Asili nido e lavoro

Ecco il tanto atteso CCL nel settore dell’infanzia

Siglato oggi a Manno il documento tra i sindacati VPOD e OCST e l’Associazione delle strutture d’accoglienza
Paolo Gianinazzi
17.12.2021 17:46

Sì, ora anche il settore dell’accoglienza per l’infanzia (gli asili nido e i centri extra-scolastici) ha un contratto collettivo di lavoro tutto suo. Dopo anni di attesa, ieri a Manno i sindacati VPOD e OCST e l’Associazione delle strutture d’accoglienza per l’infanzia della Svizzera italiana (ATAN) hanno posto la firma al documento di dodici pagine che, dopo un anno di transizione, a partire dal 1. gennaio 2023 porrà regole chiare e standard minimi per tutto il settore. Un settore che, è bene ricordarlo, complessivamente accoglie ogni anno circa 6 mila bambini e dà lavoro a un migliaio tra educatori, personale amministrativo e dirigenti.

Un CCL che è stato sin da subito accolto con favore dalle strutture presenti sul territorio. «Ben 22 delle 62 strutture associate ad ATAN», ha spiegato il presidente Stevens Crameri, «hanno deciso di aderire volontariamente al CCL già a partire dal 2022, mentre altre 15 si sono annunciate per il 2023». In soldoni, ha poi aggiunto il segretario regionale dell’OCST Giorgio Fonio, «significa che circa due terzi delle strutture ha aderito al contratto collettivo». Un risultato, a detta di tutti i presenti, molto positivo e al di sopra delle aspettative.

A questo proposito è importante sottolineare che la firma del CCL da parte delle strutture (o la richiesta di un certificato d’equivalenza dello stesso alla commissione paritetica) è una condizione sine qua non per ottenere i sussidi cantonali, i quali si aggirano attorno al 50% della massa salariale dei dipendenti. Ergo: sarà difficile sopravvivere senza.

Cosa cambia
Il nuovo CCL, è stato spiegato, porterà nel settore un significativo miglioramento delle condizioni di lavoro (salario compreso). Ma non solo: intende pure promuovere l’assunzione di personale residente puntando sulla formazione. «Si tratta di un passo avanti importante che permetterà al settore di essere più attrattivo anche per gli educatori che fino ad oggi, magari, sceglievano altre strade», ha sottolineato Crameri, spiegando in seguito che nel nostro cantone alcune strutture, oggi come oggi, «faticano a trovare personale». A fargli eco su questo punto pure il segretario cantonale della VPOD Raoul Ghisletta: «Siamo estremamente soddisfatti di poter dare finalmente una svolta a questo settore, l’unico a essere rimasto senza CCL. Vi saranno migliori condizioni per il personale e quindi anche più opportunità per chi si forma in questo settore in Ticino». Senza dimenticare, ha aggiunto, «che buone condizioni di lavoro sono fondamentali per garantire un servizio di qualità». Dal canto suo Fonio ha evidenziato che il CCL firmato ieri andrà «a dare una certa tranquillità a tutto il settore; sia per i collaboratori delle strutture, sia per le strutture stesse che fino ad oggi hanno lavorato bene». Insomma, con il nuovo contratto sarà possibile «fermare alcune situazioni borderline», ponendo regole chiare per tutti. Regole il cui rispetto «sarà controllato dall’apposita commissione paritetica».

Un accordo che vien da lontano
L’intesa si può dunque considerare un significativo passo avanti per il settore. L’ultimo tassello di un percorso che, come ricordato da Renato Bernasconi, membro di ATAN e futuro presidente della paritetica, viene da lontano. Tutta la vicenda è infatti partita con l’iniziativa popolare «Asili nido di qualità per le famiglie», che nel 2013 raccolse oltre 9 mila firme e che ha poi portato al controprogetto approvato dal Parlamento nell’ottobre di quest’anno. A seguito dell’approvazione del controprogetto e dell’annunciata firma del CCL, i promotori del testo hanno infatti ritirato l’iniziativa. Come dire: tutti contenti, dai sindacati, alle strutture, passando per gli iniziativisti.