Esplode il prezzo dell’elettricità: tremano i grandi consumatori

Prendete il consumo elettrico di una città come Bellinzona e avrete l’equivalente di quanto consuma, in un anno, la Imerys di Bodio. Tanto. Tantissimo. Il problema? Se i costi dell’energia aumentano, la bolletta a fine mese rischia davvero di essere salata.
«Siamo il primo consumatore di energia elettrica del cantone», commenta al CdT il direttore dello stabilimento Edo Rossetti. Per il 2022, l’azienda leventinese, leader mondiale nella lavorazione della grafite, ha previsto un consumo di 150 gigawattora, pari a una spesa complessiva di 14 milioni di franchi. Una voce che con ogni probabilità dovrà essere rivista al rialzo a causa del vertiginoso rincaro dei prezzi dell’energia. «Tre settimane fa il costo di un megawattora si aggirava attorno a 415 franchi, cinque volte quello che costava nella prima metà del 2021 e sette il costo di 12 mesi or sono».

Le segnalazioni
Un incremento vertiginoso che sta facendo tremare i grandi consumatori del settore industriale: «Il numero di aziende preoccupate per il rincaro dei costi dell’energia è in aumento», osserva il direttore di AITI Stefano Modenini. «La questione era già emersa negli scorsi mesi, ma nelle ultime settimane il problema ha assunto dimensioni inedite». La questione riguarda principalmente le aziende che hanno rinnovato il contratto di fornitura o che si apprestano a farlo. «La forchetta dei rincari varia da un minimo del 20% fino a picchi del 500%», commenta Modenini. «In queste situazioni il costo dell’energia diventa proibitivo e la redditività delle aziende rischia di subire forti contraccolpi». Il problema, secondo il direttore di AITI, non riguarda solamente l’industria, ma ogni attività economica con un dispendio di energia importante.
Dalla Migros alla Imerys
È il caso, per esempio, di Migros Ticino, dove il rincaro è stimato attorno al 20%. «Il costo complessivo dell’energia è determinato da tre componenti», ci spiega Luca Corti, responsabile della comunicazione per il gigante arancione: «Le tasse, le tariffe per l’utilizzo della rete e i costi dell’energia elettrica veri e propri. Per le prime due voci, tra il 2021 e il 2022, non si sono registrate variazioni rilevanti. Per la voce “energia elettrica”, invece, il rincaro dall’inizio di quest’anno è stato relativamente importante. Parliamo di un aumento del 18% rispetto all’anno precedente». Un incremento assorbito dal gigante arancione «senza procedere ad aumenti generalizzati del prezzo finale dei prodotti in assortimento», conclude Corti.
In realtà, il discorso è anche più complesso. Per i grandi consumatori, spiega Rossetti, l’acquisto di energia può avvenire in tranche differenti: «Oggi la Imerys ha coperto circa il 70% del suo fabbisogno energetico attraverso acquisti pagati con un rincaro tra il 10 e il 15 %, pari a una spesa maggiore di circa un milione di franchi». Non proprio bruscolini, anche se la vera incognita riguarda soprattutto il restante 30 % di energia non ancora coperto. «Se acquistassimo la parte di energia mancante con i prezzi attuali, spenderemmo 5 - 6 milioni in più rispetto al budget previsto».
Il ruolo della politica
Cosa fare quindi? Ancora Modenini: «Vorremmo avviare una discussione coinvolgendo i principali attori dell’energia e le istituzioni cantonali». Nel 2017, ricorda il direttore di AITI, di fronte a una situazione difficile come quella attuale, venne trovato un accordo fra AET e le aziende di distribuzione per vendere energia al costo di produzione. «L’approvvigionamento di energia a prezzi sostenibili a medio e lungo termine è oramai una questione strategica prioritaria dell’agenda politica, perché si sta mettendo in discussione l’esistenza stessa di molte attività economiche. Vorremmo quindi verificare se ci sono le condizioni per un nuovo patto, coinvolgendo le parti interessate, affinché l’economia possa contare su condizioni di prezzo sostenibili a fronte di un maggiore impegno verso la produzione locale».
Le alternative
Ma quali alternative si propongono per un grande consumatore? Cosa accadrà, per esempio, alla Imerys con il 30% di energia non coperto per il 2022? «Quel 30% lo pagheremo al prezzo che il mercato impone al momento dell’acquisto. Oppure, possiamo decidere di comprare solamente il fabbisogno giornaliero seguendo però le fluttuazioni di mercato esponendoci così in misura diretta e maggiore». In alternativa, spiega ancora Rossetti, occorre riorganizzare i flussi di lavoro: «Si può pensare di produrre quando è più vantaggioso. Notoriamente, nel fine settimana l’energia elettrica costa meno. Oppure si può pensare di spostare il grosso della produzione dall’inverno all’estate, quando l’idroelettrico - e di riflesso il portafoglio energie del nostro fornitore - costa meno». Tutte azioni che consentono di mitigare questi effetti ma solamente in circostanze dove c’è sufficiente riserva di capacità, cosa che oggi non è il caso a Bodio, conclude Rossetti.
«Il mandato ci impone di valorizzare le acque al prezzo di mercato»
«In pochi mesi il prezzo dell’energia elettrica è esploso». A fornirci una fotografia dell’evoluzione sul mercato all’ingrosso è il vicedirettore responsabile del commercio di energia di AET, Giorgio Tognola: «A maggio 2020 l’energia elettrica sulla borsa svizzera costava 17 euro al megawattora. A fine 2021, abbiamo toccato picchi di 500 euro». Un rincaro da capogiro che ha portato in pochi mesi il prezzo a moltiplicarsi fino a 16 volte. «Oggi la banda sul mercato spot (quello a corto termine, ndr) costa 228 euro», osserva Tognola.
Le concause
Sulle cause, il nostro interlocutore individua una serie di fattori: «Un ruolo importante lo ha giocato l’inverno particolarmente lungo tra il 2020 e il 2021. Questo ha fatto sì che le riserve di gas in Europa si assottigliassero, generando una corsa all’acquisto di gas, che in ultima istanza, ha trainato al rialzo anche il prezzo dell’elettricità».
Ma non solo. In Francia diverse centrali nucleari attualmente sono fuori servizio per revisione; in Germania la politica energetica ha portato alla chiusura di diversi impianti a carbone. «Aggiungiamo la ripresa dei consumi dettata dalla fine delle varie chiusure e che da quattro mesi non piove». Insomma, osserva Tognola, «tutto quello che poteva accadere per produrre un rincaro si è verificato».
Guardando al futuro, «i prezzi mediamente continueranno a essere alti anche l’anno prossimo. Per il 2024–2025 si osserva un leggero calo». Un trend che per un’azienda come AET, che produce e vende energia sul mercato all’ingrosso, rappresenta sicuramente un’opportunità. «Questa ripresa dei prezzi è sicuramente di buon auspicio per la produzione di AET», osserva Tognola.
I contratti in essere
E di fronte all’opportunità che AET oggi aiuti quelle aziende ticinesi che si trovano in difficoltà, il vicedirettore Tognola si limita a osservare che «AET non ha contratti con i clienti finali in Ticino e, come da mandato politico, valorizza la sua produzione alle condizioni del mercato. Nel 2017 abbiamo sottoscritto contratti a lungo termine con i distributori ticinesi per la vendita di una parte della nostra elettricità a costi di produzione. Questi contratti, che hanno una durata di 15-25 anni, sono ancora in essere e quindi oggi si rivelano vantaggiosi per i distributori che li hanno sottoscritti».
Benefici e rischi di un mercato semilibero
Sopra 100 MWh
Il rincaro tocca principalmente i grandi consumatori, ovvero chi consuma più di 100 MWh, l’equivalente di quanto consuma una panetteria con un forno. Ma a essere principalmente esposte sono le attività che in passato hanno deciso di percorrere la via del libero mercato, acquistando il proprio fabbisogno energetico con un fornitore di propria scelta.
Dentro o fuori
Per diversi anni, questi grandi consumatori hanno acquistato energia a prezzi molto vantaggiosi e oggi si trovano esposti alle bizze del mercato. Le norme svizzere sulla liberalizzazione consentono infatti ai grandi consumatori di “uscire sul mercato libero”, sottraendosi al regime di monopolio che invece vale per le economie domestiche. Una volta usciti, però, non possono più rientrare.
Economie domestiche
Le economie domestiche invece sottostanno alle tariffe
del proprio fornitore (mercato vincolato) che assorbe e diluisce il rincaro attraverso acquisti di energia effettuati in momenti più propizi. Il rincaro qui è contenuto.