È una suora, ma ha centinaia di bambini

Che abbiano uno o cinquant’anni, non cambia nulla: l’affetto e la tenerezza sono sempre quelli. E non sorprendetevi se dovesse indicarvi un distinto signore in giacca e cravatta e con la ventiquattrore (avvocato? direttore di banca?), sussurrandovi che quello è uno dei suoi bambini. È così suor Ginetta Palombo, 76 anni, sangue abbruzzese nelle vene, trapiantata da piccola in provincia di Rieti (dove il padre faceva la guardia forestale): un severo generale dal cuore d’oro. Grinta e tempra da vendere, ma anche un infinito amore per i più piccoli (di età e pure nel senso evangelico del termine). Proprio per loro ha fondato, 38 anni fa, l’ormai famoso Giardino dei piccoli di Ascona. Da allora in quello che nel frattempo è diventato un centro di socializzazione sono passate centinaia (forse migliaia?) di bambini di tutto il Locarnese (da Cugnasco a Bosco Gurin). Tanto da trasformare la religiosa (suor Vento l’avevano battezzata nella prima scuola materna che aveva aperto in Toscana, Suorgi la chiamano amichevolmente i più oggi) in una vera e propria istituzione. Con cui i suoi bambini, abbiano uno o cinquant’anni, continuano ad avere un legame del cuore.
Il valore dell’obbedienza
Uno dei meriti che tanti riconoscono alla fondatrice del Giardino dei piccoli è quello di saper guidare con dolcezza i bimbi verso l’obbedienza. E anche lei è arrivata per obbedienza ad Ascona. «Un’impresa difficile per me, che sono sempre stata una monella fin da bambina». Così birichina che a nove anni si faticava a crederle quando diceva che voleva diventare suora, «come una delle mie cinque sorelle». Eppure per lei la strada era quella e a 14 anni «sono stata chiamata a Roma dalle mie suore. Nell’agosto del ‘61 ho preso l’abito, nel ‘63 i primi voti e cinque anni dopo quelli perpetui». Allora, giovanissima, viene appunto inviata in Toscana, dove si tratta di aprire una nuova scuola materna. «Avrei dovuto rimanerci due mesi – racconta ancora la religiosa – e invece sono passati 17 anni». Difficile, quindi, dar seguito all’ordine di partire. «Mi si spezzava il cuore a dover lasciare tutti quei piccoli, ma l’obbedienza è l’obbedienza».
L’arrivo in Svizzera
La destinazione era Ascona, su invito dell’allora arciprete don Alfonso Pura, che cercava una suora diplomata per aprire un dopo asilo. «Ero disorientata e un po’ spaventata, ma quando arrivarono i bambini dimenticai tutto e ogni timore svanì. Loro mi conquistarono e mi pareva importante poter dare una mano alle loro mamme che lavoravano». Da allora il progetto si è sviluppato parecchio. Al dopo asilo pomeridiano si è aggiunto il pre asilo per i bimbi fra i 18 mesi e i 3 anni, la mattina,con la presenza delle madri.
Un punto di riferimento
Oggi mediamente il Giardino dei piccoli è frequentato quotidianamente (salvo il mercoledì pomeriggio) da una ventina di bambini. Il Centro di socializzazione è diventato un vero e proprio punto di riferimento, dove le famiglie trovano sostegno, aiuto concreto e morale. I bimbi vengono accompagnati all’autonomia, rispettando i ritmi e le esigenze di ognuno. Nei 38 anni di attività, come detto, sono tantissimi i bambini che sono passati sotto le ali di suor Ginetta (anche nell’ambito delle colonie estive). «Non saprei proprio dire quanti, ma è molto significativo il fatto che oggi mi trovi spesso ad occuparmi dei loro figli». Un legame, insomma, quello con Suorgi, che non si spezza. Le telefonate e le visite sono quasi quotidiane, per raccontare gioie e difficoltà, per aggiornare sulle ultime novità. «Quante volte mi è capitato di accendere una candela in vista di un esame o di una prova particolare...».
L’orgoglio della terza nonna
Per molti è ormai come una terza nonna, che guarda con orgoglio ai nipoti cresciuti. «Parecchi – non faccio nomi per discrezione – hanno avuto successo: sono diventati sportivi famosi, diplomatici, alti funzionari, dirigenti importanti. E, guarda caso, quelli che sono riusciti meglio erano i più agitati da piccoli».
Mani sempre tese
Le mani di suor Ginetta sono sempre tese. Non solo verso i «suoi bambini», ma per chiunque ne avesse bisogno. Con discrezione e senza giudicare. Persone sole, anziani, famiglie. Cui si aggiunge il costante sostegno all’impegno missionario nel mondo, anche grazie alla vendita delle sue proverbiali conserve.