In aula a lugano

Due anni per la truffa «raffinata»

Un 68.enne italiano è stato condannato per aver ingannato con astuzia un amico e per aver tentato un’estorsione ai suoi danni, per oltre un milione di euro, con la promessa di diamanti in realtà mai esistiti
Qui uno dei diamanti più celebri al mondo, è quello blu chiamato Hope. (Foto Wikipedia)
Federico Storni
16.09.2019 13:03

«Una truffa raffinata, interessante, persino intrigante». È così che il procuratore pubblico Andrea Maria Balerna ha definito il caso di cui si è occupato negli ultimi mesi, giunto oggi di fronte alla Corte delle assise correzionali di Lugano, presieduta dalla giudice Manuela Frequin Taminelli.

Protagonista della vicenda è un italiano di 68 anni, oggi pensionato ma in passato proprietario di un noto ristorante di Torino. L’uomo, probabilmente per mantenere il suo oneroso stile di vita, è riuscito a sottrarre (con la formula del prestito, che però non aveva intenzione di ritornare), 670.000 euro a un amico a cui aveva fatto credere di aver bisogno di una mano per portare a termine una compravendita di diamanti. La compravendita, però, non era mai esistita.

«Un agire raffinato e spietato», ha rincarato l’avvocato Roberto Macconi, legale dell’amico truffato, con lo «spietato» che fa riferimento all’altro capo d’imputazione a carico del 68.enne: una tentata estorsione, sempre ai danni dell’amico. Estorsione per cui l’imputato avrebbe gettato le basi già nel momento della prima richiesta di prestito.

Siamo a questo punto nell’autunno 2017, all’hotel Splendide di Lugano. L’imputato mostra all’amico delle pietre contenute in un astuccio di pelle nera conteneti diamanti, dal valore asserito di oltre due milioni di euro. I diamanti sono in realtà zirconi, si scoprirà. L’amico si impegna a conservarli, ma quello che verrà depositato in una cassetta di sicurezza sarà un astuccio vuoto, identico a quello in cui stavano gli zirconi. Questo perché l’imputato li ha scambiati all’insaputa dell’amico.

E veniamo alla tentata estorsione, che scatta nell’estate del 2018. L’amico recupera l’astuccio dalla cassetta di sicurezza e lo trova vuoto. L’imputato, forte di una dichiarazione di ricevuta firmata, ritiene l’amico colpevole per la loro sparizione, e gli chiede danni per due milioni, minacciandolo di azioni civili e penali, nonché di segnalarlo alla Commissione antiriciclaggio italiana. Ne segue una trattativa che prosegue sino al 13 febbraio 2019, data in cui l’amico si impegna a versare altri 350.000 euro all’imputato e a rinunciare a ogni pretesa sul prestito precedente per ricompensarlo della sparizione dei diamanti. L’incontro per la firma dei documenti, però, è in realtà una trappola. L’amico aveva denunciato la situazione e ad attendere l’imputato in un ufficio di Lugano vi erano le forze dell’ordine, che l’hanno arrestato (l’uomo si trova in carcere da allora).

Balerna nei suoi confronti ha proposto una pena di due anni sospesa per altrettanti con la condizionale. Questo anche perché, proprio all’inizio del dibattimento, l’imputato si è infine deciso a vendere una sua proprietà in Francia, i cui proventi della vendita permetteranno di risarcire la vittima. La richiesta di pena (che permetterebbe all’uomo di tornare in libertà) è stata condivisa anche dal suo legale, l’avvocato di fiducia Francesco Barletta, che ha sottolineato come il suo assistito non sia un truffatore seriale (nel corso del dibattimento è stato evocato un fatto simile risalente a una ventina d’anni fa, sospetto per l’accusa, legale per la difesa), abbia mostrato sincero pentimento e abbia riconosciuto le sue responsabilità. L’uomo è in sostanza reo confesso.

Un’amicizia sfruttata senza remore

Nel pomeriggio la Corte ha accolto la richiesta dell’accusa e ha condannato il 68.enne, che torna quindi in libertà, a una pena di due anni, sospesa per altrettanti. «La sua colpa è grave - ha detto Frequin Taminelli. - Ha sfruttato senza remore il rapporto di fiducia e amicizia con la vittima. Non ha agito da sprovveduto: è stato premeditato e scaltro a imbastire un piano degno del cinematografo, studiato nei dettagli». All’imputato è stata anche comminata una multa da 5.000 franchi.