È ticinese il primo riso bio prodotto in Svizzera

Il Ticino delle prelibatezze gastronomiche non finisce di stupire e di reinventarsi, aggiungendo nuovi prodotti all’elenco di quelli che già si sono fatti conoscere ed apprezzare sulle tavole della popolazione elvetica. Dal Piano di Magadino arriva il primo riso svizzero contraddistinto dal marchio bio «Gemma svizzera», prodotto nel corso del 2018 nell’ambito di un progetto comune portato avanti dall’azienda agricola «Settemaggio» dei fratelli Nicola e Raffaele Marcionetti di Montecarasso e quella di Robert & Simona con David Aerni di Gordola. Entrambe le aziende, la prima nota soprattutto per la produzione di vini, la seconda per le carni, favoriscono la conduzione biologica.
La produzione avvenuta nel 2018 sul Piano di Magadino può essere considerata di tipo sperimentale e pionieristico, ha sfruttato alcuni ettari di terreni agricoli situati sul Piano di Magadino, per un raccolto di poche tonnellate. Il prodotto, è stato in gran parte venduto a clienti già acquirenti di altri prodotti delle due aziende, a ristoranti particolarmente attenti alla valorizzazione dei prodotti del territorio e ad alcuni negozi specializzati in prodotti biologici.
La richiesta del primo riso bio svizzero è stata talmente forte, che al momento i produttori non sono in grado di soddisfare nuove richieste, sicché la clientela dovrà pazientare sino al raccolto del 2019. Un raccolto che se le condizioni di coltivazione saranno favorevoli sarà senz’altro più importante rispetto al primo, dato che si prevede la produzione di circa 10 tonnellate. A lungo termine però, l’idea è di incrementare l’area destinata a questo tipo di coltivazione, estendendo la superficie con l’obiettivo di raggiungere i 20 ettari.
Se è vero che in Ticino esiste già una produzione di riso (l’Azienda agricola Terreni alla Maggia ha una propria coltivazione sul Delta della Maggia) è però altrettanto vero che sinora non esisteva ancora, né in Ticino, né in altre parti della Svizzera, un riso biologico, coltivato cioè nel rispetto delle norme imposte dal severo disciplinare di Biosuisse.
Volendo attribuire una paternità a questo progetto, è necessario risalire a Isidoro, il papà di Nicola e Raffaele, che ha studiato a lungo la problematica.
«Dal punto di vista agronomico e pratico, coltivare riso rispettando il disciplinare di Biosuisse è un’operazione non priva di rischi, a seguito di alcune criticità tipiche di questo cereale, che a differenza di quanto avviene nella sua coltivazione tradizionale, non possono essere affrontate e risolte col ricorso a prodotti chimici di sintesi quali concimi, diserbanti, antiparassitari e altro» ci racconta Isidoro.

Il riso, che in Ticino è coltivato a secco, ma con frequenti irrigazioni, è una specie che cresce lentamente e viene dunque sopraffatta dalle malerbe a rapido sviluppo. Ne consegue la necessità di intervenire più volte manualmente e meccanicamente nel corso del suo ciclo vegetativo per evitare che venga soffocato dalla vegetazione concorrenziale. Un lavoro lungo e faticoso, ma necessario per rispettare il disciplinare svizzero.
Nel corso dell’anno scorso, la sperimentazione è avvenuta mettendo a dimora diverse varietà, per testarne la capacità di resistenza alle condizioni del territorio. E fra tutte quelle testate, solo una varietà ha potuto essere raccolta, mentre il resto della produzione è stato compromesso dalle malattie.
«Stiamo cercando una varietà con caratteristiche interessanti dal punto di vista delle qualità organolettiche e nutritive e la minore sensibilità possibile alle malattie. Abbracciando il biologico sappiamo di correre dei rischi, di non poter garantire il successo all’intera produzione, ma vale comunque la pena lanciarsi in questa iniziativa» ci spiega Isidoro Marcionetti. L’obiettivo ultimo dell’interessante e innovativa produzione è di arrivare in un prossimo futuro alla realizzazione di una riseria aziendale con attrezzature e macchinari fatti su misura per il confezionamento di un prodotto artigianale che si vuol vendere mediante un «packaging» semplice e anche nella forma sfusa, per rispettare la filosofia che sta alla base dell’impegno di rispettare i fattori ambientali mediante l’agricoltura biologica.