Giustizia

Esercente alla sbarra per tentata violenza carnale

Quattro anni fa molestò e tentò di stuprare una diciannovenne svizzero tedesca che alloggiava nell'albergo che gestiva a Locarno
Foto Chiara Zocchetti
Red. Locarno
23.07.2019 13:15

LOCARNO - Quattro anni fa molestò e tentò di stuprare una diciannovenne svizzero tedesca che alloggiava nell'albergo che gestiva a Locarno. Un esercente residente nella regione è a processo da stamane davanti alla Corte delle Assise criminali di Locarno, riunite a Lugano, per rispondere agli addebiti di coazione sessuale e tentata violenza carnale. Secondo l'atto d'accusa firmato dal procuratore pubblico Zaccaria Akbas l'uomo - difeso dall'avvocato Massimo Quadri - ha usato violenza, pressioni psicologiche e modalità tali da minare la capacità della ragazza di opporre resistenza concreta, costringendola a subire, contro la sua volontà atti analoghi alla congiunzione carnale o altri atti sessuali. «Non ho assolutamente usato violenza», ha contestato in aula l'imputato, asserendo che la giovane «fino a un certo punto era consenziente». I fatti risalgono al 27 marzo 2015: quella sera, dopo aver bevuto con lei 1,5 litri di vino e averle fatto ripetute e crescenti avances, ha provato a più riprese ad avvicinarla, per abbracciarla e baciarla, «ma senza lingua perché lei non voleva», ha precisato l'uomo, che in aula è stato rimproverato dalla Corte di aver cambiato più volte versione.
Dalle «effusioni amorose» è poi passato alle domande di natura sessuale, chiedendo alla ragazza se le andasse di avere con lui un rapporto sessuale. Lei ha quindi tentato, invano, di allontanarsi. Lui l'ha quindi spinta dietro il bancone della reception e quindi fatta sdraiare sul divanetto ivi presente, abbassandole gli indumenti e tentato una congiunzione carnale. Rappresentata dalla legale Corinne Koller Baiardi, la giovane - come è stato ricordato in aula - durante l'inchiesta ha ribadito di aver manifestato più volte il suo dissenso, sia a gesti, sia a parole, a qualsiasi tipo di effusione. La vittima, va detto, era già stata abusata dal padre e si trovava a Locarno per qualche giorno di relax dopo una degenza volontaria in una clinica psichiatrica svizzera tedesca - da cui è uscita in stato di buona salute - e all'indomani dei fatti è stata ricoverata nuovamente per sintomi post traumatici da stress. «La sua vita è rovinata, ancora oggi non riesce a tessere delle relazioni e ad avere un'attività lucrativa», ha sottolineato la sua legale, chiedendo un risarcimento per torto morale di 200.000 franchi, oltre al rimborso delle spese sostenute.
La Corte è presieduta dalla giudice Manuela Frequin Taminelli e completata dai giudici a latere Renata Loss Campana e Manuel Borla.
Nel pomeriggio le richieste di difesa e accusa.