Il nuovo accordo

E dal 2024 per i «vecchi» frontalieri arriva addirittura lo sconto fiscale

Grazie al ritorno al moltiplicatore medio comunale i lavoratori attualmente contrattualizzati potrebbero beneficiare di una riduzione fino al 10% delle imposte - Giordano Macchi: «Va rispettato il principio di uguaglianza di trattamento e di non discriminazione»
©Chiara Zocchetti
Dario Campione
10.06.2023 06:00

L’accordo fiscale che ha rivisto il sistema di imposizione dei lavoratori che ogni giorno attraversano il confine dall’Italia verso il Ticino ha un sicuro vincitore. Anzi, 78 mila (circa). Sono gli attuali frontalieri, ribattezzati dalla stampa «vecchi» per distinguerli dai «nuovi», da coloro i quali, cioè, dovranno sottostare alle regole fissate dal trattato internazionale che sarà applicato a partire dal 1. gennaio 2024.

Questi «vecchi» frontalieri, che oggi sono soggetti a un moltiplicatore comunale del 100%, tra qualche mese torneranno a essere tassati con il criterio del «moltiplicatore comunale medio», la cui aliquota - per l’anno 2023 - è pari al 79%. In sostanza, considerata la tripartizione fiscale (federale, cantonale e comunale), la riduzione complessiva delle imposte per loro potrebbe aggirarsi tra il 5 e il 10% totale.

La novità è confermata al CdT da Giordano Macchi, direttore della Divisione delle contribuzioni del Ticino.

«Il nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri contiene novità sia nei principi generali sia nei dettagli operativi - spiega Macchi - Una innovazione importante è data dall’articolo 4, che introduce il principio della non discriminazione. In termini semplici, si deve rispettare l’uguaglianza di trattamento con l’usuale imposizione in Svizzera ed è vietata una discriminazione che determini un carico fiscale superiore per il solo motivo di essere frontalieri».

Inevitabile conseguenza di questo principio sarà la necessità, al momento di allestire le tabelle con cui si calcola il prelievo fiscale, di riportare il moltiplicatore di imposta comunale dall’attuale 100% alla percentuale media, variabile ogni anno e oggi, come detto, fissata al 79%.

Oltre a questo, aggiunge Giordano Macchi, «si dovrà tenere conto di quegli elementi che normalmente appaiono in una dichiarazione ordinaria: il numero dei figli, le spese professionali, il fatto che il coniuge lavori oppure no, la deduzione del secondo pilastro, e via dicendo».

Solo imposta alla fonte

Un’altra importante novità viene poi sottolineata dal direttore della Divisione delle contribuzioni: «La riforma prevede la definitività del metodo di imposta alla fonte. Ciò significa che tutti i lavoratori frontalieri, sia i cosiddetti vecchi frontalieri, sia quelli nuovi, non avranno più la possibilità, per il Ticino amministrativamente onerosa , di chiedere di essere imposti in via ordinaria. Il vantaggio di questa scelta, compiuta dai due Stati al momento di siglare l’intesa, consiste nella opportunità di conoscere, in maniera rapida,  un gettito certo, senza l’incertezza dei modi e dei tempi dell’imposizione ordinaria».

Al momento, le domande di «ordinaria» pervenute dai  lavoratori frontalieri sono alcune centinaia, tutte in via di valutazione e non ancora accolte. Decadranno automaticamente con il 2024. Dato che, sottolinea  Macchi, «con il nuovo accordo viene sì garantita la parità di trattamento ed esclusa la discriminazione, ma la procedura amministrativa è definita con la semplice trattenuta alla fonte».

Le nuove regole

È ovvio che, a conti fatti, gli unici ad avere un reale vantaggio dal ritorno al moltiplicatore medio comunale saranno i «vecchi» frontalieri, dato che i «nuovi» si vedranno sterilizzare lo sconto ticinese in busta paga dall’aumento delle imposte sul fronte italiano.

Va infatti ricordato che mentre i frontalieri attualmente contrattualizzati continueranno a godere del sistema in vigore, vale a dire tassazione alla fonte soltanto in Svizzera, quelli futuri saranno assoggettati a una doppia imposizione: in Ticino, saranno tassati sull’80% dell’imponibile e in Italia dovranno invece pagare le imposte sul totale del reddito lordo, sottratte una franchigia di 10 mila euro, le eventuali deduzioni e detrazioni e, ovviamente, quanto già pagato all’erario elvetico.

Il maggiore potere d’acquisto per i «vecchi» frontalieri, come detto, potrebbe quindi aggirarsi tra il 5 e il 10% delle attuali imposte. Anche se, specifica  Macchi, si tratta di numeri variabili. E comunque da definire anno per anno. «Il peso delle imposte comunali, in Ticino, è circa un terzo del totale. Stabilire adesso l’entità della variazione è impossibile. Lo vedremo con chiarezza quando saranno compilate le tabelle per il 2024».

Resta il fatto che i «vecchi» frontalieri, rispetto ai «nuovi», godranno comunque di un ulteriore vantaggio. Segnale evidente di come, nell’àmbito della lunghissima trattativa condotta con la controparte elvetica (la prima parafatura è del 2015, ndr), la politica italiana abbia fatto di tutto per non scontentare un bacino elettorale consistente e compatto.

In questo articolo: