Era reo confesso, ma è stato assolto

Non capita spesso in un’aula penale di vedere un imputato reo confesso essere assolto dalle principali imputazioni a suo carico. Ancor meno se si considera che l’uomo, un 68.enne italiano ex imprenditore, aveva già subito una quindicina d’anni fa un altro procedimento per fatti apparentemente ben più gravi, ma che anche in quel caso si era chiuso con il suo proscioglimento. Procedimento che, però, aveva contribuito a fargli andare a gambe all’aria la ditta, attiva nell’ambito delle pulizie e con alcune centinaia di dipendenti.
«Non si è arricchito»
A questo giro l’uomo, difeso dall’avvocato di fiducia Daniele Timbal, era accusato di aver attinto fra il 2016 e il 2017 al patrimonio di due sue società i cui conti erano stati pignorati dall’Ufficio esecuzione fallimenti, nonché di appropriazione di imposte alla fonte in relazione a una terza società fra il 2016 e il 2019. Il maltolto sarebbe stato di circa 140.000 franchi.
Il 68.enne in aula ha riconosciuto i fatti: «Pagavo da una parte e si aprivano debiti dall’altra. Ma ho sempre cercato di collaborare con le Autorità, cercando di ottenere dilazioni per saldare il dovuto». «Alcuni pasticci li ha fatti - ha rimarcato l’avvocato Timbal, - ma ha dimostrato un’indole di sostanziale onestà. E le sue azioni non sono state fatte per il suo vantaggio bensì per quello dei suoi impiegati, se non dei creditori». Qualche esempio: ha versato a una dipendente in difficoltà anche una parte del salario pignoratole, ha versato parte del suo salario pignorato a dei creditori, e le imposte alla fonte trattenute le ha date ai suoi impiegati.
Per tutto ciò il procuratore pubblico Daniele Galliano aveva chiesto un anno sospeso e l’espulsione dalla Svizzera, sottolineando che oltretutto per fatti simili era già stato condannato nel 2015 a una pena pecuniaria.
Di diverso avviso è invece stata la giudice Francesca Verda Chiocchetti, che con le assoluzione è persino andata oltre a quanto chiesto dalla difesa. Giudice che, dando motivazioni tecniche e articolate, ha in sostanza argomentato che i reati prospettati non si applicavano al caso in specie, specialmente perché il 68.enne «era alla canna del gas» e stava cercando di salvare le sue aziende: «Non agiva per profitto suo, ma per quello di tutto i creditori. Si intuisce che non si è arricchito». L’uomo è però stato condannato per omessa contabilità e per aver preso un radar a 50 aliquote sospese. Non sarà espulso.
L’importante precedente
Come accennato, l’uomo nel 2006 finì anche brevemente in carcere perché sospettato di truffa in relazione al pagamento degli oneri sociali nell’ambito di concorsi pubblici. Il procedimento durò quattro anni e alla fine venne prosciolto. «Mi hanno fatto fallire la ditta - ha ricordato ieri in aula. - È come se mi avessero tagliato un pezzo di corpo». In seguito l’ex imprenditore ha provato a riaprire attività simili, ma si è dovuto scontrare ancora con lo scetticismo dato dal caso giudiziario, da cui anche i problemi per i quali si è ritrovato in aula. «Forse è stato troppo ostinato a tentare di riproporre quelle attività fatte per anni con successo», ha detto Timbal.