Tecnologia

Energy Vault, un’idea da 110 milioni

La società con sede a Lugano ha progettato una gru a sei braccia per accumulare energia a prezzi contenuti - Accordo per un finanziamento con la SoftBank Vision Fund
L’impianto concepito dalla società luganese consiste in una gru a sei braccia usata per muovere blocchi di cemento e immagazzinare energia.
Erica Lanzi
16.08.2019 06:00

LUGANO - Accumulare energia grazie a delle gru che tirano su dei blocchi di cemento, e poi liberarla lasciandoli andare giù, un po’ come fanno le centrali idroelettriche ad accumulazione con l’acqua. Certe idee sembrano così semplici, che quando qualcuno te le racconta ti chiedi come mai non ci era ancora arrivato nessuno.

Ed è proprio quello che capita ascoltando la storia della Energy Vault, una start-up che dal cuore di Lugano si sta facendo conoscere da mezzo mondo. Ha solo un anno e mezzo, ma è già riuscita ad attirare l’attenzione di personaggi e organizzazioni come Bill Gates e il World Economic Forum, che qualche mese fa hanno lodato l’azienda sui Social Networks.

L’idea sta convincendo anche gli investitori: proprio questa settimana la Energy Vault ha annunciato una partnership da 110 milioni di dollari con SoftBank Vision Fund. «Il mercato ha bisogno di noi adesso, e negli affari avere la giusta tempistica è tutto», aggiunge Piconi.

«Il problema dell’energia solare ed eolica - continua - è come immagazzinarla». Le batterie costano tanto, hanno una durata limitata, e non si sa come smaltirle senza danneggiare l’ambiente. Fino ad ora i principali accumulatori sono le centrali idroelettriche ad accumulazione, che però hanno una perdita di efficienza energetica del 30% (necessaria per pompare l’acqua dal bacino inferiore a quello superiore e per fare il processo inverso) e soprattutto richiedono una morfologia particolare del territorio. Invece l’idea sviluppata in pochi mesi con Bill Gross noto imprenditore statunitense, sfrutta semplici concetti di fisica ed è competitivo da un punto di vista economico.

L’energia, come nelle centrali idroelettriche ad accumulazione, e immagazzinata in forma di energia potenziale nella massa posizionata in altezza. Tuttavia, Energy Vault, al posto che pompare acqua tra il bacino superiore e inferiore, usa una gru a sei braccia alta fino a 160 metri, totalmente automatizzata da un software, per immagazzinare energia muovendo blocchi di cemento da 35 tonnellate l’uno.

Quando la domanda di energia è bassa, i blocchi di cemento vengono impilati dalla gru fino a formare una torre. Quando la domanda di energia aumenta, sfruttando la forza di gravità la gru riporta in basso i mattoni rilasciando l’eccedenza di energia cinetica.

Secondo Piconi, una torre può avere una capacità di 35 MWh e un discarico continuo per 8 ore: tradotto, può supplire al fabbisogno giornaliero di circa 2-3 mila unità abitative in Svizzera. Ed è anche competitiva: l’investimento iniziale di circa 9 milioni di dollari permetterebbe di immagazzinare 35MWh di energia rinnovabile, proveniente dall’eolico o il fotovoltaico, e immetterlo in rete quando la domanda lo richiede e non solo quando soffia il vento o splende il sole. Tradotto in cifre il costo di immagazzinamento risulta essere di soli 3,5 centesimi per kWh rilasciato dal sistema di stoccaggio, che risulta essere circa l’80% in meno del costo delle batterie al litio e il 70% in meno del costo delle centrali idroelettriche ad accumulazione.

«Più verde del verde»

«A parte il costo, che resta il maggiore incentivo per lo sviluppo di un nuovo mercato energetico, la cosa interessante del nostro sistema è la sostenibilità a 360 gradi e il fatto che può essere installato ovunque», continua Piconi.

Per impilare i blocchi di cemento si sfrutta l’energia in eccesso prodotta da pannelli solari o impianti eolici. I blocchi, ci spiega Piconi, possono essere formati utilizzando gli scarti edilizi, i sedimenti inquinanti che si formano attorno agli impianti di carbone, oppure lo stesso terreno circostante (ipotizzando ad esempio un’installazione nel deserto). Per far ciò la Energy Vault ha sviluppato una macchina che compatta il materiale di scarto per fabbricare i blocchi. «E veniamo addirittura pagati dalle società, a cui lo smaltimento del materiale di scarto costerebbe molto di più. Siamo più verdi del verde!».

Non c’è quindi da stupirsi, se dal centro del Ticino la società pensa ad una crescita in grande stile. La Energy Vault difatti ha anche radici americane dato che fa parte del portafoglio di Idealab Studio, un incubatore che al suo attivo ha oltre 150 società tecnologiche. La Svizzera però, resta il cuore pulsante della start-up: «Qui c’è un concentrato di competenze tecniche, di ricerca e di innovazione incredibile».

A pochi mesi dalla sua nascita, la Energy Vault ad esempio ha stretto una collaborazione con CEMEX, gigante del cemento messicano che però ha la sua sede di ricerca e sviluppo a Biel. A pochi chilometri c’è l’accesso all’industria italiana, importante fornitrici di componenti meccaniche. Tanto che a Reggio Emilia è in fase di costruzione un prototipo temporaneo in scala naturale (le leggi svizzere non lo permettevano in loco), mentre a Biasca lo scorso anno era stato costruito un modello in scala ridotta.

Come per tutte le start-up si attende ora il passaggio dai modelli alla costruzione del mercato. Il primo ordine è stato annunciato da Tata Power, il maggiore operatore energetico integrato in India, che dovrebbe vedere costruita l’installazione nel 2019. «La California, la Cina, l’India, ma anche l’Africa. Sono mercati da esplorare interessantissimi e interessati, davvero non c’è che rimboccarsi le maniche».