Salute

E-cig, uno su quattro le vende ai minorenni

È quanto emerge da una serie di controlli eseguiti dal DSS in 112 punti vendita situati nelle vicinanze delle scuole medie a sei mesi dall'introduzione della nuova legge sanitaria – Bouvier Gallacchi: «Fanno presa sui giovanissimi, ma sono prodotti tutt'altro che sicuri»
©PETER KLAUNZER
Martina Salvini
16.01.2024 23:30

A sei mesi dall’entrata in vigore della modifica della Legge sanitaria che vieta la vendita di sigarette elettroniche (e prodotti affini) ai minorenni, le infrazioni sono decisamente troppe. A svelarlo è lo stesso Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) che, in collaborazione con Radix Svizzera Italiana, ha svolto controlli in 112 punti vendita in prossimità di 21 scuole medie. E i risultati sono tutt’altro che incoraggianti. Già, perché secondo quanto emerso «circa un punto vendita su quattro ha venduto Puff Bar ai minori, nella quasi totalità dei casi senza accertare in alcun modo l’età – tramite domanda diretta o richiedendo un documento di identità – dei giovani acquirenti». I controlli, spiega il DSS, sono stati svolti con il supporto di un gruppo di ragazzi di età compresa tra i 13 e i 17 anni, formati per svolgere queste verifiche e accompagnati da un operatore adulto.

In pratica, i minorenni hanno chiesto di acquistare una specifica tipologia di sigaretta elettronica monouso, la così detta Puff Bar, il dispositivo più diffuso e utilizzato tra i giovani. Si noti che non potevano celare la loro età o tentare di indurre all’errore gli esercenti. E l’esito del test, osserva Martine Bouvier Gallacchi, medico a capo del Servizio di promozione e valutazione sanitaria del Cantone, «non è soddisfacente». «Sapevamo - prosegue - che, come per ogni cosa, sarebbe stato necessario un certo periodo di adattamento, ma da parte nostra riteniamo di aver fatto una campagna informativa capillare, dando tutte le informazioni necessarie». Già, ma allora cosa è andato storto? «Probabilmente - dice Bouvier Gallacchi - i rivenditori tendono a fidarsi troppo spesso della prima impressione». Come dire: anziché chiedere il documento, se di fronte a loro trovano un ragazzo che sembrerebbe essere maggiorenne, non vanno oltre. «Peccato che avrebbero tutto il diritto, anzi il dovere, di chiedere i documenti e accertarsi che il cliente abbia già compiuto i 18 anni». La modifica della Legge sanitaria, viene ricordato, è stata voluta proprio per contrastare la velocissima espansione del mercato di prodotti definiti come alternativi alle sigarette tradizionali - spesso erroneamente proposti come più salutari - e la loro popolarità tra gli adolescenti e i giovani adulti. 

Dai 13-14 anni

Le nuove e-cig, infatti, hanno il pregio di avere un buon gusto e di non puzzare come le sigarette tradizionali. Addirittura, si sente ripetere spesso, sarebbero d’aiuto per chi sta cercando di smettere di fumare e, in generale, farebbero meno male. «Sono un prodotto perfettamente calibrato sui gusti delle nuove generazioni per sostituire la sigaretta tradizionale», evidenzia Bouvier Gallacchi. Insomma, un’operazione di marketing per diversificare e allargare il mercato. «Al di là di quanto si sente ripetere, però, anche questi prodotti fanno male. Inalare sostanze che non si sa bene cosa contengano e che effetti possano produrre sulla salute, specialmente a lungo termine, è rischioso». E questo, soprattutto se a farne uso sono i ragazzini. «Dai dati di cui disponiamo - sottolinea il medico - sappiamo che questi prodotti fanno particolarmente breccia tra i giovanissimi, dai 13-14 anni. In un’età, cioè, in cui l’uso della sigaretta elettronica può avere un impatto molto negativo, specialmente perché il corpo si trova in piena fase di sviluppo». 

Responsabilità collettiva

Per essere il più possibile incisivo, l’impegno del DSS è stato ad ampio raggio, coinvolgendo la scuola, i genitori, ma anche i giovani stessi. In questo senso, «l’adesione responsabile di chi vende sigarette elettroniche e prodotti simili, attraverso la consapevolezza e il rispetto delle misure sancite dalla legge, costituisce un pilastro essenziale». A questa prima fase di controlli, perciò, ne seguirà una seconda. «Prossimamente rifaremo i test e, se i risultati dovessero essere ancora negativi, saranno elaborati dei provvedimenti. È una questione di responsabilità collettiva, della società tutta, quella di preservare i giovanissimi».