Criminalità

«È l’Interpol: lei è sotto inchiesta»: ecco la truffa con i numeri svizzeri

Da diversi mesi sono state segnalati alla Polizia tentativi di raggiri attuati tramite numeri telefonici elvetici – Una voce registrata in inglese millanta l’apertura di un procedimento penale – Lanciata una campagna nazionale di prevenzione
Nico Nonella
28.09.2023 14:47

Sul display, un numero di telefono svizzero. Inizia con 078, o 079. Dall’altro capo della cornetta, però, non c’è una persona in carne e ossa bensì una voce registrata. «Buongiorno, qui è l’Interpol e a suo carico è stata avviata un’inchiesta penale», recita, in inglese. Il resto della solfa è noto: premi il tasto 1, dacci i tuoi dati personali e paga una somma per bloccare l’inchiesta (ah, funziona così?). Telefonate di questo tipo state segnalate da diversi lettori luganesi, ma il fenomeno è “interreg”, ma a differenza della solita e-mail, spesso preveniente da un indirizzo fantasioso, a preoccupare qualche lettore è proprio l’uso di un numero di telefono svizzero. Solitamente la «truffa dell’Interpol» si sviluppava via e-mail, con comunicazioni altrettanto minacciose in cui si era accusati di traffico sessuale, pornografia e altri ignobili reati. Negli scorsi mesi, alla posta elettronica si sono affiancate le chiamate da parte di sedicenti «Ufficio federale delle dogane e della sicurezza dei confini», «Border Security Agency», «Swiss Border Control» (in questi casi la scusa è un pacco contenente droga intercettato dalla polizia, o un pacco bloccato al confine) o addirittura da parte della «Polizia federale» o del Tribunale federale. Lo scopo resta sempre spillare soldi e dati personali.

Alcune decine di casi

Da noi contattato, il portavoce della Polizia cantonale Renato Pizolli conferma che «riceviamo da un paio di mesi segnalazioni di questo genere di truffa che rientra nella categoria definita «fake-support» o in italiano della «falsa assistenza». In Ticino possiamo quantificarle in alcune decine. A livello svizzero il Centro nazionale per la cybersicurezza (NCSC) ha registrato, durante la sola settimana scorsa, 138 senalazioni». In questi casi, «vengono attivati i necessari accertamenti e vengono centralizzate le informazioni a livello nazionale». Ma come fanno i truffatori a «impossessarsi» e utilizzare numeri svizzeri? «Questa dinamica è in continua evoluzione, molte volte gli autori utilizzano verosimilmente lo spoofing», ossia un tipo di raggiro in cui un truffatore manipola la tecnologia in modo che sul display del telefono della vittima compaia un numero noto, o, come in questo caso, apparentemente affidabile. «Il nostro consiglio – conclude Pizolli – è di interrompere immediatamente le telefonate di questo tipo. Inoltre, se sono stati forniti i dati della carta di credito, occorre contattare immediatamente la società emittente farla bloccare. Se è stato effettuato un pagamento, bisogna contattare immediatamente la banca in modo che possa ancora bloccare il versamento. È anche importante non consentire a nessuno di accedere al vostro computer da remoto. Se è già successo, il pc potrebbe essere infetto. Per prima cosa, disinstallate il programma di accesso remoto. Se si sospetta la presenza di un malware, portare il computer da uno specialista per un controllo ed eventualmente una pulizia. L’opzione più sicura è effettuare un ripristino completo del computer, ma prima fate un backup di tutti i dati personali».

Il falso nipote e i suoi «eredi»

E sempre a proposito di raggiri, la Prevenzione svizzera della criminalità e i Corpi di polizia cantonali e comunali hanno lanciato una campagna nazionale di prevenzione contro le truffe telefoniche. La più nota è quella del falso nipote, ma ne esistono numerose varianti: a volte l’interlocutore si presenta come un «primario» che afferma di dover operare il figlio infortunato della vittima, ma che per procedere ha però bisogno di essere pagato anticipatamente. Un’altra volta si presenta come un «avvocato» che vuole far uscire dal carcere preventivo la figlia della vittima arrestata per aver investito un bambino o donna incinta. Altre volte, invece, si presenta persino come un «agente di polizia» che mette in guardia dalla presenza di ladri nelle vicinanze dell’abitazione della vittima e che quindi vuole passare personalmente a casa sua per «mettere al sicuro denaro e oggetti di valore». Lo schema delle chiamate è sempre lo stesso. Una presunta figura autoritaria comunica una notizia scioccante (ma falsa) che provoca nella vittima uno stato di stress. Il consiglio resta sempre quello di interrompere la chiamata e segnalare la truffa alla Polizia.

In Ticino, a fronte di diverse centinaia di tentativi, le truffe andate a segno nel 2023 sono una trentina, per un danno economico di oltre 1 milione e mezzo di franchi. Da gennaio a oggi la Polizia cantonale ha effettuato una decina di arresti.

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