Ecco il Ticino che esce di casa e dà un taglio ai brutti pensieri

Il Ticino ha riaperto. In parte, sì. Ma oggi la gente ha iniziato per davvero a uscire di casa. Chi per recarsi dal parrucchiere, chi per comprare le piantine per l’orto o chi per rifornirsi del materiale necessario per la propria attività. Vediamo come è stato vissuto il primo giorno della cosiddetta «fase 2».
Per trovare un posto libero all’autosilo Balestra di Lugano abbiamo dovuto salire fino al quinto piano. Eccolo il primo indizio: qualcosa, in centro, si è mosso. E non sono solo uffici e negozi di alimentari. «Restare due mesi senza tagliare i capelli, lei non sa cosa vuol dire! » ci ha confidato una signora distinta, sulla settantina. Lo avrete capito: il nostro tour cittadino è partito dai parrucchieri, tornati in azione di lunedì. Quasi un paradosso. «I clienti non vedevano l’ora» ci ha spiegato Marianna Montuori, titolare del salone Dessange. «Riusciamo ad accogliere tre persone all’ora, nel pieno rispetto delle distanze sociali e con la massima disponibilità sul piano della sicurezza ». Non a caso queste sensazioni a caldo le abbiamo raccolte all’esterno, dove un cordone bloccava preventivamente l’utenza. Si entrava solo previo appuntamento e dopo aver misurato la temperatura. «Le prossime due settimane sono occupate; per chi si annuncia ora i primi buchi possiamo trovarli tra circa 14 giorni» ha rilevato ancora Marianna. Abbiamo sbirciato all’interno: tutti portavano la mascherina. «Ma anche i guanti monouso. E al cliente offriamo un kit completo con telo di protezione e asciugamano. Non solo: settimana scorsa abbiamo sanificato tutto il locale e per le persone a rischio mettiamo gratuitamente a disposizione il locale privé». Come Marianna anche James Mauri ha riavviato i motori con un team a regime ridotto. Sì, il suo «Mauri concept» è di nuovo al lavoro, tra cura dei capelli ed estetica. «Temevo una partenza problematica, invece la clientela ha risposto con grande sensibilità alle norme d’igiene accresciute ». D’altronde ogni avventore è stato avvisato con 24 ore d’anticipo sulle regole che avrebbe dovuto rispettare, mascherina in primis. «C’è tanta voglia di tornare ad avere riguardo di se stessi» ha indicato Mauri, chiamato a riparare anche qualche acconciatura azzardata «made in quarantena ». «In effetti - ci ha detto ridendo - qualche magagna l’ho dovuta risolvere. E non ho ancora il riscontro del reparto donna sul fronte delle tinte...». Sin qui la forma. Con la riapertura dei centri del «fai da te» c’è però chi ha dato precedenza alla sostanza. Alla Brico di Pregassona, quando siamo passati per una visita, c’era la coda. La pioggia, in particolare, non ha scoraggiato gli over 65. Davvero molti quelli che abbiamo incrociato tra gli scaffali. «Dove trovo le sementi?» la frase che andava per la maggiore all’entrata, dove un collaboratore regolava i passaggi e invitava a scegliere: «Guanti monouso o disinfettante». Alla floricultura dei coniugi Keller-Schmidiger si è per contro deciso di fare buon viso a cattiva sorte. «In fondo riapriamo al momento propizio: chi vuole dedicarsi all’orto e piantare di solito lo fa a fine aprile, mentre nelle scorse settimane abbiamo potuto continuare a produrre fiori e verdure senza problemi. In ogni caso possiamo confermare che in questo momento senza grandi spostamenti ‘‘orto’’ è la parolina magica». Mantenere le distanze sociali per questa realtà del verde non è però evidente. A Pregassona alta ci si è adattati, con tavoli e cassette a indicare il percorso da seguire e i pagamenti al cancello d’entrata. «Chi si rivolge a noi di solito ama introdursi nella serra, guardando di fino piante e fiori» ha ammesso la signora Keller-Schmidiger. «Non potendo garantire i necessari spazi all’interno abbiamo quindi creato una sorta di mercato all’aperto, dove esponiamo una sintesi della merce disponibile».
Dal Luganese al Mendrisiotto
Il viaggio è continuato un po’ più a sud, nel Mendrisiotto. Zona diversa, sì, ma situazione molto simile a quella appena descritta. I centri del «fai da te», come quello nei pressi del Fox Town, sono stati molto frequentati. All’esterno del centro Coop Edile+Hobby la gente è cominciata ad arrivare fin dal momento dell’attesissima apertura. Verso le 10 la coda era poi già importante, con venti, trenta persone. «La primavera è cominciata da un pezzo, il mio orto non può aspettare oltre » ci ha detto divertito, e in buon dialetto momò, un cliente che attendeva nel piazzale. Nonostante il numero piuttosto elevato di persone, le distanze sociali sono state scrupolosamente rispettate, anche grazie al personale del centro che scaglionava gli accessi un po’ come avviene – da tempo ormai – nei supermercati di alimentari. Il senso di responsabilità della gente è apparso lampante: quasi tutti indossavano le mascherine, anche se qualche – per fortuna rara – eccezione purtroppo si è vista. In generale, le attività per giardinaggio e dintorni sono state prese d’assalto: al Serfontana, al Do It+Garden di Migros c’era la coda (ordinata e paziente). Posteggi pieni e rigido percorso da seguire (accesso da un lato, uscita da un altro) alla Brico (ex Ferrazzini) accanto alla stazione FFS di Mendrisio. La clientela è stata numerosissima per tutta la giornata, con attese all’esterno del locale fino anche oltre la mezzora. Ma torniamo ai parrucchieri, grandi protagonisti di questa giornata da «liberi tutti» (o quasi). Alcuni, i più piccoli soprattutto, hanno rispettato la classica chiusura del lunedì. Molti altri, però, non hanno voluto attendere oltre: un salone all’interno del centro commerciale Serfontana, già di buon mattino, aveva tre signore all’interno del locale. Spazi rispettati, mascherine per tutti e telefono caldissimo. Anche qui, la voglia di «sistemarsi » dopo settimane di quarantena era tantissima. Discorso simile anche per le piccole attività commerciali in Corso San Gottardo a Chiasso, con svariate persone che in mattinata hanno usufruito dell’apertura di parrucchieri e centri estetici. I giorni scorsi, ci ha raccontato una giovane estetista della zona, sono comunque stati intensi. Alla notizia della riapertura, ha dovuto adattarsi per sottostare alle misure imposte dalle autorità. «Non è stato facile organizzare tutto in così poco tempo, però ho potuto riprendere la mia attività: è stata dura, ma ora sono felice di poter accogliere nuovamente la mia clientela. Trovo che le persone abbiano capito i passi necessari per proteggere se stessi e gli altri». In generale, nel Mendrisiotto, le aperture concesse dalla «fase 2» sono state sfruttate appieno da moltissime persone. Tante, poi, le auto in circolazione, complice anche il meteo non molto favorevole ai mezzi alternativi. L’impressione, insomma, è che la popolazione non aspettasse altro.
Nel Bellinzonese
Sono invece state tre canzoni di Niccolò Fabi ad accompagnarci nel nostro tour nel Bellinzonese fra le attività che hanno riaperto ieri. «In ogni coppia di persone uno fa il giardino e l’altro il giardiniere », afferma il cantautore romano. Non sappiamo chi, fra donna e uomo, abbia più il pollice verde in una famiglia, ma di certo vi è che i centri del fai da te sono stati presi d’assalto anche a nord del Ceneri. Via Cantonale a Castione era trafficata fin dalle prime ore del mattino. Il posteggio quasi completamente occupato già riprima delle 10. «Parecchia gente », ci hanno confermato dal negozio Coop Edile+Hobby. Stesso discorso ai punti vendita Brico di Cadenazzo e Biasca: «La clientela era ben superiore rispetto ad un qualsiasi altro giorno». Il colpo d’occhio, d’altronde, alle automobili in circolazione è risultato emblematico. Spuntavano ovunque. Ci siamo spostati a Sant’Antonino. Se da Jumbo alle 14 hanno risposto frettolosamente perché «c’è pieno di gente che aspetta, scusi», all’OBI il responsabile ha precisato che «è stata una mattinata nella media, un po’ ce l’aspettavamo dopo le settimane di chiusura». Altro giro di ruota, altra canzone. È la volta di «Capelli»: «Non voglio più chiedere scusa se sulla testa porto questa specie di medusa o foresta». Sì, proprio così. Finalmente, avranno esclamato in tanti, si può dare un taglio alle folte chiome. Tanto che in un salone da parrucchiere che aprirà solamente oggi ieri è stata comunque una giornata intensa. «È dalle 8 che il telefono squilla ininterrottamente. Ci siamo presi appositamente questa prima giornata per consentire ai nostri clienti di fissare l’appuntamento», hanno spiegato dall’Hair Styling Zoppis di Bellinzona. Si sono invece già messi all’opera da Walter Coiffeur Team, sempre in città: «È andata bene, nel rispetto delle norme igieniche e della distanza. Eravamo pronti con tutto l’occorrente. Naturalmente i tempi si allungano, tra un cliente e l’altro, ma questo non è affatto un problema. Tant’è che l’agenda è piena per tutta la settimana». Anche al salone Acquario di Giubiasco non vedevano l’ora di (ri)cominciare: «La clientela arriva senza particolari timori, indossando la mascherina. Effettuiamo naturalmente un taglio alla volta e poi disinfettiamo a dovere ogni superficie». Salone predisposto per essere «distanti, ma vicini» da Pia a Sementina: «Abbiamo adottato tutte le misure indispensabili per poter lavorare in sicurezza. I clienti lo capiscono, ci mancherebbe altro, e non hanno paura». «La possibilità di andare lontano da qui e vedere di nuovo il sole», canta Niccolò Fabi. Per ora dobbiamo accontentarci di restare in Svizzera. E il sole, in un modo o nell’altro, non manca. Come il sorriso che ieri si stampava sul volto della titolare della SunLess di Sant’Antonino. Lei è anche estetista. A sua volta è ripartita dopo la pausa forzata a seguito dei provvedimenti adottati dalle autorità per sconfiggere il coronavirus. Ma non resterà con le mani in mano per molto: «Ho appuntamenti tutta la settimana. Non è stato facile stare lontani dal lavoro, ma le premesse per recuperare il tempo perso ci sono tutte». Idem al centro d’abbronzatura Tropical Sun di Bellinzona, a due passi dallo stadio Comunale. Ieri è stato il «nuovo» debutto: «Qualche cliente lo abbiamo avuto. Tutto è stato predisposto nel rispetto delle regole che ci sono state comunicate da Solarium Svizzera. Siamo soddisfatti di come sta andando ».
In riva al Verbano
E la riapertura di alcune attività non è di certo passata inosservata nemmeno nel Locarnese. Già la mattinata – noi siamo andati a sbirciare prima di mezzogiorno – i centri del «fai da te» di Losone (Migros) e Tenero (Coop) sembravano, per usare un eufemismo, tutt’altro che deserti. Posteggi non del tutto esauriti, ma di certo ben occupati, e molta gente che entrava o usciva, va detto comunque con un certo ordine. Coppie, in particolare sopra una certa età: questo il cliente tipo – nell’istantanea che abbiamo potuto scattare – che abbiamo osservato ieri mattina. Ma c’erano, evidentemente, persone di tutte le età. D’altro canto, non v’era in ballo solo il giardinaggio. Ma appunto il «fai da te», quindi dalla sostituzione della classica lampadina fulminata fino a lavori manuali di ben altra complessità. Sul fronte dei parrucchieri, ne abbiamo interpellati alcuni, anche sulle sponde del Verbano lunghe sono già le liste di attesa. Fino a 15 e più giorni, perché la settimana scorsa, quando si era accertata la possibilità di riaprire, si è iniziato con il fissare gli appuntamenti. E il risultato è stato forse sorprendente. Malgrado le misure di igiene imposte (attenzione perché ci è capitato di vedere un cliente che non indossava la mascherina), la voglia di tornare a curarsi del proprio aspetto è insomma tanta, forse cercando un minimo di normalità in un periodo che assolutamente è tutto fuorché normale. Da rilevare che alcuni parrucchieri hanno dovuto alzare le tariffe di alcune prestazioni per fare fronte alle spese, appunto delle mascherine e così via, ma anche per sopperire al numero minore di clienti che giocoforza si possono servire in un giorno.
«Non vedevo l’ora di andarci»
E a proposito di clienti, abbiamo raccolto il parere di chi dal parrucchiere ci è stato. «Devo fare la tinta una volta al mese - ci spiega Simona, che incontriamo fuori da un salone di Lugano - e non vedevo l’ora di tornare a farla in maniera professionale. È andato tutto benissimo - ci dice - e devo dire che non ero particolarmente preoccupata perché conosco come lavora il mio parrucchiere: gli standard di igiene erano molto già elevati prima del virus». E se prima dell’emergenza l’esperienza in salone era contraddistinta dalla convivialità, ora la musica è un’altra. A colpire Simona è stata in particolare la riorganizzazione dello spazio: «Ero abituata a molta gente, sorrisi e chiacchiere, fa un po’ impressione vedere poche persone a distanza, tutti con mascherine e visiere, e i mobili ricoperti di plastica. Di solito - aggiunge la nostra interlocutrice - offrivano sempre un caffè al cliente, ora non è più consentito ». Simona ha già preso serenamente anche il prossimo appuntamento: «Viste le limitazioni legate agli orari ridotti, non ho potuto prenotare al solito orario pre coronavirus... ma va bene così, l’importante è che il parrucchiere sia aperto». Non tutti però sono corsi in salone. C’è chi, è il caso di Maria, ha deciso di aspettare. «Non sento l’urgenza di andarci, - ci spiega - preferisco aspettare ancora un po’. Sono un po’ preoccupata». Non per tutti, insomma, taglio e colore sono così indispensabili. O almeno non ancora.
Amanti del «fai da te» occhio agli infortuni
L’invito dell’UPI
I possibili incidenti durante il «fai da te» sono molteplici. Ecco perché l’Ufficio prevenzione infortuni (UPI) invita gli appassionati di bricolage e giardinaggio ad affrontare con prudenza la riapertura dei punti vendita dedicati. Ogni anno - ricorda l’UPI in una nota - circa 45.000 persone si feriscono mentre svolgono un lavoro manuale a casa. La prevenzione «inizia con lo shopping ponderato. A seconda del tipo di lavoro, sono necessari dispositivi di protezione come occhiali, guanti, protezioni per l'udito o maschere». Di qui l’appello a leggere le istruzioni per l'uso dell'attrezzatura e ad adattare l’abbigliamento.