«Era un impulso che non riuscivo a trattenere»

«So di aver tradito la fiducia che mi era stata accordata. Ero troppo sicuro di me stesso e dell’efficacia dei farmaci che assumevo, e che assumo tuttora. E purtroppo ho avuto una ricaduta. Era un impulso che non riuscivo a trattenere». Così ha cercato di giustificarsi il 30.enne del Locarnese da oggi a processo di fronte alla Corte delle Assise criminali per atti sessuali con fanciulli e pornografia. L’uomo adescava ragazzine minorenni attraverso diversi canali social per poi convincerle a mostrarsi a lui in atteggiamenti di autoerotismo. Arrestato una prima volta nel 2019, l’imputato venne rimesso in libertà dopo due giorni di carcere e nei suoi confronti vennero adottato delle misure sostitutive alla detenzione, ovvero un trattamento ambulatoriale.
Lo stesso avvenne anche l’anno scorso, quando però rimase per ben 140 giorni dietro le sbarre. Ma anche questa seconda opportunità non ha sortito l’effetto sperato, tanto che il 30.enne, è stato di nuovo arrestato. In totale, tra il 2019 ed il 2023 gli episodi a suo carico riguardanti atti sessuali con fanciulli sono 31, quelli di pornografia 26. Episodi che lui ammette integralmente di aver compiuto. La perizia psichiatrica cui è stato sottoposto, ha rammentato la presidente della Corte, giudice Francesca Verda Chiocchetti (giudici a latere Monica Sartori-Lombardi e Aurelio Facchi) conclude con una diagnosi di pedofilia nei confronti dell’imputato, il quale al momento dei fatti era capace di intendere e volere. Il rischio di recidiva è dunque alto. Da qui la proposta, formulata sempre dal perito, di prevedere per il 30.enne un trattamento stazionario in una struttura specializzata. L’interrogatorio dell’imputato si è chiuso in tarda mattinata. Nel pomeriggio prenderanno la parola l’accusa, promossa dalla procuratrice Valentina Tuonii, e la difesa, sostenuta dall’avvocato Alain Susin.