La domenica del Corriere

Ecoansia, fantasia o realta? E il dibattito si infiamma

La patologia legata al cambiamento climatico tiene banco – Gianella: «Convivere con notizie negative incide» – Quadri: «È un martellamento» – Untersee: «Più attenzione ai giovani» – Broggini: «Non banalizziamo»
La domenica del Corriere, Teleticino. ©Chiara Zocchetti
Gianni Righinetti
10.09.2023 20:00

Il cambiamento climatico infiamma ancora una volta la campagna elettorale. In vista delle Federali di ottobre il tema scalda gli animi nei partiti, fra chi dà meno peso all’argomento e chi, invece, ne fa un motivo esistenziale. A La domenica del Corriere, in onda ieri sera su Teleticino, Gianni Righinetti ha però buttato nella mischia anche un altro filone di stretta attualità, direttamente collegato al cambiamento climatico: la cosiddetta «ecoansia», ovvero la profonda sensazione di disagio e di paura che si prova al pensiero ricorrente di possibili disastri legati al riscaldamento globale. Ad affrontare il tema c’erano i candidati al consiglio nazionale Alessandra Gianella (PLR), Lorenzo Quadri (Lega), Marco Noi (Verdi), Margot Broggini (Il Centro) e Giada Untersee (Più donne). «Ansia per le questioni ecologiche? Sono del mestiere, e posso dirvi che esiste», commenta Noi a proposito del problema. «L’associazione americana degli psicologi sta discutendo se inserire questa categoria diagnostica nel proprio manuale delle malattie. Ci sono giovani che sono preoccupati». Ma è una paura giustificata? «Non sta a me dirlo», risponde il candidato dei Verdi. «Non possiamo negare determinate emergenze e dire che chi soffre è pazzo o isterico».

La parola passa a Untersee, l’ospite più giovane. «Posso dire di non soffrire di questa patologia», spiega. «Ma ciò non significa che non ci siano altre persone che soffrono di questo malessere. Sono milioni, nel mondo, le persone che accusano l’ecoansia. Più in generale, bisognerebbe prestare più attenzione alla salute mantale dei giovani. Stiamo assistendo a un’impennata di condizioni di disagio fra ragazze e ragazzi, e lo abbiamo notato soprattutto dopo la pandemia». «Da genitore, sono preoccupata non soltanto per mia figlia, bensì per i giovani in generale», sottolinea da parte sua la candidata del Centro Margot Broggini. E attenzione, «perché non esiste solo il problema dell’ecoansia. Le scuole, anche in Ticino, i docenti sono stati confrontati all’aumento della necessità di far intervenire gli psicologi per aiutare i giovani a superare vari tipi di trauma. L’ecoansia non va banalizzata». Andrebbe, invece, analizzata più in profondità. «A furia di estremizzare e di presentare con un’angosciante propaganda i temi climatici, è chiaro che si genera inquietudine», ribatte Quadri. «L’ecoansia le leggo anche come conseguenza di una certa comunicazione. Ad esempio, non si può accendere la radio dieci minuti senza sentir parlare di clima in tutte le salse. Questo continuo martellamento è chiaro che alla fine incide psicologicamente su persone magari già fragili per altri motivi. Non nego che determinate persone possano essere in ansia per il clima, ma dico che tutto questo è frutto di una determinata propaganda a senso unico». Il candidato leghista dice di essere in ansia per altre questioni, «come la bolletta elettrica per le famiglie, altra conseguenza della svolta energetica».

«Faccio un passo indietro», sostiene da parte sua Gianella. «Nel 2019, prima della pandemia, le manifestazioni per il clima erano pacifiche e costruttive». Poi, la pandemia e la guerra hanno cambiato lo scenario. «Convivere con notizie sempre negative incide su ognuno di noi», aggiunge ancora la candidata del PLR. «E possono creare preoccupazioni. La differenza sta a come si vuole affrontare questi problemi. Bloccare le strade non aiuta la causa, perché visto dall’esterno genera fastidio. Soprattutto in Svizzera, dove l’approccio ai temi di solito è equilibrato. Il rischio è che le persone non siano più disposte ad accettare la discussione». Un’argomentazione che trova parzialmente d’accordo Noi, quando si tocca il tema dei beni culturali sfregiati dagli attivisti. «Non è la modalità corretta», spiega l’ecologista. «Bisogna agire attraverso la partecipazione al voto, e in seguito per trovare delle soluzioni ai problemi». «Nemmeno io sono solidale verso questi atti», reagisce Untersee. «Fanno passare i giovani per bambini capricciosi». «Questi sono reati penali», dice, lapidario, Quadri. «Il codice penali parla chiaro e non mi si vengano a raccontare panzane sui motivi ideali dietro certi gesti». «Non trovo sia il modo giusto di portare avanti rivendicazioni», chiosa invece Gianella. «Bisogna avere rispetto».