei la propria residenza poco oltre la frontiera, ciò che le permetterà pure di restare ancorata alla realtà ticinese».
