Processo

Errori procedurali che pesano

Condannato alle Correzionali un kosovaro accusato di furto e sedici altri reati, ma la Corte ha criticato l’inchiesta: stralciati quindici verbali
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Nico Nonella
20.12.2024 18:55

Diciassette reati contestati, più di settanta imputazioni, almeno tre procuratori pubblici che si sono succeduti, 25 incarti e otto anni per arrivare in un’aula penale. In cifre, possiamo riassumere così il processo celebratosi ieri davanti a una Corte delle assise correzionali presieduta dal giudice Marco Villa con alla sbarra un 31.enne cittadino kosovaro del Luganese. Lunga, come detto, la lista dei reati imputatigli: furto aggravato per mestiere, falsità in documenti, abuso di un impianto per l’elaborazione dei dati, ricettazione, danneggiamento, violazione di domicilio – solo per citarne alcuni – oltre a vari reati di droga risalenti in gran parte tra fine 2014 e il 2016. In particolare il procuratore pubblico Alvaro Camponovo, che ha chiesto una pena detentiva di 23 mesi da espiare oltre all’espulsione, lo ha accusato di 17 furti a danni di grandi magazzini, ristoranti e persone fisiche, una decina di violazioni di domicilio e una trentina di episodi di spaccio.

E proprio per reati di droga l’imputato era già finito in carcere da metà luglio a metà settembre 2016, per poi essere arrestato di nuovo lo scorso ottobre. Ma, per una serie di lungaggini, il processo si è celebrato solo ieri. «Lui non è rinsavito, ma il nostro sistema giudiziario non lo ha aiutato», ha rilevato il difensore, l’avvocato Giuseppe Gianella, battutosi per una pena interamente sospesa senza l’espulsione. Così è stato: Villa ha prosciolto l’imputato da una ventina di imputazioni (per esempio, su 17 presunti furti ne sono stati riconosciuti 12). Questo perché ben quindici verbali di confronto sono stati estromessi: come argomentato con successo da Gianella, il difensore non era presente. Una violazione procedurale che ha pesato. «La Polizia di sicuro non ha fatto un buon lavoro», ha riconosciuto Villa. Caduta anche l’aggravante del furto commesso per mestiere: l’imputato ha agito sotto l’influsso di alcool e stupefacenti. La Corte lo ha quindi condannato a una pena di 15 mesi sospesi (per 4 anni) in favore di un trattamento ambulatoriale. 

Da segnalare infine che il dibattimento si è aperto con alcune correzioni dell’atto d’accusa, tra cui l’aggiunta di un imputazione di violazione di domicilio proposta dal presidente della Corte. Gianella l’ha contestata, lamentando la violazione del principio dell’immutabilità dell’atto di accusa stesso. Obiezione respinta: «Si è trattato di una svista del pp che la Corte può correggere», ha argomentato Villa.