Lugano

Entra in un cantiere e cade: prosciolti tecnici e operai

La Procura incolpava le ditte responsabili dei lavori per non aver messo l'area in sicurezza
© CdT/Chiara Zocchetti
John Robbiani
07.05.2022 06:00

Un processo decisamente particolare, come a volte se ne vedono in Pretura penale. Cinque persone erano accusate di lesioni colpose gravi e violazione delle regole dell’arte edilizia per negligenza. Erano un architetto, un geometra, due capocantiere e una disegnatrice edile. Responsabili, stando al decreto d’accusa firmato dal procuratore pubblico Davide Galliano, di aver causato «per imprevidenza colpevole» il ferimento sul cantiere di una persona, un vicino, che dopo essere entrato nell’area era caduto da un muro alto più di tre metri e aveva riportato ferite gravi. Questo stando al decreto d’accusa. La giudice Elisa Bianchi Roth ha invece prosciolto tutti, sposando interamente le tesi difensive.

La palazzina

Ma veniamo ai fatti contestati. Era il mese d’aprile del 2017 e a Dino era in corso la costruzione di una palazzina. Durante i lavori di rimozione dell’accesso pedonale - a seguito di lavori di riempimento e posa delle canalizzazioni - i responsabili del cantiere avevano deciso di permettere ai vicini di attraversare liberamente il cantiere per raggiungere la loro abitazione.

La caduta

Il cantiere era piuttosto grande (si parla di una palazzina di sei piani) e nell’area erano presenti scavi abbastanza profondi visto che gli operai stavano proprio in quel momento posando dei pozzi luce. Ma fino ad allora non si era mai registrato alcun problema. Questo perlomeno fino al 5 aprile. Quel giorno uno dei vicini si presentò sul cantiere, salutò gli operai (che contraccambiarono con un cenno della mano) ed entrò, come era stato concordato. E iniziò a camminare su un muro largo 17 centimetri e altro 3 metri e 45, sprovvisto di protezioni laterali. E cadde, riportando un trauma cranico, una frattura composta al cranio e perfino una crisi epilettica post-traumatica di tipo convulsivo. Lesioni e disturbi confermati dai medici dell’ospedale Civico, dove venne ricoverato. Secondo l’accusa i responsabili del cantiere avrebbero potuto evitare questo incidente se avessero posizionato migliori misure di sicurezza. «Hanno violato - ha sottolineato il procuratore pubblico Galliano - le più elementari norme di prudenza nell’ambito della prevenzione degli infortuni». Comportamenti che, secondo l’accusa, hanno messo in pericolo la vita della vittima. «Non hanno neppure dato istruzioni agli altri operai di non lasciare entrare nessuno durante gli scavi. E hanno omesso di installare protezioni anticaduta e i parapetti, nonostante ci fossero buche profonde più di due metri».

Imprevedibilità

Tutti gli imputati però sono stati scagionati e indennizzati. Il reato di lesioni colpose gravi - ha spiegato la giudice - non è stato preso in considerazione poiché il giorno dei fatti il cantiere era interamente recintato. Ed era anche stato munito dei cartelli che vietavano l’accesso ai non addetti ai lavori. Le misure di sicurezza erano dunque state messe in atto. Inoltre, stando alla Corte, la persona rimasta ferita aveva deciso di camminare sul muretto di sua spontanea volontà. Senza utilizzare un passaggio per accedere alla sua proprietà. Come sostenuto dai legali degli imputati si è dunque assistito a un’imprudenza (oltretutto imprevedibile) da parte della vittima. Agire che ha «interrotto qualsiasi nesso di causalità tra il comportamento degli imputati e l’incidente verificatosi».

Cosa rischiavano

Il decreto d’accusa prevedeva la condanna degli imputati al pagamento (sospeso condizionalmente) di una pena pecuniaria tra le 30 e le 50 aliquote giornaliere. La giudice ha invece deciso di indennizzare gli imputati, che erano difesi dagli avvocati Mario Molo, Simone Creazzo, Daniele Iuliucci, Gabriele Gilardi ed Elio Brunetti.